Valentino continua a ricordare a tutti che cosa sia la moda

fabiana giacomotti

All'imbrunire, vestiti tutti di bianco, nella Darsena Novissima dell'Arsenale di Venezia, per dare un primo sguardo alla collezione couture inverno 2021-2022

Un primo sguardo sulla collezione couture inverno 2021-2022 di Valentino, disegnata e diretta da Pierpaolo Piccioli. Circa ottanta abiti, di cui ventidue creati grazie a una collaborazione peer-to-peer con diciassette artisti italiani e internazionale. Luoghi, numeri e nomi per capire, modello vecchio giornalismo di cronaca. Il “Chi” vi è già stato detto. Questi i nomi degli artisti che hanno collaborato, abbastanza stupefatti della fortuna: Alessandro Teoldi, Anastasia Bay, Andrea Respino, Benni Bosetto, Rui Wu, Francis Offman, Guglielmo Castelli, James “Jamie” Nares, Joel S. Allen, Kerstin Bratsch, Katrin Bremermann, Luca Coser, Malte Zenses, Patricia Treib, Sofia Silva, con la curatela di Gianluigi Ricuperati.

  

  

Dove: le Gaggiandre (o Gagiandre), due imponenti tettoie acquatiche realizzate tra il 1568 e il 1573 nella Darsena Novissima dell'Arsenale di Venezia e adibite al ricovero delle galere a remi che non necessitavano di alberatura. Le capriate di quasi 25 metri, appoggiate su tre file di archi e tozzi pilastri con conci in pietra d’Istria, sono tra le più vaste esistenti in laguna. Il nome Gagiandra pare si riferisca o alla somiglianza della sagoma della copertura alla corazza delle testuggini (gagiandre in dialetto veneziano) o a delle speciali zattere armate che servivano, in tempo di guerra, a sorreggere le grosse catene che chiudevano le bocche di porto.

 

Quando: all’imbrunire del 15 luglio. Con l’opera colossale “L’olmo” di Giuseppe Penone nei pressi.

  

Come. Ospiti vestiti tutti di bianco, per non turbare l’essenzialità architettonica del luogo e anche per immergersi nell’atmosfera di introspezione

   

Quanti: circa ottanta abiti, di cui poco più di venti realizzati grazie al dialogo con gli artisti. Gli sltri, pennellate di colori monocromatici e di rigori di taglio. A piede della descrizione di alcuni abiti, sul cahier della sfilata si trovano non di rado scritte che rimandano a 500-600- fino a 720 ore di lavorazione. Per ciascuno, si intende. Modelle e modelli, spesso in alternanza di mantelle e guanti e gonne a portafoglio.

  

Perché. Perché la couture questo può permettersi. Di continuare a ricordare a tutti che cosa sia la moda, quando non è industria, e cioè pensiero, artigianato di altissima scuola, riflessione sul sé e sull’identità

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