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Piccola posta

Il giudice che scopre i cannoli e quello che riceve una testa di capretto

Adriano Sofri

Da Camilleri (quanto se ne sente la mancanza) alla realtà. Tre racconti pubblicati col titolo "Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia"

Un tempo mi sembrava di non essere un tipo che sentiva la mancanza. Mi sembrava di essere un tipo che sentiva la presenza, e se no non se ne lamentava. Ora che sono vecchio anche questa sensazione è cambiata. Dev’essere inevitabile, dal momento che tante persone di cui sento la mancanza non ci sono più e posso sperare solo che vengano a trovarmi in sogno. Potevo fare senz’altro a meno di questo pensierino, ma era per dire che non di rado io sento la mancanza di Andrea Camilleri. Della sua persona, e dei suoi scritti. Sapete con che prontezza Camilleri si impadroniva dei cambiamenti per infilarli nelle sue storie, imprimendo loro la sua peculiare piega. Pensate che cosa avrebbe tirato fuori dall’intelligenza artificiale, che non ha fatto in tempo a vedere sviluppata, ma che sembra più una cosa sua e di Catarella che, non so, di Elon Musk.

Insomma, ieri ho letto tre racconti di Camilleri appena pubblicati da Sellerio col titolo “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia”. Non sono inediti, erano usciti, ma per delle raccolte Einaudi, nel 2005 e nel 2011, su sollecitazione di Giancarlo De Cataldo, che per questa riedizione ha scritto la prefazione. Il secondo racconto, quello che dà il titolo, mi ha ancora una volta esilarato e fatto pensare. Non ne dico troppo, perché è già breve e rovinerei tutto, solo che si tratta di un giudice mandato da Torino a Montelusa, dal Regno dell’Italia appena unificata, a rimettere in servizio il tribunale già borbonico. Il tema è usato. Ma il giudice Surra ha un debole per i dolci, e non ha mai visto certi tubi marrone di pasta croccante lunghi una ventina di centimetri e ripieni di una crema bianca coperta ai lati da pezzetti di frutta candita. Come si chiamano? – chiede. “Cannoli!”, diranno subito i miei piccoli lettori, magari con l’accento del compianto dottor Pasquano. “Cannoli, cillenza”, risponde il cameriere dietro il bancone al giudice Surra, che sui due piedi ne mangia uno, poi un altro, poi rifiuta seccamente l’intrusione di un don Nené che vuole pagarglieli. Il giudice ha occhi limpidi e anima candida, e non ha ancora letto Ulloa su Sicilia e maffia, e quando per strada il cappello gli vola via non si accorge nemmeno che gli hanno sparato e pensa a un colpo di vento. E quando tutti, sbalorditi dalla sua imperturbabilità, prendono con lui un comportamento strano, e due colleghi gli dicono che “Dopo quanto è successo, non potevamo non essere qui”, si chiede che cosa sia successo, e di nuovo quando un degno collega anziano gli dice “Mi sarebbe tanto piaciuto avere il vostro coraggio”, non se ne capacita. E poi, dopo che ha comprato e fatto incartare altri due cannoli, trova che anche la gente per strada abbia un atteggiamento cambiato e si dice che i siciliani devono essere un po’ esagerati, e qualcuno l’aveva avvertito che sono più volubili di quanto vogliano apparire, ma insomma. Sarà perché si è mostrato ghiotto dei cannoli? Il resto a voi.

P.S. (Poche pagine più in là al giudice viene recapitato in tribunale un pacco che contiene una testa d’agnello recisa di netto e sanguinolenta. Fra gli astanti sbigottiti, il giudice Surra: “Toh! Una testina d’agnello!” e sorrise. Da bambino, a volte la nonna gliel’aveva cucinata. E la regala al capousciere, a casa sua qualcuno se la mangerà. Questo poscritto è dovuto al fatto che domenica ho letto il racconto e lunedì ho letto sulla Gazzetta del Mezzogiorno che a Lecce “una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui è scritto ‘Così’, è stata lasciata davanti alla porta di casa della giudice Maria Francesca M., sotto scorta da mesi dopo alcune lettere minatorie ricevute… Le intimidazioni sarebbero legate alle indagini che hanno portato all’operazione antimafia con cui lo scorso luglio furono arrestate 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Sacra Corona Unita”. Ecco, auguri alla giudice. Quanto alla mancanza di Andrea Camilleri, lui si fa vivo).

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