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Il tempo che lavora contro le democrazie

Adriano Sofri

Le guerre, la “selezione alla rovescia” e la sfida con le autocrazie che invece hanno il tempo dalla loro, perché le scadenze elettorali sono plebisciti, e l’unico rischio viene da congiure di corte

La democrazia è imbelle? Sono sempre più turbato dalla affinità fra l’involuzione dei parlamenti e l’idea della “selezione alla rovescia”, l’eliminazione dei migliori a vantaggio dei peggiori, cui, insieme al decadimento demografico, lo storico tedesco Otto Seeck alla fine dell’Ottocento attribuì la fine dell’impero romano – la trovai, discussa e confutata, nel 1959, ne “La fine del mondo antico” di Santo Mazzarino (1916-1987). Bollati Boringhieri l’ha ripubblicata nel 2008. Su Wikip. leggo questa citazione di Mazzarino: “La meditazione sulle epoche di travaglio e di radicali catastrofi è il più fascinoso, ma anche il più grave, dei problemi che si presentano all’umanità: è il problema stesso della validità di costituzioni che l’uomo amerebbe ritenere eterne, e che la travolgente vicenda può distruggere”.

  
Si diceva che le democrazie vincono la guerra, ora, a quanto pare, la perdono. C’era una solidarietà di fondo, per esempio, fra democratici e repubblicani, o fra conservatori e laburisti. Ora l’alleato dell’autocrate è in casa. E il tempo lavora contro le democrazie, le cui leadership sono appunto provvisorie, lo sanno, e regolano i loro movimenti, nella migliore delle ipotesi, solo per metà sui programmi, per l’altra metà sul tempo corto e le convenienze elettorali. Nel caso migliore, dico, perché non di rado si trovano con l’acqua alla gola e giocano d’azzardo sul calcolo elettorale, suicidandosi (ridicolmente Cameron col referendum sulla Brexit).

 

Oggi Biden tiene abbastanza ferma una linea sull’Ucraina, nonostante la difficoltà in parte imprevista, e su Israele, dove tutto è stato imprevisto, sapendo di pagarne un prezzo elettorale salato, e scommettendo sull’eventualità che i dieci mesi e mezzo che mancano alle presidenziali gli consentano una rimonta. Le autocrazie salde in sella hanno il tempo dalla loro, perché le scadenze elettorali sono plebisciti a loro favore, e l’unico rischio viene da congiure di corte, come il passo falso sul Cremlino dell’inetto Prigozhin. 

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