Ambulanti in piazza contro la direttiva Bolkestein (Foto LaPresse)

Il governo gialloverde scalcia sulla Bolkestein

Rocco Todero

La proroga per ulteriori 15 anni della concessioni demaniali marittime sarebbe la prova definitiva dell’anti europeismo radicale della maggioranza grillo leghista

Arrivati a questo punto della pantomima non dovrebbe essere più necessario chiedere al Governo grillo leghista di giurare sulla sua autentica adesione al modello politico europeista. Sarebbe fiato sprecato.

 

Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, infatti, hanno ritrattato la quasi totalità delle strampalate promesse sbandierate in campagna elettorale non perché convinti, alla prova dei fatti, dell’assurdità delle politiche avanzate in campo economico, ma perché piegati dalla forza impenetrabile della realtà che ha fatto muro, assumendo le vesti dei mercati, degli investitori, dello spread e dei vincoli dell’Unione europea.

 

Un braccio di ferro vero e proprio, insomma, quello a cui abbiamo assistito, nel corso del quale i campioni in carica le hanno suonate di santa ragione agli imbarazzanti e baldanzosi sfidanti.

 

Niente confronto costruttivo fra le posizioni delle parti, niente dialogo vero e proprio, nessuna osmosi culturale. Solo prove di forza ed esibizioni muscolari invece.

 

A riprova del fatto che i nazionalisti all’amatriciana sono stati sconfitti e non già convertiti basta considerare la proposta del Governo giallo verde di derogare alla direttiva Bolkestein per le concessioni demaniali marittime turistico - ricreative per ulteriori 15 anni, durante i quali continueranno a produrre effetti i provvedimenti amministrativi esistenti e rilasciati non si sa più quanti anni addietro.

 

Una modifica legislativa che racchiude in sé tutto il disprezzo per i principi d’ispirazione europea (per la concorrenza sopratutto) e per le sue istituzioni, se solo si considera che la Commissione già in passato aveva iniziato una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese per violazione delle norme contenute nel Trattato istitutivo dell’Unione e nella cosiddetta direttiva Bolkestein e che ancora nel 2016 la Corte di Giustizia ha ricordato come le proroghe approvate in passato dal Parlamento italiano fossero state illegittime.

 

Proprio prendendo spunto da due casi italiani, i Giudici del Lussemburgo, dopo avere ascoltato anche le considerazioni del Governo del nostro paese, hanno stabilito infatti che la disciplina europea (Trattati e direttiva Bolkestein) deve essere interpretata nel senso che osta a una legge nazionale che prevede la proroga automatica delle autorizzazioni e delle concessioni demaniali marittime e lacuali in essere per attività turistico‑ricreative, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati.

 

Oggi invece la maggioranza grillo leghista, da un lato, si piega sotto i colpi inferti dalla realtà dei mercati, dei conti pubblici e del debito statale, dall’altro, non perde occasione per scalciare, come quei cavalli imbizzarriti e obtorto collo domati, contro le Istituzioni europee, infischiandone bellamente dei Trattati che l’Italia ha sottoscritto, delle direttive che ha contribuito ad adottare e delle decisioni della Corte di Giustizia europea che sarebbe tenuta a rispettare per non apparire più ridicola di quanto già non lo sia stata sinora.