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Piccola posta

Opinioni e convinzioni su quanto sta accadendo in medio oriente

Adriano Sofri

Il conflitto tra Israele e Hamas è discusso, commentato, analizzato in continuazione e da tantissimi soggetti. Qualche suggerimento

Leggo una quantità di opinioni e convinzioni sul vicino oriente. Qualcuna vorrei suggerirla, raccomandando di considerare sempre chi scrive che cosa – che cosa, e chi. Amira Hass – se non la conoscete, informatevi – ha scritto per Haaretz, e per Internazionale che la traduce, un commento su “Le reazioni all’orrore delle stragi di Hamas”. Ne estraggo questo: “Il classico concetto di sinistra secondo cui un movimento di liberazione nazionale o di classe non deve farsi trascinare in atti terroristici contro i civili sembra essersi perso in questi ambienti della sinistra europea in declino”.

La bella rivista Una città pubblica un diario di reazioni quotidiane di Stefano Levi della Torre. (Se..., informatevi). Al 17 ottobre recita: “Rabbi Shim’on diceva: ‘Ci sono tre corone, la corona della Torah, la corona del sacerdozio, la corona della regalità; ma su tutte eccelle la corona del buon nome’. Chi vuole può ripercorrere come in questi decenni si siano incrociate in Israele le tre corone e in che stato si trovi ora la quarta, la corona del buon nome. E in che stato si troverà il buon nome se in risposta alla terribile aggressione che ha subito, se a quel crimine contro l’umanità, vorrà rispondere con un crimine contro l’umanità, affamando e facendo strage della popolazione di Gaza. Se vorrà spianare la parte nord della Striscia di Gaza e magari conquistarla, acquisirla come ulteriore territorio occupato, se la riterrà l’unica via praticabile per estirpare Hamas. Ma se Israele farà questo, come sta facendo, non estirperà Hamas come aggressore esterno, piuttosto l’assorbirà come un cancro interno capace di infiammare e far scoppiare dalle sue viscere la sua doppia natura etnica”.

Ci sono anche commenti che annoto sull’altra metà della lavagna (certo, c’è anche una vastissima zona grigia). Ieri il Fatto traduceva Jeffrey D.Sachs. Estraggo il brano “iraniano”. “L’Iran può essere coinvolto in un accordo... a condizione che includa la normalizzazione delle relazioni diplomatiche ed economiche dell’Iran con l’Unione europea e gli Stati Uniti. Nel 2015, l’Iran ha negoziato il Piano d’azione congiunto globale (Jcpoa) con gli Stati Uniti e le nazioni europee per porre fine al programma di armamento nucleare iraniano in cambio della fine delle sanzioni occidentali. Sono stati gli Stati Uniti dell’ex presidente Donald Trump, e non l’Iran, a ritirarsi sfacciatamente dal Jcpoa nel 2018. Più recentemente, l’Iran si è riconciliato con l’Arabia Saudita e si è unito ai Paesi Brics, dimostrando interesse a una diplomazia dinamica e creativa”.

Una diplomazia dinamica e creativa. Donna, vita, libertà. 
 

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