intervista

Tra Prince e Marcel Duchamp. Ecco MonoNeon, dadaista del nuovo millennio

"La ribellione che si trova nel Dada mi dà la spinta e l'ispirazione per suonare, scrivere, cantare, vestirmi come voglio"

Enrico Cicchetti

"Il mio progetto? Continuare a essere complicato come sono". Al Roma Jazz Festival arriva il genio del basso elettrico. Il blues di Memphis, sin dal grembo, l'ispirazione tratta dai libri d'arte a casa di nonna e "Kung Fu Panda 3" visto al cinema con Prince

Il magazine (molto) per addetti ai lavori Bass Musician l'ha descritto come "uno dei bassisti emergenti più intriganti, misteriosi e chiacchierati di oggi". Per Flea dei Red Hot Chili Peppers è semplicemente "the greatest fucking electric bassplayer".

Dywane "MonoNeon" Thomas, vincitore di un Grammy, non è un tizio normale (grazie al cielo). Indossa costumi sgargianti ispirati al readymade di Duchamp e all'espressionismo astratto. Produce composizioni d'avanguardia usando il basso capovolto: lo suona con la mano sinistra pure essendo destro. Non è possibile non notarlo con le sue cuffie fosforescenti e i buffi occhialoni da sci, per non parlare di tutte le fantastiche clip che realizza per YouTube e Instagram: video stralunati che evidenziano con molta ironia il suo notevole virtuosismo. Avant-garde e southern soul, funk e campionamenti, suoni atonali e voci distorte polifoniche sono soltanto alcuni dei territori esplorati da un artista iper-prolifico che ha pubblicato ben 25 album in 10 anni.

Thomas è stato l'ultimo bassista assunto da Prince prima della sua morte nel 2016, ma vanta tante altre collaborazioni importanti con artisti del calibro di Mavis Staples, George Clinton, Nas, NeYo, Mac Miller, Georgia Anne Muldrow e Pete Rock, per citarne solo alcuni. Domenica 5 novembre MonoNeon suonerà al Monk per il Roma Jazz Festival, uno dei più importanti appuntamenti europei che da quasi mezzo secolo porta a Roma non solo i grandi nomi storici della scena internazionale e gli esponenti delle nuove generazioni che continuano a innovare un genere musicale per sua natura senza confini.

   

Come hai inventato o creato il tuo personaggio? I colori fosforescenti, il calzino sul basso... e quanto è importante l'aspetto e l'immagine rispetto alla musica?

Il personaggio MonoNeon (precedentemente PolyNeon) è nato mentre ero seduto a casa da mia nonna e leggevo su movimenti artistici d'avanguardia. Ho scoperto le installazioni di luci al neon di Dan Flavin, James Turrell, Bruce Nauman e mi sono detto che volevo sembrare così: volevo sembrare come quelle dannate luci al neon. L'amore per i vestiti fosforescenti è nato semplicemente dal fatto che mi piaceva come apparivano i lavoratori sull'autostrada: quell'arancione e giallo ad alta visibilità sono i miei colori preferiti. La musica e la moda sono esattamente uguali per me.

  

 

Come si passa da Marcel Duchamp e l'arte 'ready-made' a MonoNeon? Cosa significa "essere un dadaista oggi" per te?

Mi sono avvicinato a Marcel Duchamp, all'arte "ready-made" e al movimento Dada ascoltando e leggendo alcune cose su John Cage. Quindi, quando ho iniziato ad apprezzare John Cage, si è aperta la mia mente a qualcosa che non riguardava solo la musica... era l'arte della performance che mi ha affascinato fino a oggi. Marcel Duchamp e la sua arte "ready-made" sono la ragione per cui ho messo il calzino sul mio basso, la ragione per cui ho messo il mio nome "MonoNeon" su tutto... quella concezione artistica. Non mi considero un dadaista, ma la ribellione che si trova nel Dada mi dà la spinta e l'ispirazione per suonare, scrivere, cantare, vestirmi, ecc... come voglio.

 

   

Eddie Murphy ha detto che sei come "Jimi Hendrix, Basquiat e delle Skittles" Ti riconosci in questa definizione? Come ti definiresti? E com'è la tua vita reale, fuori dal palco?

Quando ho sentito Eddie Murphy descrivermi in quel modo, ho immediatamente scritto una canzone a riguardo: "Basquiat & Skittles". Anche se non ho mai davvero ascoltato Jimi Hendrix per imparare, e non mi ha ispirato nel modo in cui suono. Non fraintendermi, adoro Jimi, ma da piccolo era più Albert King a influenzare il mio orecchio. E cosa sono nella vita reale, beh... complicato come l'inferno! (ride)

  

Hai sempre suonato il basso al contrario? O hai iniziato a suonarlo normalmente? E perché suoni in questo modo, non è più difficile?

Sì, suono il basso a sinistra al contrario da quando avevo 4 anni. Quando mio padre mi ha dato la mia prima chitarra, l'ho semplicemente girata.

  

Forse sarai stufo che ti chiedano sempre di Prince, ma puoi raccontarci (per l'ennesima volta) com'è stato suonare con lui? E farlo da ventenne, poi. Hai un'aneddoto, un ricordo particolare?

Suonare con Prince ha cambiato la mia vita. Non me ne sono reso conto mentre ero con lui a Paisley Park, ma dopo la sua morte ho iniziato a pensare che quello fosse lo spunto di cui avevo bisogno. Quei concerti "Paisley Park After Dark" che abbiamo suonato insieme alla fine del 2015 sono stati fantastici. Prince alla chitarra, alle tastiere e a cantare, io al basso, Kirk Johnson alla batteria, Donna Grantis alla chitarra e Adrian Crutchfield agli strumenti a fiato: quei jam nella NPG Music Club Room sono ricordi speciali per me. Registrare con Prince è stato un altro momento speciale. Prince stava registrando alcune jam con me, Kirk e Adrian. Abbiamo registrato alcune cose simili a Madhouse o N.E.W.S. Prince ci disse che avrebbe chiamato il progetto "Black Is The New Black". Uno dei brani che è stato pubblicato mentre Prince era ancora qui era "Ruff Enuff", Prince lo ha pubblicato sotto il mio nome "MONO NEON". Quindi c'erano "Ruff Enuff" e altri tre o quattro brani che ricordo di aver registrato con lui... o forse di più. Non so cosa Prince avesse in mente per quelle registrazioni, se doveva essere solo un progetto strumentale come il suo album "N.E.W.S" o se avrebbe aggiunto la sua voce in seguito o se avremmo registrato altro... non lo so, ma voleva pubblicarli. Un altro ricordo che tengo caro è stato andare a vedere "Kung Fu Panda 3" con Prince e la band al Chanhassen Cinema!

  

MonoNeon (foto Kii Arens) 

 

Hai iniziato a suonare molto piccolo e il successo è arrivato quando eri ancora giovanissimo. Come si sopravvive al proprio successo?

La mia sopravvivenza consiste nel continuare a creare, non importa cosa. Continuo a scrivere le mie canzoni, a esercitarmi e a rimanere coinvolto anche nei momenti difficili.

 

      

Come descriveresti la tua città, Memphis, Tennessee? Com'è oggi, la sua atmosfera e l'ambiente musicale? E com'era crescere lì negli anni '90?

Memphis è nel mio sangue, il blues che ho sentito provenire da Memphis fin da quando ero nel grembo di mia madre è ancora dentro di me e non se ne andrà mai. Mia madre mi ha raccontato storie di quando era incinta di me e stava con mio padre in studio durante le registrazioni, era con lui ai concerti, ecc... la musica mi è stata data sin dalla nascita. Essere di Memphis... cresciuti a Memphis... ti rende un po' grezzo (ride)! Sono cresciuto a Orange Mound/Fairhills,quindi ero circondato non solo dal blues, ma anche dalla musica di 8Ball and MJG, Playa Fly, Gangsta Boo, Project Pat, Three 6 Mafia: quando i miei cugini facevano da babysitter, anche quella era la musica che sentivo.

 

Cosa c'è in programma, quali sono i tuoi piani per il 2024? E per il 2042?

Il mio piano è continuare a pubblicare la mia musica, fare tour, stare sul palco di fronte al pubblico a cantare le mie canzoni. Cercare costantemente modi per suonare esattamente ciò che sento. E continuare a essere complicato come sono!

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti