(foto EPA)

piccola posta

E se Hamas avesse colpito non i giovani nel deserto ma i coloni in Cisgiordania?

Adriano Sofri

Bufere che si sentono arrivare e domande che da due settimane ci tormentano: cosa avremmo fatto se l'obiettivo del terrorismo non fossero stati i civili?

Non c’è ricatto più possente della guerra. Le guerre arruolano chi le ha auspicate, chi crede che siano giuste, chi pensa che siano inevitabili. Motivazioni che vanno dalle spregevoli alle ragionevoli, lungo una amplissima gamma. Alle guerre alcuni si rifiutano, e anche loro per le ragioni più diverse.  Poi c’è un modo di aderire alle guerre senza una volontà di aderire, senza una scelta di sabotare, e piuttosto per una rassegnazione a un destino non voluto e tuttavia accettato. La guerra del ’14-’18 fu la più esemplare. Ci furono volontari immuni da ogni fascinazione bellicosa o ideologica, nazionalista, mossi invece dalla ripugnanza a sentirsi imboscati, dal sentimento angosciato di doversi unire al destino della propria generazione, della parte in cui si era stati seminati nella geografia del mondo. Questa solidarietà triste, avversa alle fanfare, con il proprio prossimo – i maschi della propria leva, della propria città, del proprio paese – arrivava a vedere nel nemico in carne e ossa, quello della trincea di fronte, quello del corpo a corpo micidiale, il proprio fratello, e ad annunciare già la lotta comune una volta che la guerra fosse finita, fra i sopravvissuti. Era, è, una versione lontana dalla guerra “lavacro di sangue”, “igiene del mondo”, e d’altra parte dall’ “inutile strage”. Era piuttosto la persuasione di una strage che il futuro forse avrebbe riscattato, al più alto prezzo, e comunque di una bufera tragica che sospendeva inesorabilmente la volontà degli individui. 

 

Qualcosa di simile incombe sulla nostra parte di mondo. L’appello all’“occidente” è un annuncio di espropriazione, di confisca delle libertà personali. Oggi è facile disertare, denunciare l’ipocrisia e il torto della propria parte, vantarsi e prendere i voti per la pace, sventolare la bandiera d’altri, ma quando la guerra arrivasse a pretendersi davvero “grande”, a imporre di stare di qua o di là, la tragedia si ripeterebbe. E di nuovo si potrebbe stare dalla parte sbagliata per non stare dalla parte più sbagliata, o stare dalla parte sbagliata dicendosi che è il passaggio obbligato per riscattarsi nella universale futura guerra civile.  Io stesso avevo sottovalutato, nei giorni scorsi, il rifiuto degli israeliani, pressoché tutti, alla compassione: li offende. Avevo sottovalutato la differenza, e sopravvalutato la mia solidarietà.

 

Si scongiura lo scontro fra West e Rest, fra un occidente e un resto del mondo. Il “resto del mondo” ha una quota esitante fra minoranza e maggioranza nello stesso occidente. E l’occidente ha le sue avanguardie nel resto del mondo, nel premio Sacharov a Mahsa Amini, alla memoria, e una retroguardia che si sbanda. Il resto del mondo si compiace o si rassegna ad avere le sue punte di diamante nel Cremlino e a Pyongyang, nell’Iran del mattatoio di libertà vita e donne, nella Cina che ha ingoiato Hong Kong e ingoierà Taiwan. Certo, non è mai stato così giusto e necessario rimescolare le carte. Ma sta succedendo il contrario, e sta bruciando i tempi. “Questa è la nostra ora più buia. L’ora più buia del mondo”, ha detto Netanyahu a Biden. Con una colossale pretesa e, nella sua bocca, impudente. L’Ucraina non bastava a segnare l’ora più buia, né il resto. (Dell’Ucraina i comizi per la pace ormai danno per certificato che abbia aggredito la Russia). Sa di poter contare su un passato che noi almeno non possiamo dare per cicatrizzato. Altri possono ignorarlo per colmo di impostura, e spingersi a rovesciarlo imputandolo a Israele, e più sbrigativamente agli ebrei, all’ebreo. Altri ancora sono autorizzati a ignorarlo. I morti ammazzati in Cisgiordania, sul lato opposto della strada, sono, dice la cronista, più di 70 dal 7 ottobre, molti minorenni. La maggioranza degli abitanti della Cisgiordania non ha mai votato perché è nata dopo l’ultima volta. Quando la guerra abbia ributtato tutti di qua o di là, sarebbero quei ragazzi i nemici – salvo che un giorno… L’avvenire non è mai stato così lontano. 

 

Sento arrivare questa bufera, capace di nuovo di piegare i singoli, le madri, i padri, i figli. Di spingere i migliori a fallire la fuga e a contare sulla propria gelosa overdose, e a procurarsi la fossa comune. Israele minacciata di cancellazione imporrà una scelta ultima. Ma da due settimane ormai mi tormenta una domanda: che cosa avremmo detto, ciascuno di noi, grandi capi e persone sole, se l’abietta impresa di Hamas fosse stata condotta, invece che da Gaza sul ritrovo di giovani nel deserto e sui kibbutz tenaci, dalla Cisgiordania sugli smaglianti insediamenti dei coloni?

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