Sette anni senza Lucio Dalla in sette canzoni

A Montreaux il primo marzo del 2012 moriva il cantautore bolognese: "Ma che bella mattina, il cielo è sereno / Buonanotte, anima mia / Adesso spengo la luce e così sia"

Giovanni Battistuzzi

"Ma che bella mattina, il cielo è sereno / Buonanotte, anima mia / Adesso spengo la luce e così sia". Come in Cara così a Montreaux il mattino del primo marzo 2012. Lucio Dalla morì quel giorno: un infarto in una tersa mattinata svizzera. Lì aveva suonato la sera prima. Sul palco il solito Dalla, giù dal palco qualche bicchiere, poi una sensazione di stranezza, come se qualcosa non andasse. Stanchezza, dirà ai musicisti. L'indomani la notizia che ha sorpreso un po' tutti, perché è sempre sorprendente quando accade una cosa così.

 

Di Dalla sono rimaste le canzoni e “l'idea che un cantautore così, con una sensibilità così, con un'intelligenza così e un'ironia così, se va bene non lo rivedremo più”, ricordò pochi giorni dopo il poeta e paroliere Roberto Roversi.

  

Di Dalla è rimasta la sensazione che “forse non lo abbiamo apprezzato abbastanza”, recitava uno striscione della curva del Bologna il 4 marzo durante la partita contro il Novara.

  

Di Dalla è rimasta “la sua capacità di ironizzare sulle imperfezioni della vita”, raccontò Pino Daniele.

 

Di Dalla è rimasto “l'unico soprannome che mi piace: Principe. Perché Lucio Dalla mi soprannominò così durante Banana Republic”, raccontò Francesco De Gregori. E con Francesco De Gregori Lucio Dalla duplicò le loro canzoni, “perché così chi ci ascolta avrà il doppio del tempo per stufarsi”, sorrise il cantautore bolognese.

 

 

Di Dalla è rimasta “un'infinita umanità e un'insaziabile cultura”, è rimasta “una partita del Bologna”, un “'Sai che torno ad Amburgo, ti ricordi che bello quando ci siamo andati insieme?', e mi ha fatto venire nostalgia. Gli ho detto: ‘Quasi quasi parto con te'”, ricordò Gianni Morandi.

 

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