Balle di Natale

Annalena Benini

Prima o poi succede, ed è una delusione. La scoperta che nessun signore anziano e paffuto, vestito di rosso, ha mai attraversato i cieli su una slitta trainata da renne per portarci i regali, la certezza che il bicchiere di latte che gli abbiamo lasciato, premurosi, per anni, sul tavolo della cucina, è stato svuotato nella ciotola del gatto.

Prima o poi succede, ed è una delusione. La scoperta che nessun signore anziano e paffuto, vestito di rosso, ha mai attraversato i cieli su una slitta trainata da renne per portarci i regali, la certezza che il bicchiere di latte che gli abbiamo lasciato, premurosi, per anni, sul tavolo della cucina, è stato svuotato nella ciotola del gatto. Poiché questo articolo contiene rivelazioni sulla trama, che ormai chiamano tutti spoiler, non leggetelo se non volete avere la conferma che, purtroppo, Babbo Natale non esiste. Ma, di fronte a questo finale, e all’immagine di adulti che sistemano frettolosamente i regali sotto l’albero, spesso lasciandoli dentro i sacchetti con la scritta del negozio, ci sono diversi comportamenti e quindi possibili visioni del mondo: poiché, secondo un grafico dell’Atlantic, c’è un’alta percentuale di bambini che già a tre anni non crede all’esistenza di Babbo Natale, e ancora meno alla fata dei dentini, significa che un’alta percentuale di adulti, forse per un eccesso educativo, ha scelto la fredda verità: tre anni è un’età considerevole, sufficiente per sapere che non esistono renne volanti e elfi di Babbo Natale, l’astronave Lego te la compriamo noi, con la tredicesima, e già che ci siamo sappi che non esiste neanche la Befana, e che non sono nemmeno certo di essere tuo padre.

 

Questi bambini, educati alla spietatezza della realtà, andranno alla scuola materna, e poi alle elementari, a urlare: Babbo Natale è uno scherzo, me l’ha detto papà, controlla se non ci credi, seminando il dubbio fra i compagni che, tornati a casa, pretenderanno la prova dell’esistenza di tutta la polvere magica con cui ci piace abbellire il mondo dei ragazzini (o anche spaventarli, come fanno in Germania, con la minaccia del Krampus, il mostro che va a caccia di bambini cattivi). Ci sono genitori, però, che si impegnano tantissimo per preservare il mondo fatato, la possibilità di qualcosa di magico, anche costringendo ogni anno un cugino single di terzo grado (con andatura e profilo non troppo riconoscibili) a travestirsi da Babbo Natale, portare i regali dentro un sacco e bere il latte in cucina, per poi sparire nella notte. Secondo il grafico, il trentatré per cento dei bambini di nove anni, grazie agli sforzi ostinati degli adulti, crede ancora a Babbo Natale e gli scrive una letterina a inizio dicembre, che poi consegna fiducioso ai genitori perché la spediscano. Qualche ragazzino furbo, però, tende agguati: una bambina di otto anni ha deciso di scoprire da sola la verità, e non ha dato la letterina a nessuno, né ha risposto alle domande dei genitori su quali fossero i suoi desideri, per mettere alla prova la magia di Babbo Natale. Se esiste, ha detto, ha letto la mia lettera e sa che cosa gli ho chiesto. Se non esiste, significa che mi avete mentito. Può essere l’inizio del conflitto, può diventare un’altra delle cose da aggiungere alla montagna delle recriminazioni adulte e dei pomeriggi dall’analista: mi raccontavano bugie, ho fatto la figura del credulone davanti a tutti i miei amici, è stato un trauma, non ho mai superato l’imbarazzo e per colpa di Babbo Natale le ragazze mi ignorano.

 

[**Video_box_2**]La maggior parte dei genitori cede davanti alle domande serrate, agli sguardi scettici, e ammette di avere comprato tutto su Amazon: quasi chiediamo scusa per esserci messi le barbe finte, per avere simulato stupore davanti ai regali, per avere inventato, in caso di Natale dai nonni in un’altra città, la storia di Babbo Natale in trasferta. Ci dispiace che sia cominciata l’età adulta, così priva di campanellini, e ci accusiamo a vicenda: tu hai lasciato lo scontrino nel sacchetto, tu sei un materialista senza cuore, se era per te invece crederebbe anche alla cicogna, alla fata turchina e al pifferaio magico, il mondo là fuori è cattivo, e i babbinatale per le strade sono tutti ubriachi e rubano i portafogli, questa è la sola verità. Nello scontro tra il realismo magico e il pessimismo cosmico per fortuna vincono i ragazzini, che esultano davanti a un Babbo Natale in carne e ossa calato dal camino, con la barba e il vocione, battono le mani per la gioia e il mattino dopo dicono: stava bene zio Mario vestito da Babbo Natale, l’anno prossimo però ti travesti tu, mamma?

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.