Xiaomi SU7 - foto via getty Images

Polemiche e fantasia

I meriti immaginari di Urso e Bignami sul caso dell'auto elettrica Xiaomi (che non si chiama) Modena

Nicolò Zambelli

Dopo l'Alfa Romeo Milano scoppia un altro caso di italian sounding legato alle automobili. Il sindaco Pd di Modena fa asse con il ministro del Made in Italy, il viceministro dei Trasporti festeggia la vittoria. Ma non c'è nessun passo indietro dell'azienda cinese

Dopo il caso dell'Alfa Romeo Milano, ribattezzata Alfa Romeo Junior, nei giorni scorsi il ministro delle Imprese Adolfo Urso, l'azienda cinese Xiaomi e la città di Modena sono diventati i protagonisti di una nuova querelle legata all'italian soundingQuesta volta al centro della polemica ci è finita la prima auto elettrica di Xiaomi, la "Xiaomi Su7", o, com'è stata ribattezzata nel corso del weekend da alcuni articoli e da alcuni membri del governo "Xiaomi Modena".
 

Il caso è stato sollevato venerdì scorso dal sindaco della città emiliana Gian Carlo Muzzarelli (Pd), che si è scagliato contro l'azienda cinese per la scelta del nome e ha chiesto un intervento del governo, anche alla luce della vicenda legata all'Alfa Romeo. Dopo varie polemiche e dichiarazioni, ieri Xiaomi ha precisato che l'auto non si è mai chiamata "Modena" e che non è previsto che il nome della città sia utilizzato per pubblicizzare la vettura. Eppure ora il governo rivendica il merito di aver fatto cambiare idea all'azienda cinese. 

 

 

Partiamo dall'inizio. Durante un discorso in occasione del Motor Valley Fest dello scorso 3 maggio, il festival che celebra le aziende dell'automotive presenti in Emilia Romagna (Maserati, Ferrari, Ducati, Lamborghini), il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha portato all'attenzione dei presenti il caso legato alla nuova auto elettrica di Xiaomi. "Non possiamo accettare neanche l'idea che una casa automobilista cinese dia il nome 'Modena' a uno dei suoi prodotti. Ho dato mandato ai legali del Comune per capire cosa fare per evitare che il brand 'Modena' venga sfruttato da qualcuno che non è nemmeno presente in Italia e non produce qui nel nostro territorio", ha detto il primo cittadino annunciando battaglia.
 

Sulla questione Muzzarelli ha chiesto l'intervento del governo. E il governo è intervenuto attraverso il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha subito sostenuto le posizioni del primo cittadino: "Ho avuto una conversazione telefonica con il sindaco di Modena al quale ho assicurato il massimo sostegno del Mimit. Ho inoltre illustrato al sindaco quanto introdotto dal nuovo regolamento europeo sulle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali. E a tal fine gli uffici del ministero hanno già effettuato una prima ricognizione su oltre duecento luoghi in Italia tipici per le loro produzioni, che possono rivendicare il riconoscimento di 'indicazione geografica' previsto nel nuovo regolamento a tutela dei consumatori e dei produttori Ue".

 

 

La vicenda poteva chiudersi lì, con Xiaomi che precisava la sua posizione e rivendicava le sue scelte attraverso un comunicato stampa. Se non fosse che oggi, sempre il ministro Urso, a margine di un intervento a Parma, è tornato sull'argomento, dichiarando: "Dopo il mio intervento molto chiaro e netto di sabato a sostegno delle giuste rivendicazioni del sindaco di Modena la casa automobilistica ha contattato il ministero per assicurare che non avrebbe utilizzato il nome Modena su un prodotto realizzato interamente in Cina e che avrebbe rispettato comunque tutte le norme sulle indicazioni fallaci a tutela del consumatore e della produzione nazionale che il ministero ha evidenziato con molta chiarezza affinché le imprese sappiano regolarsi".
 

A rincarare la dose è stato anche il viceministro dei Trasporti Galeazzo Bignami: "La decisione di Xiaomi di non chiamare 'Modena' la propria auto elettrica è l'ennesima prova della concretezza del lavoro e della capacità del governo Meloni di mantenere le promesse. Il ripensamento dell'azienda, dettato anche dall'azione portata avanti dal Ministro Urso, è una scelta di buonsenso, destinata a tutelare le eccellenze italiane. Questo esecutivo difenderà sempre la nostra Motor Valley, che fa del made in Italy garanzia di qualità nell'iconica produzione automobilistica e motociclistica italiana".
 

Entrambi gli esponenti del governo Meloni fanno riferimento alla precisazione di Xiaomi arrivata lunedì mattina attraverso un comunicato stampa nel quale l'azienda ha sì detto che l'auto non si chiamerà "Xiaomi Modena", ma anche specificato che quello non è mai stato il nome ufficiale della vettura. Anzi, il nome scelto dal colosso del tech è "Xiaomi Su7" e, nella nota l'azienda spiega che il nome "Modena" era stato accostato all'auto solo per identificarne l'architettura e come nominativo di progettazione interna. Per altro, il progetto del telaio dell'auto così rinominato era già stato presentato a Pechino il 28 dicembre scorso.
 

Nessun ripensamento da parte dell'azienda, quindi, al contrario di quello che ha detto Bignami. E nessun risultato può rivendicare neppure Urso, tanto che l'identificativo dell'architettura della piattaforma continuerà a chiamarsi "Xiaomi EV Modena Architecture" e l'auto "Xiaomi Su7", come previsto dall'inizio. Ma l'occasione era perfetta per sollevare polemiche utili in campagna elettorale. Peccato che questa assidua difesa del Made in Italy si fermi soltanto ai nomi.