Maurizio Landini (foto LaPresse)

Accusa? Insulto? Lustro? Indagine sul reazionario che è in ognuno di noi

Stefano Di Michele
Le lucciole (nel senso di coleotteri) e la lucciola (nel senso di mignotta d’antan: una Cabiria, per capirci, piuttosto che il trans Ully), son tutte cose d’evocazione pasoliniana che benissimo il cuore sensibile del militante de sinistra potrebbero toccare.

Le lucciole (nel senso di coleotteri) e la lucciola (nel senso di mignotta d’antan: una Cabiria, per capirci, piuttosto che il trans Ully), son tutte cose d’evocazione pasoliniana – col pischello di Pietralata, le ceneri gramsciane e il volatile della chiesa cattolica – che benissimo il cuore sensibile del militante de sinistra potrebbero toccare. Un militante, per l’esattezza, di quella che a volte viene indicata (ad accusa, a sollecitazione, ad ammirazione) quale “sinistra reazionaria”, e che quasi un decennio fa ebbe consacrazione saggistica col volume di Bruno Arpaia (“Per una sinistra reazionaria”, Guanda editore). Ovviamente, e per meglio funzionare, due condizioni sono indispensabili: che l’accusa parta da sinistra, così come che l’accusato stia a sinistra. Insomma, solita partita di giro. L’ultima polemica si è svolta tra le note musicali e la fresatrice, tra il cantante e il sindacalista. Ha cominciato Jovanotti, che è sempre uno entusiasta e perciò si butta. E Maurizio Landini?, gli è stato chiesto a “Ballarò” (che poi, perché mai a Ballarò debbano chiedere di Landini e della sinistra a Jovanotti, sempre un mistero resta). Risposta: “Reazionario, la sua idea di sinistra non funziona più”. Reazionario a chi? A me? Beh, vabbè… Tutto sommato, all’accusa il compagno Landini – in un sol maggiore ridotto da venerabile Cipputi a fotocopia di Joseph de Maistre – non ha reagito scompostamente. Anzi. Intervistato sulla poltrona da barbiere del programma “Reputescion” da Andrea Scanzi (che si veste come nelle fiction Mediaset vestono i poliziotti in borghese, e che in primo piano, a favore di telecamera, ostenta più anelli che Moria Orfei nel suo caravan circense, più che un piatto degli stessi di totano fritti), ha replicato: “Se reazionario significa difendere i lavoratori, allora è un complimento, non un’offesa. Sarebbe utile che diventasse un po’ reazionario anche lui”.

 

Scherza, il Landini, che reazionari vede al contrario affollarsi attorno – e si attrezza a muover le meglio forze (sue, e contigue) persino contro i Dart Fener della reazione stipati a Corso d’Italia. Non è mai stato preso troppo alla leggera, a sinistra, l’allarme sulla reazione – il mito della “Fodria”, delle “Forze Oscure della Reazione in Agguato”, è roba con cui dagli anni Cinquanta non si scherza, a parte un adeguamento negli anni dalemiani, quando l’allora leader si proclamò sconsolato capufficio della “Urca” – “Ufficio Riparazioni Cazzate Altrui”, intese come cazzate di compagni suoi. Da decenni le forze della reazione, col conseguente affollarsi di masse reazionarie sull’orizzonte delle magnifiche sorti e progressive della sinistra, stanno in agguato. Così che mai la vigilanza (intesa democratica, ma non lacunosa) bisogna dismettere.

 

Il Vigilatore Massimo sull’Altrui Reazione – che con gusto della provocazione l’accusa di essere reazionari rovescia sulle teste di quelli che l’altrui tasso di reazione sempre tenevano d’occhio e soppesavano – è Francesco Piccolo. Lo scrittore vincitore dello Strega, onusto di sceneggiature e militanze a sinistra (pugno rosso in alto e lacrima che cola in basso, davanti alla tivvù, mentre scorrono le immagini dei funerali di Berlinguer, alla capatina a un girotondo di qua, una sbirciata a un’adunata di là – poi stop), tallona i reazionari (di sinistra, delle parti sue, si capisce) con la stessa perseveranza usata da Wile E. Coyote per provare ad acchiappare Beep Beep. Già prima che si facesse uscire il fiato Jovanotti, sull’Huffington Post, a proposito di Landini, Piccolo aveva scandidato: “Non c’è dubbio che lui sia un reazionario”. Pure: “Per me le idee di Landini sono un ritorno all’indietro, un atto reazionario, e in definitiva il male della sinistra”. Ma già l’anno passato, sulla Stampa, la sinistra aveva schedato/avvertito/esaminato: “La mia idea è che la sinistra del dopo Berlinguer sia stata un gruppo fortemente reazionario che ha sempre reagito al paese invece di anticiparlo. Fino a Bersani…”. “Scusi, compreso?”, chiede l’intervistatore, che non si spiega simile eccesso di lassismo. “Sì, compreso Bersani…” – sia chiaro: giù fino a Natta buonanima, praticamente.
Un momento: e Berlinguer? Pure sul mitico segretario del Pci, che lo faceva lacrimare adolescente, Piccolo ha acceso i fari con largo anticipo, addirittura sull’Espresso nel 2013 (un anno prima della Stampa, e persino due dal grido di dolore registrato sull’Huffington Post). “Berlinguer non ti voglio bene”, il titolo della sua intervista al settimanale, ora che il ciglio giovanile si era asciugato. Il quale Berliguer, smesso le vesti di statista dopo il fallimento del compromesso storico, si era dedicato all’alternativa democratica, “cioè il ripiegamento su se stessi con il culto dei valori perduti e il fastidio per il progresso”. Ergo: “Ci aveva così condannati ad essere reazionari”. Si fa meraviglia l’intervistatrice – tanto il fervore di Piccolo nello scovare il reazionario della stagione, che sempre per chi gli sta davanti viene il momento del sussulto: “Addirittura, Piccolo? Sta trasferendo la parola reazionario alla sinistra?”. E quello, spietato come il Conte di Montecristo fresco di ritorno: “Come chiamerebbe la decisione di non partecipare più al presente e di frenare l’ammodernamento della società? Ammettiamolo: da quel momento in poi siamo stati reazionari”. Né alla militanza, né del resto alla multisala, il Vigilante Massimo Altrui Reazione offre scampo. Così sul Corriere bracca il film “The Artist” – con il bianco e il nero e il muto che non vuol cedere il passo al progresso sonoro, “immerge pienamente in uno spirito reazionario che mira al cuore”.

 

L’accusa di essere reazionario, a sinistra, è della stessa identica gravità di quella lanciata dal marinaio comunista Gennarino Carunchio alla Raffaella Pavone Lanzetti, con cui fa naufragio nell’azzurro mare di agosto: “Brutta bottana industriale e socialdemocratica!”. Adesso, con deciso cambio di prospettiva: l’accusa di reazione cala sulla testa di quelli che proprio maggiore ortodossia verso la prassi rivoluzionaria hanno sempre ostentato. Sul Corriere del Mezzogiorno Paolo Macry si esercita sul tema: “Antagonisti di sinistra, ecco chi sono i nuovi reazionari”. Coloro che si oppongono a ogni soluzione del problema dei rifiuti, alla messa a profitto dell’area di Bagnoli, allo sviluppo del turismo di massa – “ovvero a ogni ipotesi di accrescimento della ricchezza locale”. Macry spiega che “questi umori conservatori stanno diventando umori reazionari. Il cuore dell’antagonismo è ormai il rifiuto di ciò che una volta si sarebbe chiamato progresso”. Ma infine, neanche Piccolo stesso all’accusa scampa. Infatti Stenio Solinas, sul Giornale, dopo aver letto dei suoi turbamenti davanti alla visione di “The Artist”, chiosa: “Vista in quest’ottica, l’analisi di Piccolo ha le sue ragioni, anche se paradossalmente sono reazionarie”. Tiè! Sulla strada della reazione – o dell’antireazione in cui la reazione di ieri a sinistra si è mutata – simboli e momenti particolari. Per Piccolo, forse un piccolo Snoopy di peluche che voleva regalare a una ragazza di cui era innamorato – purtroppo molto militante, la fanciulla. Che con lo sguardo stritolò lui e pure Snoopy: “Come ti viene in mente?”. E Solinas raccontava, a proposito del reazionario e del suo vagare tra essere e apparire: “Un paio di mesi fa è finita all’asta la collezione d’arte e di mobili di Natalino Sapegno, dantista illustre, intellettuale di sinistra esemplare, grande firmatario di appelli contro la reazione in agguato e il fascismo alle porte… Aveva una casa in stile Impero, il trionfo dei bronzi e dei marmi, delle rilegature in cuoio, dei broccati. Anche qui, di che cosa stiamo parlando?”.

 

[**Video_box_2**]Come una volta a sinistra i meglio avvertiti temevano “il berlusconi che è in me” – a scanso di tentazione, a esorcismo – adesso è il momento di tenere a bada “il reazionario che è in me”. Che certi con Renzi individuano; e altri proprio in Renzi il suo principale nemico scrutano. Faccenda che, tra una chiacchiera e l’altra, con aggiornamenti vari, si è già fatta quasi un (inutile) secolo di vita. Ma lo stesso resta ancora molto da lottare, per liberare per sempre, da nuovi reazionari rossi, il tenero e oppresso Snoopy di peluche di Piccolo.

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