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Il bigottismo è al cuore dell'asse tra Putin, Orbán e Erdogan

Adriano Sofri

Tutti e tre evocano un universo nemico contrassegnato dalla perversione dei costumi e dalla liquidazione della tradizione. Lo fanno in nome delle rispettive fedi rivelate. Le religioni costituite tornano in auge quando si tocca il nervo scoperto della sessualità

Lunedì due dittatori, ambedue membri della Nato, hanno deciso di andare in soccorso di Vladimir Putin, che non attraversava un momento favorevole. Viktor Orbán, inaugurando il suo tredicesimo anno continuato alla testa della “democrazia illiberale” ungherese, ha tuonato contro le sanzioni antirusse, accompagnando il senso degli affari con una apocalittica descrizione del suicidio dell’occidente e dell’Europa: sostituzione dei bambini cristiani con gli immigrati, follia del gender, incombenza di guerre e pandemie. Recep Tayyp Erdogan, primo ministro e poi presidente della Turchia da 19 anni, ha a sua volta proclamato la propria contrarietà scostumata all’accoglimento di Finlandia e Svezia nella Nato, fottendosene di sconfessare platealmente il suo ministro degli Esteri Cavusoglu, e chiamando la Svezia, ospite proverbiale (e un po’ più cauta) di forestieri e rifugiati, “incubatrice di terrorismo”. 

L’improvvisato asse fra Putin e il suo cappellano militare Kirill, Orbán e Erdogan (ma, mi avverte Agi Berta, da anni Orbán elogia Putin ed Erdogan come i suoi modelli politici), mi colpisce in modo particolare. Benché siano tutti e tre premurosi in affari, tutti e tre evocano un universo nemico contrassegnato dalla perversione dei costumi e dalla liquidazione della tradizione. Lo fanno in nome delle rispettive fedi rivelate: Putin e Kirill per la Chiesa ortodossa russa, il “calvinista” Orbán per l’intero cristianesimo fatalmente minacciato, Erdogan per l’islam sunnita (ma non solo) di cui si immagina sultano e campione. Le religioni costituite tornano in auge quando lo “scontro di civiltà” tocca il nervo intimo e scoperto della sessualità. Le sortite di Orbán ed Erdogan sono venute alla vigilia della “Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la transfobia”. Petrolio e gas mettono a repentaglio le alleanze, ma sono le scelte in materia di sessualità ad attraversare più insidiosamente i paesi. L’atteggiamento verso la Russia ha oggi contrapposto Ungheria e Polonia, fino all’altroieri unite dal bigottismo conservatore. La Chiesa di Roma ha mostrato spesso di confidare nell’ecumenismo e nella comprensione fra monoteismi facendo leva sulla comune devozione ai valori tradizionali della famiglia, alla posizione della donna. Lo stile di vita ha confini molto più sparpagliati delle alleanze militari. Non c’è oriente che non si porti dentro un occidente, e viceversa.