Pierpaolo Piccioli - foto Ansa

Moda e affari

Il polso di Kering in Valentino. Salta il direttore creativo Piccioli

Fabiana Giacomotti

Il primo effetto della nuova governance è l'addio della figura amatissima nel mondo della moda. Sognatore, colto e affettuoso. Inadatto, forse, a questi tempi difficili

Ormai nella moda ci si sveglia alla mattina con l’ansia e una vaga premonizione che salterà una nuova testa, che qualche altro direttore creativo deciderà di darsi alla beneficenza, che questa maledetta crisi di fatturati, che è ormai definitiva, il mercato del lusso sta ritrovando i propri fondamentali naturali, fatevene una ragione cari azionisti/analisti/manager, richiederà comunque una nuova testa, un nuovo sacrificio, un nuovo cambio. L’ultima separazione, sancita pochi minuti fa benché se ne sussurrasse da quando Kering, la scorsa estate, iniziò a sostituire il fondo qatarino Mayhoola in Valentino, è quella di Pierpaolo Piccioli. Forse il creativo più amato della moda italiana, un grande sognatore capace di infondere nelle proprie collezioni bellezza e spirito di comunità. L’ultima collezione di pret-à-porter, interamente calibrata sul nero, splendida, paragonabile a una haute couture e forse il problema sta proprio in questo, aveva sfilato poche settimane fa a Parigi. Oggi il comunicato, elegante come si conviene ma veramente definitivo, una stilettata: “La Maison Valentino e il suo Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli comunicano la loro decisione congiunta di interrompere la loro collaborazione. Dal 2016, Pierpaolo Piccioli, nel ruolo di direttore creativo, ha influenzato significativamente il percorso della maison con la sua visione, dedizione e spirito innovativo, influenzando un capitolo cruciale nella storia dell’azienda”.
 

Misurato il ceo, Jacopo Venturini, artefice dei successi di molti brand negli ultimi vent’anni, da Prada a Gucci: “Sono grato a Pierpaolo per il suo ruolo di Direttore Creativo e per la sua visione, impegno e creatività che hanno portato la Maison Valentino a quello che rappresenta oggi”. E straordinariamente elegante il commento di Pierpaolo Piccioli, che vale la pena di riportare per intero: “Non tutte le storie hanno un inizio e una fine, alcune vivono una specie di eterno presente che brilla di una luce intensa, così forte da non lasciare ombre. Sono stato in questa azienda per venticinque anni, e per venticinque anni sono esistito ed ho vissuto insieme alle persone che con me hanno intessuto le trame di questa storia bella che è mia e nostra. Tutto è esistito ed esiste grazie alle persone che ho conosciuto, con cui ho lavorato, con cui ho condiviso sogni e creato bellezza, con cui ho costruito qualcosa che appartiene a tutti, e che resta immutabile e tangibile. Questo patrimonio d’amore, di sogni, di bellezza e di umanità, lo porto con me, oggi e per sempre. Questa è la bellezza che abbiamo creato, è vita, speranza, opportunità e gratitudine, è la mia gente, il mio cuore, è l’amore che ti regala tutte le possibilità del mondo, soprattutto quelle che da solo non potresti immaginare. Grazie a ogni singola persona che ha reso possibile in un modo o nell’altro tutto questo, è stato un privilegio e un onore condividere il mio percorso, e i miei sogni, con voi. E grazie al Signor Valentino e a Giancarlo Giammetti che mi hanno consegnato il loro”.
 

Piccioli era arrivato in Valentino con Maria Grazia Chiuri dopo una lunga esperienza da Fendi, artefici entrambi di accessori di grande successo e dunque preziosissimi in un’azienda nota fino a quel momento soprattutto per l’abbigliamento”. Ora, speriamo che questo adorabile, eterno ragazzo che non ha mai voluto lasciare la sua Nettuno, che ti parla di moda e di Italo Calvino come dei successi giornalistici sportivi di suo figlio, si prenderà un attimo di riposo. La maison Valentino dice che un nuovo creativo verrà scelto a breve. Come nel caso di Alessandro Michele, avrà davanti a sé un compito arduo, anche per trovare spazio nei cuori dei critici di mezzo mondo. (E' possibile che si pensi a Matthieu Blazy, firma di culto e oggettivamente un po' sprecato a Bottega Veneta).

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