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Cosa succederebbe se partisse un corteo dell'Aiea alla volta della centrale di Zaporizhia

Adriano Sofri

La centrale è fuori controllo. Sorge una domanda fin troppo ovvia sull’ispezione. Se la facessimo in tanti, forse qualcuno dovrebbe rispondere

Odessa, dal nostro inviato. Mi succede di farmi delle domande, succederà anche a voi. Una riguarda l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Per prima cosa, sapendone quasi niente, come voi, suppongo, a meno che siate uno scienziato dell’Aiea così simpatico da leggermi, ho guardato le notizie essenziali: l’Aiea esiste dal 1957, nel 2005 ha avuto il Nobel per la Pace, il suo direttore generale attuale è un argentino, Rafael Grossi – dal 2019. Ha sede a Vienna. Laboratorio centrale vicino a Vienna, e altri centri di ricerche al Principato di Monaco e a Trieste. Paesi membri (nel 2019) 171. Dipendenti (nel 2010) 2.200, di cui 350 ispettori. Sei dipartimenti, uno dei quali intitolato alla Sicurezza nucleare. Riferisce regolarmente al Consiglio di sicurezza e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ competente per tutti i problemi di sanità legati alle radiazioni militari e civili, in accordo con l’Organizzazione mondiale della sanità.

    
Sono passato alla voce successiva: Sicurezza nucleare, distinta in due rami: Nuclear safety (incidenti), “il raggiungimento di condizioni operative appropriate, la prevenzione di incidenti o la mitigazione delle loro conseguenze, che dà luogo a protezione di lavoratori, collettività e ambiente da inutili rischi di radiazione”. E Nuclear security (azioni dolose), “la prevenzione e individuazione e relativa reazione, rispetto a furto, sabotaggio, accesso non autorizzato, trasferimento illegale o altri atti dolosi pertinenti a materiale nucleare, altre sostanze radioattive o strutture a loro associate”. Il resto leggetelo voi, soprattutto se amate le sensazioni forti. Anche se le odiate. E ora veniamo alla domanda. C’è una centrale nucleare, la più grande d’Europa, occupata militarmente dalle forze d’invasione russe, oggetto di manomissioni, irresponsabile conduzione tecnica, documentato uso militare, attività di sabotaggio e addirittura di bombardamenti mirati e reciprocamente imputati, dichiarata tecnicamente fuori controllo, così da minacciare una catastrofe per gran parte del continente europeo. Ogni giorno, ormai da moltissimi giorni, i contendenti dichiarano di accettare o addirittura di auspicare una ispezione della centrale, capi di stato e ministri della Difesa ne fanno oggetto di lunghe e vanitose telefonate, giornali e telegiornali intitolano e informano di una divergenza sul percorso che gli eventuali ispettori seguiranno per arrivare a Enerhodar, la cittadina nell’oblast di Zaporizhia in cui ha sede la centrale occupata. 

    
DOMANDA. Perché un corteo di 50, o 150, o 350 ispettori dell’Aiea, con in testa il direttore generale, non parte da Vienna domani mattina (l’altroieri mattina, quindici giorni fa, eccetera) alla volta di Enerhodar, Zaporizhia, semplicemente comunicando l’ora di partenza e il previsto orario di arrivo – vicini, da Vienna a Enerhodar, è poco più che da Vipiteno a Trapani – e dichiarando di non avere alcun interesse a tutto il resto, compresa l’eventualità che strada facendo i propri automezzi civili e disarmati vengano fatti segno del fuoco di chiunque?
Questa è la domanda. E’ troppo ragionevole, lo so. Troppo ovvia. Se la facessimo in tanti, non so, in 35 milioni, in 278 milioni, forse qualcuno dovrebbe rispondere.