Firenze Mare

Manuel Orazi

Simone Innocenti
Perrone, 160 pp., 12 euro

Ah com’è bigio e mogio lo stato d’animo a Firenze dopo il (momentaneo?) tramonto del renzismo. Il declino di Firenze e dei suoi intellettuali era cominciato già col Dopoguerra, quando si disperse la koinè che ne aveva fatto un epicentro della cultura italiana con la fine cioè della fase attiva dei circoli vociani e lacerbiani e dei loro editori locali come Vallecchi, che si davano appuntamento ogni sera al Giubbe rosse o al Paszkowski di piazza della Repubblica. Da allora Firenze ha ripreso una coriacea patina provinciale da fiera antiquaria e fiasco impagliato, con pochi sussulti come la parentesi dell’architettura e design radicale presto liquidati e dissolti. La guida letteraria di Simone Innocenti, Firenze mare, sovverte dalle fondamenta l’immagine di una città simbolo dell’Italia di terra con un’angolazione del tutto originale: il capoluogo toscano non va visto cioè come l’espressione della campagna italiana per eccellenza, ma come una città d’acqua collegata al mondo intero nonostante sia stato fatto di tutto per cancellarne la memoria. “Tutta Firenze ha una natura di isola, di città che si isola e che si lascia isolare, di una città che ha fatto i conti con l’Arno e con i suoi canali, con questa sfida che ha provato a vincere. Chiunque creda di passeggiare sulla terra si sbaglia: Firenze è una città che ha dovuto strappare la terra all’acqua”. Erano infatti undici i canali che anticamente solcavano la città un po’ come i navigli milanesi, senza contare tutti gli alvei, i fossi o la toponomastica come il quartiere dell’Isolotto o lo stesso ghetto ebraico degno di una città di mare – e descritto appunto come un’isola da Ariel Toaff in Storie fiorentine. Alba e tramonto dell’ebreo del ghetto. E’ difficile rendersene conto oggi perché i canali sono interrati, né ci aiuta molto la guida che non presenta nemmeno un’illustrazione, ma certo il legame profondo con l’acqua non è una trovata estemporanea: dopotutto è qui che sono nati e cresciuti l’Amerigo Vespucci che ha dato nome al nuovo continente e quel Giovanni da Verrazzano di via Ghibellina 89 che scoprì per primo il fiume Hudson e a cui giustamente New York ha intitolato uno dei suoi ponti più belli. Lo stesso Leonardo, che nacque a Vinci ma crebbe a Firenze, quando se ne andò a Milano si presentò come maestro idraulico esperto di dighe, canalizzazioni e macchine d’acqua, non come pittore. Grazie a questa imprevista chiave di lettura Innocenti rilegge gran parte della letteratura fiorentina e toscana del 900, in chiave acquifera, scovando passi figurati dispersi, rimontati come in un puzzle tematico, dalle Marine di Aldo Palazzeschi fino a Vanni Santoni. Certo, Innocenti non fa nulla per mascherare il proprio compiacimento strapaesano, appunto, lo stesso che gli fa marcare l’accento dialettale sia quando parla sia quando scrive invece che smorzarlo come molti, troppi suoi concittadini – spesso insopportabili per questo, è inutile negarlo. E’ chiaro che gode all’idea di essere definito “selvaggio” dai letterati da caffè letterario, del resto lui fa cose molte più serie e urgenti per via del suo mestiere che è selvatico, quello di cronista di nera per il “dorso fiorentino” del Corsera inventato da Paolo Ermini giusto dieci anni fa. Sebbene il libro contenga citazioni di molti scrittori forestieri che hanno abitato per breve tempo a Firenze (Antonio Delfini e Giorgio Manganelli specialmente), il cuore di Innocenti batte per il gruppo da Strapaese, ça va sans dire: il rignanese Ardengo Soffici, il fiorentino Ottone Rosai, il senese Mino Maccari, il versiliese Lorenzo Viani. Tutti erano sia scrittori sia pittori di paesaggi rudemente essenziali che rimandavano a una sensazione antimoderna e antiglobale oggi tornata prepotentemente in auge con cui dovremo fare i conti ancora a lungo. Firenze mare è dunque come un disegno di paesaggio pubblicato da Rosai su il Selvaggio nel 1926: potrebbe servire a dare un’idea di come i selvaggi sentono, intendono e vogliono italiana e paesana l’Italia. (Manuel Orazi)

 

FIRENZE MARE
Simone Innocenti
Perrone, 160 pp., 12 euro

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