Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 

Piccola Posta

Vecchi, giovani e tram. Del Covid si è già detto tutto

Adriano Sofri

Le cose essenziali sono state pensate e dette durante la prima ondata. Ora osserviamo lo spettacolo pubblico dei penultimatum del governo e delle scempiaggini delle opposizioni. E speriamo

Temo che il rumore pubblico attorno al Covid, il ritorno assillato di aspettativa sui dati delle cinque della sera, o giù di lì, faccia perdere alle persone che figurano su giornali e televisioni e altri tappeti magici la nozione dello stato d’animo delle persone che rimangono a terra e non figurano, tra le quali per una volta mi annovero, avendo smesso di dire e scrivere cose attorno alla cosa. Per due ragioni, direi. La prima, che le cose essenziali erano state pensate, dette e scritte quando la cosa fece la sua prima numinosa apparizione, e oggi si ripetono stanche, incapaci di rianimarsi.

 

La seconda, che le persone, almeno un gran numero di loro, sentono di avere saputo come sarebbe andata, che qualcuno avrebbe ballato una sola estate e nemmeno, che tutto sarebbe ripreso come e più di prima, che le differenze internazionali erano solo questione di tempi sfasati, che il governo era insulso e l’opposizione miserabile, e che i minimizzatori (il nome di negazionisti non lo impiego) si facevano belli della propria sciocchezza col risultato di fare rimpiangere l’inesorabilità di un potere forte e indifferente al consenso e alle libertà personali.

 

Tutto questo succede, le persone assistono in silenzio sotto la mascherina, tutt’al più ripetendo il numero di oggi e divinando quello di domani, fra timore e allegria del lungo naufragio distillato attraverso i giorni. Anche dei vecchi e dei giovani si era detto tutto. I ragazzi, le ragazze, molti di loro, vogliono bene ai loro nonni, ma è ridicolo ammonirli sul sacrificio da fare per “i nostri nonni”. I nonni degli altri sono solo “i vecchi”, e ragazze e ragazzi se ne fregano dei vecchi da sempre, e tanto più quando a infierire non è la guerra, fatta apposta per mandare i ragazzi a morire e ammazzare per conto degli uomini adulti e maturi, ma un malanno che li risparmia e fa scendere la durata media della vita da 83 a 82 o a 81 anni, figurarsi.

 

Si ricita Benedetto Croce, che era uscito ragazzo dalle macerie di una tragedia tremenda, e più tardi si era concesso il witz per cui i giovani hanno un solo dovere, sbrigarsi a invecchiare. I giovani hanno una sola spensierata aspirazione: svecchiare. Ora le persone guardano, con la coda dell’occhio, lo spettacolo pubblico degli ultimatum del Covid e dei penultimatum delle autorità competenti e delle scempiaggini degli oppositori, tengono la mascherina, la distanza e il sapone e si raccomandano l’anima a Dio. È questione di fortuna e di sfortuna, pensano. Poi, quando non ne possono fare a meno, prendono il tram.

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