A Natale, tarme e compassione

Camillo Langone

La lotta contro gli insetti, il desiderio di regalare maglie e maglioni caldi alle mie donne, la dittatura dell’acrilico, la resa: nascere donna è un guaio non perché guadagnerai di meno ma perché spenderai di più.

Odio le tarme. Le combatto con un mix di canfora naturale, naftalina artificiale, erbe e spezie insettifughe, tutto a forti dosi, e lavatrice a temperatura non bassa, freezer per una settimana onde stecchire pure le uova, ferro da stiro caldo e infine buste di plastica con chiusura ermetica. Eppure mi capita di trovare dei buchi e sempre nella maglia preferita, non in quella che mi ero stancato di indossare. Adesso, per dire, sto dismettendo le maglie nere a vantaggio delle maglie blu e gli insetti mai aggrediscono le nere, per farmi dispetto si mangiano le blu. Per questo odio le tarme. Mi costringono a spendere tempo e denaro in nuovi acquisti. Più tempo che denaro, ultimamente. Perché Gesù Cristo mi ha convinto: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano”. Quindi basta con Fedeli, che poi tende al cachemire e un vero uomo deve preferire la lana secca, e basta pure con Zanone, che poi tende alla moda, adesso ha fatto maglie bicolori e non c’è un motivo al mondo di comprare maglie bicolori. Per sentirsi araldici? Per stufarsi dopo due giorni? Per vergognarsi dopo due settimane? Quindi va bene Boggi. Inutile spendere tanti soldi per ingrassare stilisti e lepidotteri. Va bene Boggi.

 

Ma le donne? Come fanno le donne d’inverno? Che poi le conosco le donne, credono nei consigli della nonna e in quelli dei siti bio, sono convinte che per sconfiggere le tarme bastino le palline di cedro, i chiodi di garofano, la lavanda. Con la lavanda le tarme ci si profumano, anni di esperienza mi portano a sospettare che forse la lavanda addirittura le attira, le tarme. Ovvio che poi le signore romantiche, sognanti soggiorni in Provenza, abbiano il guardaroba a brandelli. E io mi preoccupo per loro. Non avranno freddo? Don Giussani, ho letto da qualche parte o forse mi ha raccontato qualcuno che l’ha conosciuto, quando incontrava una persona subito le domandava se aveva mangiato e se era coperta bene. Io alle donne la prima domanda non la faccio: le donne non mangiano, o forse lo fanno di nascosto, difficile che una donna confessi di avere fame. Ma se ha freddo lo dice e d’inverno quasi sempre ha freddo. Di conseguenza per Natale volevo regalare maglie e maglioni a tutte le donne che conosco: ma come si fa se Boggi non ha un reparto femminile? Se il dolcevita tinta unita in pura lana merino da 89 euri non si adatta alle femminee curve, insomma alle tette? Per trovare qualcosa di adatto ho girato per Milano, per Parma, per Roma, ho consumato le suole delle scarpe e i tasti del Mac, ho imparato il significato dell’espressione “store locator”, ho solcato la folla del sabato pomeriggio in via del Corso. Questo per dire l’entità degli sforzi: non credevo mi fosse possibile affrontare via del Corso il sabato pomeriggio, in dicembre per giunta. Ma per amore si fa perfino questo, io che seguo un po’ Giussani e un po’ Gozzano, il poeta “innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie”.

 

[**Video_box_2**]Ho corso il rischio di innamorarmi di tutte le commesse che vendono le maglie nei negozi di maglieria e in particolare di quelle gentilissime di Falconeri. Il loro garbo non mi ha impedito, verificati tagli, materiali e colori, di capire il motivo dell’espressione buia di Stefano Accorsi, che a Falconeri fa pubblicità quasi negativa (con quella faccia si capisce troppo bene che il giorno del servizio fotografico avrebbe tanto voluto essere altrove). Se da Falconeri bene o male (direi soprattutto male) la lana c’è, in posti come Mango e Subdued ho trovato prezzi bassissimi ma anche percentuali bassissime di calda fibra naturale. “Nella maglieria per ragazze”, mi dice la ragazza Benedetta, “la lana è stata abolita da anni. Vige la dittatura dell’acrilico”. E quindi le ragazze patiscono il freddo? “No, mettiamo più maglie insieme, o rubiamo i maglioni caldi alla mamma!”. Saranno forse i maglioni di Luisa Spagnoli che però a 89 euri te li scordi, e poi c’è il rischio di offendere qualcuna: ma quanti anni mi dai? In corso Vittorio Emanuele, quindi a Milano, ho studiato mezzo chilometro di vetrine Maramotti, una mezza dozzina di negozi diversi facenti capo allo stesso gruppo reggiano, le ho analizzate bene ma non ho trovato niente di basico, salvo forse nel marchio capofila, Max Mara, afflitto dagli stessi difetti di Luisa Spagnoli. Pare che per essere basici, semplici, sia necessario salire ai vertici. Più i prezzi sono bassi più è alto il cosiddetto contenuto moda e quindi la volgarità, l’importabilità, la non durevolezza. Simona mi spiega: “Il basico femminile viene fatto passare per minimal e costicchia. Vedi Jil Sander”. Sono andato a vedere Jil Sander, inteso come sito dove una maglia perfetta, girocollo nero 80 merino 20 cachemire, costa 580 euri, sai le tarme buongustaie come godono. Oppure bisogna essere calorose. In un negozio di via Nemorense, quindi a Roma, il reparto uomo aveva belle maglie Alpha di spessore invernale mentre nel reparto donna c’erano solo magliette da mezza stagione, sottili come garze. Alla base ci sarà l’idea abbastanza italiana e ancor più romana che la donna debba essere sempre seducente, semiscoperta, malata. Le amiche cosmopolite attendono lo sbarco in Italia di Uniqlo, catena giapponese ultrabasica e ultraeconomica, e nel frattempo fanno scorta a Manhattan. Io che a Manhattan non vado e che trovo tristanzuole le maglie Uniqlo viste su internet (sarà l’estetica wabi-sabi dello zen ma sono un lussuosista cattolico, non un buddista) ho gettato la spugna: non comprerò lana mortaccina, non comprerò acrilico incendiabile, non comprerò capi tagliati con l’accetta da un cieco (spesso un cieco cinese). Non comprerò niente, non regalerò niente, darò alle donne solo la mia compassione: nascere donne è un guaio non perché guadagnerai di meno ma perché spenderai di più, se non ti rassegnerai allo straccio effimero.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).