Geert Wilders (foto LaPresse)

Quei Wilders drogati di demagogia

Pietrangelo Buttafuoco

Il candidato in Olanda non rappresenta la destra come si vuole far credere

Geert Wilders, il leader della cosiddetta destra olandese, tutto è tranne che destra. Ma tutti quelli come lui – sgargianti esponenti della schizoide rabbia piccolo-borghese – tutto sono fuorché destra. Lui, con quelli come lui, rappresenta la deriva identitaria di una destra orecchiata al pub, quando dopo aver bevuto un boccale di birra ne ha già urinato due. Sono gli impiegati di una furba ditta tutti quelli come lui. Possono perfino prescindere dall’Unione Europea – né più né meno che un metadone per tutti questi, drogati di demagogia – perché il loro allucinogeno social-istituzionale di riferimento è sempre il solito, sempre lo stesso: il globalismo. Non cambiano che gli attori nella sovversione, la strategia è sempre la stessa: strappare l’Eterno dal cuore degli uomini. Una volta andavano di moda i Vladimir I. Lenin, finanziati dai banchieri, oggi – sull’onda del populismo – sono in gran voga i Geert Wilders. Strumenti ciechi d’occhiuta rapina, lui e quelli come lui. Al laccio di un saputo e sempre in gamba, pusher: il dott. Establishment. Bravissimo come sempre – va da sé – nel saper dissimulare. E nascondersi.

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  • Nato a Catania – originario di Leonforte e di Nissoria – è di Agira. Scrive per il Foglio.