Michele Gesualdi

Michele Gesualdi e la sua battaglia leale, intima e discreta

Adriano Sofri

Alunno esemplare della scuola di Barbiana, ha fatto politica nobilmente cioè normalmente, come tutti dovrebbero farla

Qualche tempo fa ho casualmente ascoltato una conversazione a Radio Radicale fra Massimiliano Coccia e una giovane donna, Sandra Gesualdi, che parlava di suo padre e leggeva con una voce limpida una lettera in cui suo padre chiedeva di approvare il testamento biologico, e di farlo presto. Suo padre, mio coetaneo, l’ho incontrato sì e no un paio di volte ma ho sempre saputo di lui e ammirato i suoi pensieri e il suo impegno civile. Fino a quella trasmissione radiofonica non sapevo che fosse molto malato. Ieri è morto e tutti hanno reso omaggio al suo ricordo e in particolare al suo appello, venuto alla vigilia del voto sul testamento biologico, e al modo così leale, intimo e discreto insieme, in cui l’aveva argomentato. Michele Gesualdi è stato un alunno esemplare della scuola di Barbiana e poi, prima di insegnarlo, ha realizzato per sé e il suo prossimo uno stile di vita coerente con i suoi principii civili e religiosi, e ha fatto politica nobilmente cioè normalmente, come tutti dovrebbero farla. Ha provato a mostrare che un altro mondo è possibile non solo nel futuro più o meno remoto ma già ora, già ieri. Mi dispiace, non avevo capito che fosse così vicino alla fine e dunque oggi vorrei abbracciare la sua figlia appena conosciuta e tutti i suoi, e rallegrarmi al pensiero che il cimiterino di Barbiana, così bello, sia ora ancora più bello.

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