Il premier olandese uscente Mark Rutte (foto LaPresse)

Cosa accadrà in Europa dopo il voto in Olanda?

Mario Sechi

E’ dai tempi della bolla dei tulipani che l’Olanda non accendeva tanto interesse, segno che qualcuno ci lascerà le penne (politiche)

San Zaccaria

 

Che tempi interessanti. L’Olanda oggi vota fra tulipani pazzi e cose turche; in Francia Fillon è l’indagato più griffato del momento e Macron è indagato ma anche no, Le Pen è indagata ma cari giudici vaffa; in Italia si gioca sull’orlo del crac a Verbalistan e Referendum, mai che si impari il Monopoly (e si vede); la Germania ha l’exit dall’Ue nel cassetto (da anni) e nel frattempo a Berlino si gingillano con la supermulta (achtung! 50 milioni di euro) contro il ruttodromo dei social network; a Tripoli si sono presi a fucilate tutta la notte e il generale Haftar ha riconquistato la Mezzaluna Petrolifera; la Federal Reserve oggi ci dirà dei tassi; la Cina non ha nessuna intenzione di fare una guerra commerciale con l’America (Li dixit); l’India si sta preparando a diventare un gigante della manifattura digitalizzata; lo svitato della Corea del Nord innesca grandi discussioni tra le grandi potenze (mentre lui spara missili in mare). Non è fantastico vivere in tempi interessanti? Ancora due appunti sul taccuino del titolare di List: il più antico golf club del mondo, la Honourable Company of Edinburgh Golfers, ha ammesso le donne nei suoi campi dopo un’attesa un po’ lunga: 273 anni. E infine, il meglio della notte americana - ordinate patatine fritte e Big Mag – la dichiarazione dei redditi di Trump del 2005 è stata svelata in tv e il grande scoop che doveva affondare l’evasore fiscale, il Rockerduck dei Miserables, s’è risolto in un acrobatico caso da pasticceria, una letale torta in faccia ai democratici: Trump ha versato 38 milioni di tasse su 150 milioni di reddito. Buona giornata.

 

Che aria tira? Questa: il centrodestra unito vince. Sondaggio di Euromedia Research, istituto guidato dalla mano esperta di Alessandra Ghisleri. Basta una sola schermata della ricerca per spiegare cosa sta succedendo, qual è il clima che si respira nel paese, guardate l’ascesa dei consensi del centrodestra dal 5 dicembre a oggi:

C’è solo un lieve problema da risolvere: il centrodestra non è unito. Per ora. L’opportunità della vittoria è più concreta di quanto si immagini e la prospettiva del potere aiuta a superare le divisioni. Il voto dei cosiddetti elettori moderati è alla finestra, pronto a uscire dalla porta. L’ultimo la chiuda e non dimentichi il trolley a casa. Con questi numeri, le inchieste sui Renzis e un congresso da Circo Barnum, il Pd imbarca acqua. E’ probabile una lunga traversata democratica nel deserto.

 

Tulipani pazzi. In Olanda si vota, in serata exit poll, poi grande dibattito sull’avanzata (o frenata) del populismo dei mulini a vento. E’ dai tempi della bolla dei tulipani che l’Olanda non accendeva tanto interesse, segno che qualcuno ci lascerà le penne (politiche). L’elettore olandese ha varietà di scelta: ventotto partiti in corsa, da quello dei pirati a quello di chi non vota, un sistema proporzionale, la certezza che Wilders non sarà mai al governo. E allora a che serve guardare le elezioni olandesi? Se il partito del platinato Wilders dovesse avanzare con il turbo inserito, i cercatori di verità nei fondi del caffè elettorale avranno parecchio materiale su cui esercitarsi in vista delle elezioni francesi. Occhio al seguente dibattito italiano, grande dibattito sulle virtù del trolley di Renzi e le proprietà nutritive della scatoletta di tonno di Grillo.

 

Brexit, disoccupazione al minimo storico. Altro momento da shock interiore per gli economisti che avevano previsto la fine del capitalismo, il crollo della City e la tracimazione del Tamigi: il tasso di disoccupazione nel Regno Unito è sceso al 4.7 per cento, il più basso dal 1975.  Quarantadue anni. Andrà sempre così? Ci sono segnali che dicono di no: il valore delle buste paga sta declinando. Nel frattempo, ammirare la spettacolare caduta della disoccupazione nel Regno Unito e prendere appunti per le riforme in Italia (quelle con il trolley democratico, cribbio).

E la catastrofe? C’è tempo.

 

Le tasse di Trump. Il titolare di List ha trascorso una nottata esilarante guardando il Rachel Maddow Show su MSNBC. Uno dei momenti più divertenti della furiosa lotta post-elettorale americana. La giornalista a una certa ora della giornata twitta:

E chi se lo perde? Dopo una lunga introduzione che fa impazzire Twitter, Rachel svela il mistero: Trump ha versato al fisco nel 2005 38 milioni di dollari su 150 milioni di redditi dichiarati, tax rate del 25 per cento, superiore a quello di Obama (19 per cento), Sanders (13.5 per cento), Romney (14 per cento) e svariati colossi di Wall Street pronti a fare pelo e contropelo a The Donald. Il tax rate di Trump è superiore a quello del famigerato uno per cento della popolazione straricca, per la precisione: 22.48 per cento contro il 25.3 per cento del presidente. Lo scoop si rivela un clamoroso boomerang, nella mente degli americani resta impresso un solo numero: 38 milioni. Sui social parte una giostra di sberleffi:

E contemporaneamente ripartono le teorie cospirazioniste: è stato Trump a mandare la sua dichiarazione al fisco ai giornalisti? Buon affondamento.

 

15 marzo. Nel 1906 nasce un mito dell’automobile, la Rolls-Royce.

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