(foto Ansa)

Piccola Posta

Le parole sagge di Mattarella sulla delinquenza usata in piazza

Adriano Sofri

Manganellate per una manifestazione di un centinaio o due di ragazze e ragazzi, per fortuna c'è il presidente della Repubblica

A volte mi succede di mettermi nei panni del presidente della Repubblica – è il mio piccolo vantaggio su lui. Per esempio quando, il giorno dopo aver francamente ammonito contro la sovreccitazione del linguaggio pubblico, badando soprattutto alla tutela della presidente del Consiglio, vede, come tutte e tutti, le scolare e gli scolari manganellati – stavo per dire di santa ragione, di dannata sragione – in via San Frediano a Pisa. Io avevo subito visto l’estratto in cui un ragazzo veniva gettato a terra bocconi, sul suolo intriso di pioggia, accanto a una ragazza che aveva già subìto lo stesso trattamento, le mani dietro la schiena, visione che si sarebbe voluto chiamare ungherese, se non fosse che. Quegli uomini maturi, e in abiti borghesi, che eseguivano l’operazione speciale, mi sembravano inequivocabilmente compiere un atto di delinquenza e di viltà.
Dunque: il presidente della Repubblica ha detto le sue cose sagge e magnanime sul rapporto fra i manganelli e l’autorevolezza.

Ora, nei panni del presidente della Repubblica, io sentirei di stare parlando anche a futura memoria, e, per completare la citazione, “se la memoria avrà un futuro”. Sergio Mattarella è il presidente di una Repubblica alla fine della sua decadenza, l’ultimo della sua specie. E’ pronto il premierato, a bocca spalancata. Ingordigia: bastava aspettare che il tempo provvedesse. Così, pur di parlare ai posteri, Mattarella telefona a Piantedosi.
Domenica, grazie a una felice coincidenza, ho partecipato alla manifestazione contro i manganelli nella piazza dell’Opera, a due passi dal Viminale. Mi dispiaceva alzare così bruscamente l’età media, ma non si può avere tutto. Una ragazza, Tullia, denunciava con veemenza che il governo sta dalla parte degli oppressori e non degli oppressi. Un’ovvietà, forse era ora che qualcuna lo dicesse con la freschezza e lo scandalo che una scoperta simile merita. Mediamente più atletici, gli agenti più giovani in borghese somigliavano abbastanza ai manifestanti meno giovani. Chissà come si spiegano che dei loro colleghi in divisa, in età matura, di padri di famiglia, si siano lasciati andare a bastonare con tanta furia le scolare e gli scolari in via San Frediano.

Che vita devono avere. Una furia così impedisce di ridurre il problema agli ordini dall’alto. Che tuttavia vengono. Allora: c’era un furgone all’accesso in piazza dei Cavalieri da via san Frediano. Che era chiusa anche dall’imboccatura opposta: una tonnara. Nella piazza vuota c’era una lunghissima fila di veicoli dei carabinieri, in attesa di qualcosa. Tutto ciò per una manifestazione di un centinaio o due di ragazze e ragazzi – “molti minorenni”, come si è precisato. Piazza dei Cavalieri, poi ne hanno parlato e scritto i miei coetanei, Adriano Prosperi, Salvatore Settis, è per eccellenza una piazza di studenti, è per tanti di noi, ciascuno a modo suo, casa nostra. Lo si è visto a sera: volevano impedire a un centinaio di entrare nella piazza, e l’hanno riempita di migliaia. Si è escogitato – “menti sopraffine”, come si dice – che il breve corteo mirasse alla sinagoga. Devono aver scambiato la famosa (supposta) Torre della Fame di Ugolino per una sinagoga. “Poi cominciò: Tu vuoi ch’io manganelli…”.

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