Romanzo a stories

Un anno fa la New York Public Library ha deciso di pubblicare interi romanzi su Instagram. Il risultato: 300mila utenti li hanno letti. Ma si riesce davvero a leggere un libro su smartphone? 

Riccardo Bianchi

Se vi piace passare il tempo a guardare le vacanze o i fatti degli altri nelle stories di Instagram, ora avete una scusa intellettuale in più per farlo: leggere romanzi. E sappiate che come voi, l'hanno già fatto oltre 300mila persone. È il nuovo fenomeno che da New York sta contagiando gli appassionati di libri di tutto il mondo, almeno quelli che parlano inglese.

 

La New York Public Library (NYPL) ha annunciato i numeri di un esperimento che è iniziato nel settembre 2018 e dopo un anno è diventato un successo: 300mila utenti hanno letto libri nelle loro stories di Instagram, dove i volumi sono riportati. Non si tratta di riassunti o di qualche pagina, ma dell'intero testo. Non solo, il profilo ha visto aumentare di 130mila unità i follower.

 


Si chiamano Insta Novels, e hanno sbancato tra gli appassionati e i critici del settore, specialmente in America e nel Regno Unito. La book blogger Cara Curtis li ha eletti come la propria “giustificazione alla mia dipendenza da Instagram”, confermando che si tratta di un ottimo modo per dare un senso al “pigro cliccare per sfogliare le storie”. E l'agenzia creativa che li ha ideati, la Mother NYC, ha vinto un premio agli Webby Awards.

  

Se c'è una difficoltà che allontana gli utenti dello smartphone, sono i testi piccoli, che ci costringono ad avvicinare i cellulari o a sforzarci talmente tanto da lasciar perdere e tornare indietro tra le pagine. I creativi hanno ovviato studiando un format preciso, con caratteri medi ma ben leggibili, font chiaro e sfondi color crema tenue, per evitare l'eccessiva luminosità. Inoltre i volumi sono accompagnati da disegni di noti fumettisti americani.

Così Metamorfosi di Franz Kafka è illustrato da Cezar Pelizer con un insetto che si muove pagina dopo pagina, o meglio storia dopo storia mentre Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll da un occhio che sbircia dentro alla fessura, disegnato dal celebre Magoz (chi usa WeTransfer riconoscerà sicuramente le sue animazioni). E lo stesso funziona per Canto di Natale, di Charles Dickens, Il Corvo di Edgar Allan Poe e La Carta da Parati Gialla dell'americana Charlotte Perkins Gilman. Ogni volume, è anticipato da una copertina, che in questo caso è una animazione. Va da sé, sono tomi non più coperti da copyright.

 

Le storie hanno la caratteristica di scomparire dopo 24 ore, e durano ciascuna pochi secondi. Per ovviare al primo problema, la NYPL le ha salvate tutte ordinatamente negli highlights, cioè in speciali “archivi” che annullano la scadenza del giorno solare. La seconda questione, ovviamente, può essere risolta tenendo premuto un dito sullo schermo per bloccare il tempo e fermare la slide.

 

Ora la domanda sorge spontanea: si riesce davvero a leggere un libro o una novella così, su smartphone? Per molti sì, i giovani sono abituati a passare ore a studiare sugli smartphone. Per la gran parte degli utenti no. Ma lo scopo della stessa biblioteca era solo incuriosire e spingere alla lettura, come ha confermato alla National Public Radio la responsabile dei servizi ai lettori, Lynn Lobash: “volevamo che qualcuno guardando il proprio feed di Instagram potesse fermarsi e ricordare che 'è vero, mi piace leggere'. Magari non l'ha fatto da tempo, e la sorpresa potrebbe spingerlo a leggere di nuovo”.

 

Certo gli studi vanno a spegnere un po' l'entusiasmo della manager. In Inghilterra hanno realizzato un esperimento su un gruppo di lettori, dando tutti le stesse pagine di un libro da leggere. Metà di questi le hanno lette su carta, gli altri su Kindle. Ne è emerso che questi ultimi erano meno colpiti empaticamente dalla storia, ma soprattutto hanno avuto più difficoltà a ricostruire correttamente l'intreccio della narrazione, a mettere in ordine le fasi del racconto. Secondo gli esperti, sfogliare le pagine fisicamente aiuta a dare un senso temporale. E ciò sembra valere anche per i giovani, seppur nativi digitali.

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