(foto Ansa)

piccola posta

Anche Carlo Monni sarebbe andato a spalare il fango a Campi Bisenzio

Adriano Sofri

Guardo la sua statua e penso che pure lui avrebbe preso parte ai cortei sparpagliati di ragazzi e collettivi che impugnano pale, rastrelli e scope. Anche coi sandali

L’ultima volta che ho visto Carlo Monni, è stato in una trattoria di San Casciano, in autunno, aveva una maglietta i sandali e i calzoni corti, una meraviglia. Nessuno ti abbracciava come il Monni. Poi l’ho rivisto tante volte di bronzo, su una panchina di ferro, a Campi, davanti al Teatro Dante che si è chiamato Teatrodante Carlo Monni. Io alla Misericordia di Campi Bisenzio sono premurosamente curato. Poi faccio un giro in centro, e ogni tanto fino alla Biblioteca di Villa Montalvo che è un’altra meraviglia, ed è intitolata a Tiziano Terzani. Alla Biblioteca piena di fango si sta impegnando il collettivo GKN: hanno avvertito che non ci può andare chiunque, per legge bisogna essere assicurati, figurarsi. Loro e i gruppi volontari associati vantano dei precedenti nei disastri, dunque hanno la copertura assicurativa.

 

Ieri guardavo – da casa, disertore – un corteo sparpagliato di giovani a passo svelto nonostanti gli stivali di gomma, tutte e tutti impugnando energicamente dei bastoni: pale, rastrelli, scope. La statua di Monni sulla panchina – coi sandali, e però i pantaloni lunghi, agli uni piace, ad altri no, ma non importa. Nessuno si sarebbe meravigliato se si fosse tirato su, si fosse fatto prestare una pala, e si fosse incamminato a passo svelto nel fango con le ragazze e i ragazzi – coi sandali, chi se ne frega, tanto son morto. 

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