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Piccola Posta
La grottesca minaccia mortale rivolta a Khamenei
Guida Suprema della Repubblica Islamica dell'Iran dall'89, era stato presidente dal 1981. Nei fatti il suo potere dura da 44 anni, lui ne ha 86 e un notorio tumore, e della sua successione si tratta da tempo. L'idea secondo cui con lui finirà la guerra è soprattutto una riprova della furia oltranzista di Netanyahu, anche lui al potere, con poche pause, da una vita
Direi che mirare all’assassinio di un capo di stato nemico, e rivendicarlo pubblicamente, come ha fatto Netanyahu con l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema della Repubblica Islamica d’Iran, sia un altro sviluppo originale delle abitudini contemporanee. Finora non si faceva, se non m’inganno, forse per una ragione di convenienza, o perché sembrava maleducato. E arrischiato, anche: se minaccio di uccidere il capo dei nemici, autorizzo i nemici a cercare di uccidermi. Infatti, un missile israeliano ha colpito nei paraggi della residenza ufficiale di Khamenei, e uno iraniano in quelli della dimora di Netanyahu, che si è riparato nel rifugio. In realtà il programma di bombardamenti israeliani non sembra aver avuto di mira Khamenei, dal momento che ha dimostrato di essere in grado di far fuori qualunque singolo personaggio. A meno che l’appetito sia venuto mangiando, e a quattro palmenti.
Khamenei non è una figura grandiosa, crimini a parte, del firmamento sciita: piuttosto il titolare di un apparato capace di una abominevole tenuta. Arrivato alla successione di Khomeyni nel 1989, un anno dopo la fine della spaventosa guerra con l’Iraq sunnita di Saddam – otto anni, un milione o due di morti – era stato presidente dal 1981: un potere che dura da 44 anni. Di anni ne ha 86, e un notorio tumore. Della sua successione si parla e si tratta da tempo: il designato, Ebraim Raisi, “l’ayatollah del massacro”, migliaia di assassinati di sua mano nel 1988, nel maggio del 2024 finì i suoi giorni, con illustri colleghi, in un incidente di elicottero.
Direi dunque che la frase impudente – possiamo uccidere Khamenei, faremmo finire la guerra – sia soprattutto una riprova dell’euforia oltranzista di Netanyahu, che è anche lui al potere, con poche pause, da una vita, ha anche lui il suo problema di prostata, ed era fra i pochissimi leader israeliani a non aver mai guidato una guerra. Possiamo fare quello che vogliamo – come ha detto a proposito del controllo indisturbato del cielo sopra Teheran. A prestargli un proposito ragionato, potrebbe averla sparata così grossa al fine di indurre Khamenei a scappare davvero a Mosca, che significherebbe una terribile e vergognosa demoralizzazione per il regime iraniano. Difficile credere che succeda: quella della fuga a Mosca sarebbe una via senza ritorno, e potrà valere per i notabili corrotti e le loro famiglie. Khamenei tiene famiglia numerosa, pensa a una successione dinastica al figlio Mojtaba, sarà corrotto corrottissimo, ma sottrarsi personalmente alla promessa del martirio – shahed, come i droni – sarebbe troppo. Sottrarsene standosene quatto sotto terra è altra cosa, e ha una gloriosa tradizione nello sciismo duodecimano. Resta il caso grottesco di una minaccia mortale rivolta a un vecchio di 86 anni, e suona piuttosto come un’abbreviazione della fine, che lo consegni alla devozione fanatica dei suoi. Il piacere di morire vecchio e caro agli dei.
L’altroieri in Israele, nella città di Bnei Brak, circa 200 mila abitanti, a est di Tel Aviv, un missile balistico iraniano ha colpito un edificio di abitazioni e ha ucciso un uomo di 86 anni. Un coetaneo di Khamenei. Ho cercato su molti siti di informazione, non ho trovato il nome, né che cosa avesse fatto, che cosa facesse nella vita. Nelle pagine che danno la traduzione in italiano si legge che è morto per uno sciopero iraniano – strike. Diavolo di un traduttore.