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il foglio del weekend

Un Gattopardo di nome Jagger

Salvo Toscano

Il cantante degli Stones ha scelto il buen retiro. L’Inghilterra e la nobiltà siciliana, come nel romanzo di Tomasi di Lampedusa

C’è un signore che ha trascorso gli ultimi mesi in una bella villa nel sud-est della Sicilia, dalle parti di Noto, il gioiello del barocco siciliano, in quegli scenari spettacolari che il mondo ha ammirato nella fortunatissima serie tv del Commissario Montalbano. Il gentiluomo inglese, settanta passati da un pezzo, gli ottanta all’orizzonte, vive circondato da famigli lontano da occhi indiscreti, limitando le sue frequentazioni a principi e principesse della bella nobiltà siciliana, quella che richiama alla memoria il Gattopardo. E forse può stupire qualcuno che l’ospite britannico della Sicilia del principe Salina sia lo stesso ex ragazzo che qualche anno fa incarnava la voglia di trasgressione di un’intera generazione in lungo e largo per il mondo, che in quel ‘68 infuocato cantava versi rivoluzionari chiedendosi “che cosa può fare un povero ragazzo se non cantare in una band di rock’n’roll?”. Ma all’epoca il gentiluomo inglese non era ancora Sir, era “solo” Mick Jagger, frontman dei Rolling Stones e icona planetaria.

 

Il mitico cantante degli Stones forse la più grande rockstar vivente, ha scelto la Sicilia come buon retiro quando la situazione della pandemia in Gran Bretagna era parecchio inguaiata. Con i suoi settantasette anni, settantotto a luglio, la prudenza non è mai troppa di questi tempi. E Jagger si è trasferito lontano da occhi indiscreti nella pace delle campagne di Noto, in provincia di Siracusa. Una lunga vacanza nel cuore del Mediterraneo all’insegna della massima riservatezza. Per mesi, infatti, i media hanno ignorato la sua presenza. Solo qualche sortita fuori porta ha svelato l’arcano, attirando comprensibilmente l’attenzione della stampa locale inaspettatamente alle prese con una superstar di caratura mondiale. Come quando Sir Mick si è materializzato ad Agrigento per visitare quella meraviglia della Valle dei Templi. Poteva mai perdersi uno spettacolo simile? Quel giorno, Jagger è andato a pranzo in un ristorante vista mare a San Leone, il lido agrigentino, locale a lui riservato per l’occasione. Si è presentato accompagnato dai suoi due manager e da un importante servizio di sicurezza. Niente foto e autografi, solo relax, mare e buon cibo, per la precisione un filetto di tonno e pomodorini secchi, una cupoletta di pesce spada con olive nere, tortelli di broccoletti e gambero rosso e di un flan al cioccolato amaro e gelato di amaretti ed arancia, tutto cucinato dallo chef Damiano Ferraro del ristorante “Capitolo Primo” di Montallegro.

 

Mick qualche settimana dopo è apparso anche a Palermo, a Palazzo Reale, incantandosi dello spettacolo mozzafiato della Cappella Palatina. Ad accoglierlo nella sede del Parlamento siciliano il presidente dell’Assemblea regionale ed ex ministro forzista Gianfranco Micciché, rockettaro sfegatato (ha una collezione di dischi d’epoca invidiabile), che non si è lasciato scappare mezza parola sul riservatissimo vis a vis con il suo idolo. Dopo Palermo, di cui Jagger ha anche visitato i vicoli e le botteghe nel centro storico (lasciando di stucco i titolari), è toccato a Monreale e al suo spettacolare duomo normanno, patrimonio dell’umanità dell’Unesco insieme con il sopra citato Palazzo dei Normanni. Nella cittadina che sovrasta Palermo, Jagger ha fatto una capatina domenicale, ha ammirato i famosi mosaici e ha chiesto che si suonasse il grande organo della cattedrale. Come dirgli di no?

 

  

 

La quotidianità sicula da Grand Tour d’altri tempi di Sir Mick Jagger l’ha raccontata su Repubblica Enrico Del Mercato. “Ogni settimana diceva: domani torniamo a Londra e invece alla fine rimaneva qui”, racconta, citata nel reportage, Luisa Beccaria, stilista dall’albero genealogico deluxe e moglie del principe Lucio Bonaccorsi, tra i pochi amici siciliani ammessi alla presenza della rockstar. Noblesse oblige. E Bonaccorsi non è l’unico amico siculo dal sangue blu di Sir Michael Philip. A Palermo, ad esempio, ad accompagnarlo c’era la principessa Vittoria Alliata, che gli ha fatto da interprete. Ordinaria amministrazione per la letterata che per prima tradusse in italiano “Il Signore degli anelli” di Tolkien, a proposito di link tra l’arte britannica e la Sicilia blasonata.

 

Vecchia storia, peraltro, quella delle amicizie inglesi della nobiltà siciliana. Immortalata in una celeberrima pagina del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, quando il Principe di Salina riceve la visita di Chevalley che vuole introdurlo nel Senato sabaudo. Il protagonista a quel punto narra il celebre aneddoto della visita a Palazzo di due ufficiali inglesi, giusto pochi giorni prima dell’arrivo di Garibaldi. “Uno di loro, poi, mi chiese che cosa veramente venissero a fare, qui in Sicilia, quei volontari italiani. ‘They are coming to teach us good manners’, risposi ‘but won’t succeed, because we are gods’. ‘Vengono per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché noi siamo dèi’. Credo che non comprendessero, ma risero e se ne andarono”.

 

Certo, a riascoltare quella “Street Fighting Man”, classico rivoluzionario del 1968 dei Rolling Stones, tutta questa parata di principi e principesse della Sicilia gattopardesca al fianco di Mick un po’ colpisce. All’epoca, la celeberrima bocca del leader degli Stones cantava, ispirato da una manifestazione pacifista davanti all’ambasciata americana a Londra, che “il tempo era giusto per combattere nelle strade” e che era quello “giusto per una rivoluzione a Palazzo”. E ancora: “Il mio nome è Disturbo. Griderò e urlerò, ucciderò il Re sbraiterò contro i suoi servi”. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, più di cinquant’anni. Un’eco lontana rispetto ai giorni d’oggi, trascorsi da Jagger in Sicilia come un moderno Goethe, insieme con la giovane compagna, l’ex ballerina classica Melanie Hamrick, il loro figlioletto di quattro anni, la guardia del corpo, una cuoca, il maggiordomo francese e una tata che si occupa del bambino.

 

I tempi cambiano e con essi le icone. Qualcuno sui social ha puntato il ditino contro Jagger a cui è stato consentito di visitare anche monumenti chiusi al pubblico causa Covid. Da simbolo della trasgressione a epigono della casta, insomma. Qualcun altro ha ribattuto che di Mick Jagger ce n’è uno solo, e dagli torto.

 

Che poi, di frequentazioni principesche, la biografia della voce di “Satisfaction” non mancava. Qualche tempo fa, i rotocalchi gossippari parlarono addirittura di un menage amoroso tra Jagger e la principessa Margaret, sorella di Sua Maestà Elisabetta II. Di certo, fra il rocker e la contessa di Snowdon, morta nel 2002 (un anno prima che la sorella nominasse Jagger baronetto), nacque un’amicizia solida che durò anni. Se poi si colorò delle tinte della love story vai a saperlo. Quello che si sa è che il trasgressivo Jagger è considerato in patria un sostenitore del Partito Conservatore britannico (gradito di certo alla nobiltà inglese più del Labour), avendo manifestato ai tempi le sue simpatie politiche per Margaret Thatcher, la lady di ferro apparentemente quanto di più lontano possibile dal sex, drugs and rock and roll incarnato come nessun altro dal leader degli Stones.

 

 

 

E sì, perché l’equazione artista uguale di sinistra, radicata in Italia e in qualche modo in America (seppur con notevoli eccezioni), in Inghilterra a volte funziona meno. Per quanto possa fare impressione agli italiani prendere atto delle simpatie conservatrici di un’icona che ha dato voce al malcontento e alla protesta giovanile per generazioni. Jagger ad ogni modo di recente ha detto espressamene di voler essere considerato apolitico, annullando la sua partecipazione a un evento con il conservatore David Cameron proprio per non essere strumentalizzato, pur prendendo posizione, da convinto unionista, contro la secessione della Scozia.

 

E si rassegnino gli irriducibili romantici che soffrono di fronte all’imborghesimento dei simboli della ribellione giovanile di un tempo. E’ un copione già visto, e da quel dì. Il working class hero John Lennon d’altronde non si faceva notare a cavallo tra Sessanta e Settanta in giro per le strade di Londra su una gigantesca Rolls Royce Phantom V con decorazioni psichedeliche e con mastodontico autista? Per poi trasferirsi con Yoko Ono a Tittenhurst Park, la residenza principesca in stile Tudor (con tanto di laghetto e barca a remi da fidanzatini di Peynet) che i coniugi Lennon in seguito lasciarono per andare a vivere a New York (e finire nelle mire dell’Fbi per le loro simpatie sinistrorse).

 

Il problema peraltro è tutto delle vecchie generazioni, quelle rimaste legate all’iconografia della rockstar brutta sporca e cattiva, o peggio sofferente e disadattata, come nei Novanta del grunge made in Seattle. I giovani del nostro tempo, quelli della generazione Z, degli smartphone, hanno archiviato quel modello da un pezzo, basti guardare all’iconografia dei trapper di oggi, al loro sfoggio di ricchezza e lusso in tutte le salse. Il tempo del coretto dei fan che voltavano le spalle all’idolo imborghesito dicendo “ma non è giusto che tu hai tutto e noi invece no”, come nella geniale “Cantautore” di un immenso Edoardo Bennato, sono lontani. E il Jagger Gattopardo non fa né caldo né freddo. Anzi, i siciliani in fondo sperano che la calda ospitalità della Trinacria ispiri il mitico rocker per il prossimo disco. Chissà, d’altronde la storia d’amore tra Jagger e l’Italia è lunga. Mick e Bianca Jagger scelsero Venezia per la loro luna di miele e negli ultimi vent’anni la rockstar inglese si è fatta vedere più volte tra Como, Livorno e l’isola d’Elba. Ma l’ultimo colpo di fulmine si chiama Sicilia. Repubblica ha scritto che a marzo al cancello della villa siciliana di Jagger si è presentato Matt Clifford, tastierista e compositore: un indizio che, ipotizza il quotidiano, avvalorerebbe le voci secondo le quali il soggiorno siciliano di Jagger sarebbe servito a buttare giù note e testi del prossimo attesissimo album degli Stones, con la Sicilia nei panni della musa ispiratrice, come già fu, tra gli altri, per Richard Wagner. E quella per i fan siciliani sarebbe proprio una bella satisfaction.

 

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