(foto Ansa)

Piccola posta

Il discorso sull'età pensionabile dopo Suviana

Adriano Sofri

Anch’io, più vecchio di Mario Pisani, 73 anni, ho provato un sentimento di rabbia e accusa. Almeno finché scrivo, non ho trovato notizie esaurienti, benché sia stata raccontata la sua figura. I meriti di sportivo e animatore di attività sportive, la stima della sua comunità. Si saprà di più, di lui e dei suoi compagni

Anch’io mi sono chiesto, come tutte e tutti, immagino, perché il signor Mario Pisani, tarantino e residente a San Marzano (Taranto), a 73 anni stesse lavorando nelle profondità della centrale di Suviana, e vi sia morto con i suoi compagni più giovani. Anch’io, tanto più vecchio, ho provato un sentimento di rabbia, ribellione e accusa. All’indomani, almeno finché scrivo, non ho trovato notizie esaurienti, benché sia stata raccontata la figura di Pisani, i suoi meriti di sportivo e animatore di attività sportive, la stima della sua comunità. Si saprà di più, di lui e dei suoi compagni. Ma intanto ho anche pensato che probabilmente Mario Pisani fosse lì per una sua libera e consapevole scelta, e che non avrebbe voluto che la sua età fosse considerata come un impedimento legale o anche solo morale al suo lavoro.

Per le libere professioni, o per gli imprenditori, non c’è un limite di legge all’età lavorativa. Si lavora finché se ne ha voglia. Questa condizione si estende alle partite Iva. Che però nascondono una forte ambiguità. La definizione europea distingue nell’indipendenza lavorativa una “dipendenza economica”: la partita Iva che coincide con una situazione di bisogno e la maschera, consentendo alle imprese uno sfruttamento formalmente legalizzato. I titolari di partita Iva che sono stati dipendenti possono lavorare a tempo indeterminato salvo che non siano andati in pensione in condizioni “di favore”, come la cosiddetta quota 100 o quota 103, nel quale caso anche un solo giorno di lavoro supplementare comporta la perdita di un anno di pensione. Mario Pisani sembra essersi trovato in una condizione diversa, e di aver prestato la sua opera specialmente competente come consulente. Si capisce che un uomo (o una donna) che abbia superato l’età della pensione a 67 anni, non si potrà considerare libero delle sue scelte se sarà impiegato in lavori fisicamente faticosi e impegnativi. Succede d’altra parte che siano impiegati lavoratori in età avanzata per mansioni specializzate in commesse importanti, anche internazionali, trasfertisti: montatori, manutentori… Trasfertisti erano tutti i lavoratori alla centrale di Bargi.

Le drammatiche notizie da Suviana coincidevano ieri con quelle, presentate spesso con toni fra lo strano ma vero e il pittoresco, sull’associazione di 2.500 donne svizzere che hanno visto riconosciute senza appello le proprie ragioni dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (16 voti contro 1): il contrasto al cambiamento climatico è un diritto umano e la tutela della salute del pianeta va affiancata a quella della salute della nostra specie. La singolarità della causa sta nell’età media delle protagoniste dell’appello alla Corte contro il governo svizzero: 73 anni. La loro associazione, Anziane per la protezione del clima della Svizzera, è stata fondata nel 2016 e raccoglie adesioni di donne che abbiano compiuto almeno 64 anni. Ancora ieri, il supplemento “7” del Corriere annunciava l’inizio di una serie di inchieste sulla longevità, muovendo dalla notizia che “negli ultimi cinque anni l’aspettativa di vita mondiale è salita a 72 anni”. L’aspettativa di vita italiana è di circa 83 anni (85,2 per le donne, 81,1 per gli uomini. Io la mia parte l’ho superata).

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