Come fare bella figura senza necessariamente sapere quel che si dice.

I regali di Natale

Andrea Ballarini

Possiamo cercare di ignorarli, ma chi riesce davvero a non occuparsene neanche un po’?

- Una spada di Damocle sui weekend di dicembre.

 

- Dire di cominciare a stare in ansia a ottobre.

 

- Proclamare di averli aboliti da anni qualifica come persona anticonformista e aliena dai vuoti rituali del consumismo. Nondimeno restarci male se nessuno ve ne fa.

 

- Dileggiare chi si accalca nei negozi il pomeriggio della vigilia. Scontato. Valutare se far partire un pippone anticonsumistico, nel qual caso, citare il Marcovaldo di Calvino.

 

- Nella settimana precedente il Natale, navigare compulsivamente alla ricerca di suggerimenti, ma trovare solo televisori ultratecnologici da 5.000 Euro o accessori per cucina surreali, come la stella ninja tagliasfoglia. Stigmatizzare.

 

- Vantarsi di regalare solo libri, perché un bel libro fa sempre piacere. Convenirne.

 

- Tuonare contro le Smartbox, capaci di rendere una noiosa incombenza persino un weekend in hotel di charme in luoghi incantevoli. I single sono autorizzati a riciclarle il giorno stesso in cui le ricevono; se sprovvisti di scontrino, inutile tentare di scambiarle presso una Feltrinelli con un equivalente importo in libri. Deplorare.

 

- Sostenere che i regali devono essere pensati con cura e ad personam, altrimenti sì che sono solo una clamorosa rottura di balle. Obiettare che la scelta ponderata non è alternativa alla rottura di balle.

 

- Offrirne di sottilmente allusivi alla condizione del destinatario (per es: uno spazzolino lavapiatti a un neolaureato in filologia latina ecc.), accompagnando l'apertura del pacchetto con risatine che esplicitino la sottesa ironia.

 

- Fabbricare confezioni sofisticatissime (patchwork, decoupage, stencil, cartotecnica ecc.) consente una maggior corrività nella scelta del regalo.

 

- "Non dovevi"; "È solo una sciocchezza"; "Giusto un pensiero"; "Non lo apro adesso, aspetto la mezzanotte"; "Oh, ma che bella sorpresa!". Espressioni usurate anche presso i target più tradizionalisti.

 

- Compiangere i redattori di magazine che all'inizio di dicembre sono costretti a radunare gruppi eterogenei di cazzate da stipare sotto il titolo: "Venti idee regalo per tutte le tasche".

 

- Scegliere un unico negozio (Ikea, Decathlon, Leroy-Merlin ecc.) in cui acquistare in una sola volta tutti i regali per amici, parenti e semplici conoscenti è comodo ma espone alla necessità di giustificare annaffiatoi di latta o tovagliette all'americana a forma di girasole. Rammaricarsene.

 

- Gloriarsi di avere adottato da anni l’approccio dada, consistente nel regalare oggetti volutamente privi di senso. Dire di avere donato Lallo Intervallo, uno dei coccodritti Kinder, a un importante dirigente d’azienda, che ancora lo esibisce con orgoglio sulla sua scrivania.

 

- Gondole veneziane al neon, bilici magnetici col duomo di Milano e i regali camp in genere hanno avuto il loro momento di popolarità anni addietro, ma ora sono irrimediabilmente tramontati: dibattere se rimpiangerli.

 

- La sera di Santo Stefano è molto avanti organizzare la riffa degli orrori, in cui ciascuno mette in palio i peggiori regali ricevuti, che poi sono accanitamente disputati dagli amici.

 

- Dichiarare di essersi allenati a lungo davanti allo specchio a simulare entusiasmo per il regalo della cognata; dopo anni avere raggiunto un accettabile grado di credibilità.

 

- Qualunque sia il regalo ricevuto, evitare di commentare: "Che originale!"

 

- La cravatta è così proverbialmente scontata che, donata con ironia, è tornata a essere un'ipotesi percorribile. Evitare i cravattifici resi tabù dagli yuppies vanziniani.

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