foto Olycom

Piccola Posta

Referendum e contesto politico, una riflessione di Sciascia

Adriano Sofri

Lo scrittore parla del referendum indetto dai radicali contro l'ergastolo in un'intervista pubblicata da Repubblica nel 1980. Un episodio di grande attualità

Nel 1980, in un’intervista a Laura Lilli per Repubblica, Leonardo Sciascia si rivendicò autore satirico e tutt’altro che illuminista – era satira anche quella. Disse anche, ricordando il suo vecchio racconto “La morte di Stalin”, pubblicato su Passato e presente, 1959, poi ne “Gli zii di Sicilia”, Einaudi 1960: “Capisco lo stalinista, non lo stalinismo”. Vent’anni prima aveva scritto a Calvino che nel racconto sulla morte di Stalin stava parlando anche di sé. La sua frase sembra definire e assolvere la storia del comunismo italiano. Non poteva immaginare che rivalsa si sarebbe procurato mezzo secolo dopo lo stalinismo degli stalinisti. 


In quell’intervista, Sciascia raccontò anche un episodio di grande attualità, come si dice. “Di recente una vecchietta è andata a firmare per il referendum indetto dai radicali contro l’ergastolo. E firmando ha detto: ’Che bellezza, così leviamo l’ergastolo e mettiamo la pena di morte’. E’ chiaro che se io dovessi metterla al centro di un mio racconto non potrei prendermela con la vecchietta, dovrei prendermela con il contesto politico, culturale e così via, che ha fatto sì che la vecchietta la pensasse a quel modo”. Già: il contesto. E il referendum.
 

Di più su questi argomenti: