Santa Maria dei Servi durante il concerto (foto di Nicola Contarini)

cattedrali sonore

Anna von Hausswolff in concerto è un rituale oscuro e bellissimo

Nicola Contarini

La musicista svedese ha suonato nella basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna. Un tour in giro per l'Europa, facendo tappa dove si trova un organo a canne adatto per suonare la musica di "All Thoughts Fly", il disco strumentale che questa sacerdotessa oscura ha dedicato al bosco di Bomarzo. Il racconto del concerto e un'intervista

Non solo gli Abba: la Svezia ci ha dato anche Anna von Hausswolff, che ha suonato in concerto a  Bologna, nella basilica di Santa Maria dei Servi la sera del 29 novembre. L’ha portata qui il prestigioso organo a canne Tamburini opus 544, costruito nel 1968 su progetto di Luigi Ferdinando Tagliavini. Von Hausswolff è una musicista classe 1986 che ha fatto del suono dell’organo il suo tratto distintivo. Ma niente musica sacra: Anna suona dark e gothic. I critici la fanno erede del filone di “sacerdotesse oscure”, da Nico fino a  Jarboe e Diamanda Galás. La sua voce è teatrale, si estende dal capriccio infantile alla sfuriata a pieni polmoni. Tuttavia, questo è un tour speciale, in cui non si sentirà cantare. Von Hausswolff ha preferito passare da un organo all’altro attraverso l’Europa, dedicandosi solo a suonare la musica di “All Thoughts Fly”, suo ultimo disco pubblicato nel 2020 e interamente strumentale.

“Ogni organo suona in modo diverso – spiega  al Foglio –, a ogni tappa faccio almeno 4 ore di registrazioni, poi le provo con i miei co-organisti. Ogni strumento mi pone diverse sfide di dinamica e di suono”. Agli antipodi del rock chitarra in spalla. E i rockettari presenti sembrano confusi anche dalla location. “Da quando è morto il direttore della cappella, padre Pellegrino Santucci che era molto conservatore – ci racconta una signora bolognese doc tra il pubblico –, l’ordine dei Servi di Maria ha cambiato approccio. Ora si fanno concerti di ogni tipo”. Anche diversi eventi del Festival internazionale di Musica AngelicA. Così il pubblico è eterogeneo e va dai punk agli habitué dei concerti nella basilica.

E per tutti, la musica di lunedì sera è stata un’esperienza fuori dal comune. Organo e suoni elettronici: cattedrali sonore costruite su bordoni, singole note sostenute o ribattute ossessivamente, e poi una stratificazione dopo l’altra, sempre in crescendo, fino alla saturazione finale. Musica progressiva, minimalismo melodico e armonico, massimalismo dinamico. Le colonne e l’altare sono illuminati di rosso, intorno il buio. La maggior parte del pubblico non vede Anna e i suoi musicisti. L’effetto psicagogico è potentissimo, il primo applauso arriva solo a metà concerto. Poi, uno spiraglio di luce: il brano è “Persefone”, struggente melodia che porta il rituale a un nuovo livello di sacralità. Perché “All Thoughts Fly” è ispirato al Sacro Bosco di Bomarzo – “Ogni pensiero vola” è la scritta sulle labbra della testa d’orco che campeggia anche sulla copertina del disco.

“Il mio compagno italiano mi ha portato al Sacro Bosco a dicembre 2017 – racconta von Hausswolff –. Il simbolismo arcano mi era difficile da capire e ha scatenato la mia immaginazione. Mi ha colpito anche lo scenario e la storia dietro al parco: un luogo triste e dimenticato, ma anche un monumento all’amore, bellissimo e selvaggio”. Ascoltate l’incipit del disco, “Theatre of Nature”. Abbiamo chiesto ad Anna come abbia composto quel primo maestoso passaggio di organo, quali scale e armonie abbia usato: “Non ricordo, a me la musica semplicemente ‘arriva’. Non la analizzo. Quel brano mi sembrava giocoso, l’eco delle note suonate su ottave diverse mi ha fatto visualizzare le rane canterine del Sacro Bosco. Penso che il grottesco delle statue combinato con la natura e gli animali renda il parco un luogo comico in un certo senso, giocoso”.

Il concerto si chiude senza bis, il pubblico continua ad applaudire, Anna si avvicina per foto e autografi. Il suo legame con l’Italia è speciale. Sappiamo che ama Franco Battiato e che dopo la sua morte, lei ha iniziato a lavorare a una cover. Proviamo a farci dire che canzone ha scelto, ma non cede: “È pronta, registrata! Ma mi sento timida per rivelarla, ho bisogno di tempo”.