José Luis Rodríguez Zapatero e Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

José io vorrei che tu il Cav., Monti ed io fossimo presi per incantamento

Giuliano Ferrara
Cos’è diventata oggi la sovranità nazionale? "Gli americani e i sostenitori dell’austerità volevano decidere al posto dell’Italia, sostituirsi al suo governo. Era vero che l’Italia aveva problemi politici e finanziari, ma qui stiamo parlando della sovranità di una nazione", dice Zapatero.

"Gli americani e i sostenitori dell’austerità volevano decidere al posto dell’Italia, sostituirsi al suo governo. Era vero che l’Italia aveva problemi politici e finanziari, ma qui stiamo parlando della sovranità di una nazione. E’ un caso che va studiato”. Ecco  che ora parla del fatale 2011, vertice del G20 a Cannes, José Luis Rodríguez Zapatero, allora capo della Spagna (dal 2004). Zapatero non filosofa: “Mi limito a raccontare quello che ho visto”. E aggiunge, con il distacco di uno che si è ritirato dalle cariche pubbliche, ma conserva passione storica e politica: “Vorrei parlarne in una sede pubblica in Italia. Facciamolo presto. Sono pronto”. Ovviamente lo abbiamo invitato, non sarebbe male una discussione sulla sovranità nazionale a cinque, organizzata dal Foglio, con lui, Berlusconi, Napolitano, Monti e Varoufakis.

 

Già l’ex capo del Tesoro americano, Tim Geithner, aveva scritto qualcosa di impegnativo, nelle sue memorie di ex. Funzionari europei lo inseguivano in quel tempo per i corridoi e gli chiedevano di dare una mano a mettere Monti al posto di Berlusconi, e lui rispondeva che era affare degli italiani, così afferma. Chissà. Ora le parole di Zapatero completano il quadro. Che è fosco, nebbioso. Golpe è parola grossa, siamo nell’epoca dell’interdipendenza politica e istituzionale degli stati europei. Il rapporto tra sovranità e debito riguarda tutti, governi ed elettori, lo abbiamo visto nel caso recente e non concluso della Grecia: ci sono gli elettori greci, ma ci sono anche quelli tedeschi, olandesi, finlandesi. Tuttavia l’Italia doveva, secondo le pressioni denunciate da Zapatero, assoggettarsi a una procedura proconsolare, via Fmi e forse via Troika, ma non era già assoggettata, come la Grecia finanziata dall’esterno da anni. Il suo debito era esplosivo ma sostenibile. I suoi problemi politici, incrementati da assalti giudiziari risoltisi poi in un nulla di fatto (caso Ruby), c’erano (ivi compresa la maggioranza traballante dopo il caso Fini), ma erano gestibili, e sopra tutto avrebbero dovuto essere gestiti in prima persona dagli italiani, ceto politico ed elettorale, eventualmente. E’ quello che sostenemmo su queste colonne quando Berlusconi fu indotto a dimettersi, e la questione era: votare sotto la neve o varare un governo del presidente fuori delle regole della democrazia elettorale?

 

[**Video_box_2**]Berlusconi scelse, sotto pressione, per la tregua e il rinvio della democrazia dell’autogoverno a una situazione stabilizzata. Il voto dei mercati e dei loro interessati interpreti politici, il ridanciano Sarkozy e l’imbarazzata Frau Merkel, prevalse sull’autogoverno. Tornarci su in modo pacato e intelligente, al massimo livello, in una giornata per inviti e aperta alla stampa, su richiesta di un uomo di stato spagnolo di militanza e tradizione socialista, sarebbe opportuno oltre che legittimo. Sarebbe un colpo di teatro della democrazia italiana ed europea, degno ed estremamente interessante per la storia politica di questi anni tormentati, e gravido di segnali non banali per il nostro futuro.

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.