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Il foglio della moda

Un marchio di garanzia per la moda in time

Alessandro Nardone

Il presidente di Centergross Piero Scandellari ha lanciato la proposta di realizzare una certificazione di sostenibilità per le aziende del fashion. Chi rispetterà questi criteri potrà accedere ai sostegni europei previsti per le imprese impegnate in una transizione verso pratiche più sostenibili 

Entro il 2030, i prodotti tessili immessi sul mercato dell'UE dovranno essere durevoli, riciclabili, e in larga misura costituiti da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e prodotti nel rispetto dei diritti sociali e dell'ambiente. Una transizione essenziale per affrontare le sfide legate alla costante crescita di produzione e consumo. L’Unione europea infatti ha avviato un iter per una maggiore sostenibilità dell'ecosistema tessile promuovendo cambiamenti radicali e ormai necessari nel modo in cui i prodotti tessili sono progettati, fabbricati, utilizzati e buttati. I dati tratti dalla comunicazione della commissione UE al Parlamento europeo riportano che tra il 2000 e il 2015 la produzione mondiale di prodotti tessili è quasi raddoppiata e il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63 per cento entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate nel 2030.

L’industria del tessile in Europa impiega 1,5 milioni di persone, distribuite in più di 160mila aziende, la maggior parte delle quali sono pmi. La maggior parte dei capi di abbigliamento e dei prodotti tessili per la casa consumati in Europa sono importati da paesi terzi. Nel 2019, l'Unione Europea è stata uno dei maggiori importatori mondiali di capi di abbigliamento per un valore complessivo di 80 miliardi di euro. Questi dati confermano come il consumo di prodotti tessili, rappresenti attualmente in media il quarto maggiore impatto negativo sull'ambiente e sui cambiamenti climatici e il terzo per quanto riguarda l'uso dell'acqua e del suolo. Parallelamente, ogni anno in Europa vengono buttati circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, pari a 11 chili a persona. In questa sfida, l’Italia riveste un ruolo cruciale. L’iter per regolamentare il mercato è avviato e si lavora alle nuove norme europee per contrastare le degenerazioni del fast-fashion e tutelare il Made in Italy e tutta la sua filiera del tessile.

Di recente Centergross Bologna, il più importante polo europeo del pronto moda Made in Italy, ha promosso e ospitato l’incontro “La strategia dell’Unione europea per un tessile sostenibile e circolare” organizzato in collaborazione con il Parlamento Europeo in cui sono intervenuti, fra gli altri, gli europarlamentari Alessandra Moretti, Carlo Fidanza e Sabrina Pignedoli e Maurizio Molinari, capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano. L’obiettivo comune è sostenere le aziende per affrontare le sfide del nostro tempo proteggendo e valorizzando il tessuto economico locale italiano. La transizione verso pratiche più sostenibili non deve mettere in difficoltà le imprese, piuttosto offrire opportunità di crescita e innovazione. Un approccio bilanciato che deve tenere conto sia delle esigenze ambientali, ma anche delle necessità economiche creando un futuro sostenibile per tutti. Il presidente di Centergross, Piero Scandellari, ha lanciato la proposta di realizzare un “marchio di garanzia del pronto moda italiano” come esiste nel food, una certificazione per chi rispetta determinati criteri. Solo a queste condizioni si dovrebbe poter accedere ai sostegni europei che saranno previsti incentivando dunque le buone pratiche, avvantaggiando i produttori e non ostacolando il loro lavoro, soprattutto quello dei più piccoli, perché se la sostenibilità presuppone grandi investimenti, questi devono essere favoriti e sostenuti e non possono ricadere solo o tutti a carico dei produttori.

Sostenibilità ambientale, sicurezza dei trattamenti e dei materiali utilizzati, tutela dei diritti dei lavoratori dovrebbero essere discriminanti per stabilire regole normative per le aziende. Coloro che non rispettano questi standard, multinazionali o singole aziende, dovrebbero affrontare conseguenze significative, perché il prezzo della sostenibilità non può gravare sulle tasche dei piccoli produttori e commercianti italiani ed europei e sul consumatore finale. Se così non fosse, si finirebbe per favorire ulteriormente chi produce non rispettando norme di sicurezza e diritti umani fondamentali. La combinazione di sostenibilità e innovazione dimostra che le aziende possono crescere senza compromettere l’etica e la qualità, valori riconosciuti a Centergross e al Pronto Moda dal Ministro a Imprese e Made in Italy Adolfo Urso in occasione dell’ultima sfilata a Bologna. Il distretto è in prima fila nel favorire nuove norme, consapevole della necessità di promuovere la sostenibilità nell’industria tessile adottando regolamenti equi e restrittivi a tutela delle imprese europee.

Alessandro Nardone è Communication manager

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