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Il doppiopesismo della Conte Manettari Associati sui politici indagati

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Gentilissimo Cerasa, per capire in cosa consista la famosa doppia morale di cui è afflitta una certa sinistra basterebbe avventurarsi nella lettura di alcuni quotidiani in questi giorni. Così si scoprirebbe che se a essere interrogato per cinque ore filate in una caserma della Finanza dalla pubblica accusa e dagli investigatori è un sindaco di centrodestra il giorno dopo si legge che è stato “torchiato” e “chiamato a rispondere della sua condotta”, visto che agli “inquirenti” serviranno “ulteriori riscontri e indagini” per porre fine a quello che altrimenti diventerà un “calvario”. Invece, se capita a un sindaco di sinistra, l’interrogatorio diventa un “colloquio”, le contestazioni dei “magistrati” si trasformano in “un’occasione per spiegare” e i chiarimenti divengono “un contributo ulteriore alla verità” (in fin dei conti si sa, procure e polizia giudiziaria sono del tutto sprovviste di adeguati strumenti di indagine e non aspettano altro che farsi dare le prove da chi casualmente finisce iscritto nel registro degli indagati). D’altronde il sindaco, se di sinistra, non può che essere “vittima e parte lesa” di “soggetti che hanno agito a sua insaputa” (mani pulite e occhi bendati) perché lui era il sindaco e ovviamente mica poteva “occuparsi di lavori pubblici e manutenzione” (come ci sia finito un casco di dodici metri in piazza a Pesaro ancora se lo stanno chiedendo tutti infatti). Se invece il sindaco è di destra, ma anche solo riformista, i collaboratori sono scelti nella “stretta cerchia”, i lavori pubblici diventano “un sistema di appalti” inevitabilmente inseriti in uno “schema consolidato” e anche se non ci sono “pistole fumanti” lui “non poteva non sapere”. Insomma, l’importanza della guerra delle parole e della semantica è tutt’altro che tramontata come insegnava Margaret Thatcher (ma se sei di sinistra si tratta di una preziosa lezione di glottologia di cui d’altronde Antonio Gramsci fu appassionato studioso).
Galeazzo Bignami
capogruppo alla Camera di FdI

La sentenza è stata emessa: l’Italia degli innocenti fino a prova contraria esiste solo se lo consente il tribunale del popolo, eterodiretto dalla Conte Manettari Associati. Se un politico gradito al M5s viene indagato, c’è la possibilità che il mondo progressista e quello dell’informazione prendano in considerazione il garantismo. Se un politico non gradito al M5s viene indagato, quel politico diventerà certamente un bandito fino a prova contraria. Non è doppio standard: è semplicemente spazzatura. 


Al direttore - Caro Cerasa, di seguito la traduzione di una nota sul riconoscimento dello stato di Palestina postata su Facebook da Yair Lapid, leader dell’opposizione al governo Netanyahu. Mi sembra che chiarisca molte cose: “Ci sono due tipi di paesi che hanno annunciato l’intenzione di riconoscere lo stato palestinese: quelli che lo fanno contro di noi, come Irlanda e Spagna, e quelli che lo fanno perché pensano di farlo a nostro favore, come Francia e Regno Unito, e certamente anche la Germania. Non sono sicuro cosa sia più irritante: quelli che lo fanno di proposito, per motivi in cui si può facilmente riconoscere più di un’ombra di antisemitismo, oppure quelli che credono – con non poca arroganza – di sapere meglio di noi cosa sia bene per noi. Il problema ovviamente non è che la Francia riconosca lo stato palestinese. Non è questo che ne causerà la nascita. Il problema è che non si pongono le domande fondamentali: quali confini avrà? Quale sarà la sua capitale? Che tipo di leadership avrà? Che sistema politico adotterà? Sarà una democrazia? Sosterrà il diritto al ritorno? Avrà gli strumenti per affrontare un tentativo di presa di potere da parte di Hamas subito dopo la sua nascita? Quest’ultima domanda l’ho posta negli ultimi giorni a molti dei miei amici e conoscenti in un’Europa moralista. Ovviamente non hanno una risposta. Non ci hanno davvero pensato fino in fondo. Se lo stato palestinese che sostengono è destinato a diventare un altro stato fallito, terrorista e sanguinario – contro i suoi stessi cittadini e contro gli ebrei – allora sono ancora disposti a sostenerlo? Perché è bello volere uno stato palestinese illuminato, prospero e democratico, dove nei caffè di Ramallah si discute di Sartre e Camus, ma tutti noi sappiamo che non è proprio ciò che accadrà. Se il mondo riconoscerà uno stato palestinese senza chiedere nulla in cambio ai palestinesi, questi ne trarranno una sola conclusione: che non devono fare alcuno sforzo. Perché dovrebbero? Se dopo trent’anni di corruzione e violenza da parte dell’Autorità palestinese, se dopo che Abu Mazen ha annullato le elezioni e impedito ai palestinesi la democrazia, se dopo la presa del potere di Hamas a Gaza e l’orrore del 7 ottobre, la cosa successiva che accade è il riconoscimento mondiale di uno stato palestinese, allora dal loro punto di vista significa che stanno facendo qualcosa di giusto. Se l’Europa vuole davvero che un giorno nasca uno stato palestinese, deve fare esattamente l’opposto: deve chiedere ai palestinesi di cambiare. Devono dimostrarci di saper essere democratici, di saper combattere il terrorismo, di saper ripulirsi dalla corruzione. Dichiarare il proprio sostegno a chi ha distribuito caramelle a Nablus e Hebron la mattina del 7 ottobre non avvicina la soluzione dei due stati – se mai, la allontana”.
Michele Magno

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