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piccola posta

Forse che a Berlusconi servisse un'investitura, premessa della rinuncia?

Adriano Sofri

L'idea che l'autocandidatura del Cav. sia tutto un gioco di riconoscimenti ha un punto debole: suppone ragionevolezza dentro un'ubriacatura. Intanto incombono nuove imputazioni riguardanti rapporti con Cosa nostra

Che partiti e partitini di destra e di centrodestra avrebbero unanimemente offerto la candidatura al Quirinale a Silvio Berlusconi era molto difficile da prevedere. Una mossa sorprendente. C’è una questione. Su Berlusconi incombono nuove imputazioni riguardanti i suoi rapporti con Cosa nostra. Partiti e partitini di destra e di centrodestra che all’unanimità hanno offerto a Berlusconi l’investitura alla presidenza della Repubblica, l’hanno fatto perché non hanno considerato l’incombenza di quelle nuove imputazioni di rapporti con Cosa nostra? O l’hanno fatto proprio perché l’hanno considerata?

E, questione subordinata: nella dadaista ipotesi che Berlusconi raccogliesse davvero la maggioranza di voti necessaria a eleggerlo presidente della Repubblica, quella posizione renderebbe più forte o più debole la sua difesa? La politica esige una capacità di immaginazione. C’è un’antica e forse irrisolta discussione sull’immunità del capo dello stato, anche al di là degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni. Si è sostenuto temerariamente che la Costituzione impedirebbe di avviare qualsiasi indagine di natura penale a carico del presidente della Repubblica, anche per reati comuni commessi prima dell’assunzione della carica. Ma non era facile, nemmeno nelle ipotesi di studio, arrivare a immaginare un presidente perseguito per mafia. 

La cosa è così grossa da indurre a fermarsi un passo prima nell’immaginazione: che a Berlusconi servisse il riconoscimento dell’investitura, premessa della rinuncia. Pensiero che ha dalla sua un punto debole: di supporre una ragionevolezza pur dentro un’ubriacatura.

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