(foto Ansa)

Piccola posta

Di età anagrafica, su Zelensky, Tajani e Ilaria Salis

Adriano Sofri

E poi il mio amico Ugo Sposetti, che ha l’età di Trump, che l’altroieri ha accompagnato Giorgia Meloni in visita alla mostra su Enrico Berlinguer, c’è di che riflettere

Non sono paziente con l’intelligenza artificiale. Ieri mi è scappato di dirle: “E’ come parlare col muro!” – era da quando me lo diceva mia madre che non risentivo la frase così bella. L’altroieri sera ho sentito Enrico Mentana fare un lapsus al telegiornale: è stato come se avessi avvertito a Tavarnuzze una scossa di terremoto di 4,6.  Il tempo passa anche per lui, direte: certo, ma più piano! (Dopo il terremoto in Irpinia e a Napoli un telecronista interpellava un’anziana: “E’ stata una scossa molto forte”, “Fortissima”, lei, e lui: “E’ stata avvertita in tutta la Campania”, e lei: “A nui nun cià avvertito nisciuno”). Joe Biden è più giovane di me, di due mesi e venti giorni. Francamente io, anche due mesi e ventuno giorni fa, non me la sarei sentita di presiedere gli Stati Uniti. Le questioni di età sono solo protratte, ma restano essenziali.

Chi, commentando i cambi al vertice militare di Kyiv (Zelensky ha nominato “Eroe dell’Ucraina” Zaluzhny, non alla memoria) non ricordi che l’età media nelle forze armate ucraine è superiore ai 40 anni, perde una gran parte della questione. Il mio amico Ugo Sposetti ha invece l’età di Trump, e l’altroieri ha accompagnato Giorgia Meloni in visita alla mostra su Enrico Berlinguer, c’è di che riflettere. Mancata Sanremo in tv, ne leggo titoli sui giornali, in uno si dice che Elly Schlein – l’età giusta per il posto – che segue e commenta Sanremo e fa bene, aveva esultato: “Giorgia!” Nel filmato della Stampa c’era Meloni che guardava con Sposetti il video di Bobo, e per un momento mi è sembrato che il cerchio si chiudesse. Era un po’ troppo, così ho appurato che si trattava della cantautrice Giorgia, di cui so troppo poco e me ne scuso, ma ho visto il film “Scordato” di cui è protagonista, perché io guardo (in televisione) tutti i film in cui figuri Rocco Papaleo, che ha fatto e fa per il meridione italiano più di quanto abbia fatto la Cassa del Mezzogiorno – benché non ancora abbastanza.

Ma ha tempo. Il ministro Tajani, vedo, ha 70 anni, cinque più di Papaleo, dunque aveva già vent’anni nel 1973, quando l’ambasciata italiana a Santiago accolse nei suoi locali centinaia di minacciati dai golpisti dell’11 settembre, prima i cittadini italiani, poi i cileni con vere o immaginarie “origini italiane”, poi semplicemente cileni e altri in fuga. 750 persone scamparono così a cattura, tortura, morte. Una gran bella pagina per la diplomazia italiana da Tajani oggi diretta, che, oltre all’esempio citato dei due marò, avrebbe dovuto sconsigliargli di ripetere in parlamento che Ilaria Salis ospitata a casa dell’ambasciatore avrebbe messo a repentaglio, sbirciando carte segrete, la sicurezza nazionale. La burocrazia fa dei brutti scherzi. (Gli agenti golpisti arrivarono a torturare e assassinare la giovane militante del Mir, il Movimento di sinistra rivoluzionaria, Lumi Videla, e a gettarne il cadavere oltre il recinto dell’ambasciata, per insinuare che fosse stata uccisa al suo interno “durante un’orgia”: il presidente Mattarella ha deposto una rosa rossa sul monumento che la ricorda nell’ambasciata italiana di Santiago nel luglio scorso). Buon fine settimana a Ilaria Salis.

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