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Dura la vita dell'opposizione: il campo largo è quello dei consensi all'estero per Meloni

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il campo largo è quello in cui ara il Pd e raccoglie Conte.
Giancarlo Loquenzi

  

Sul campo largo in Italia non si capisce molto. Si capisce invece che fuori dall’Italia sta aumentando il campo dei consensi per la Meloni. Prendete il Financial Times di ieri, che ha notato quanto segue: lo spread obbligazionario italiano è sceso al minimo di due anni, l’economia italiana ha superato quella tedesca, la buona performance delle obbligazioni italiane arriva nonostante l’enorme accumulo di debito e Meloni “ha perseguito un percorso di rettitudine fiscale, stringendo un forte rapporto di lavoro con Bruxelles”. Dura vita, oggi, il mestiere dell’opposizione.


 

Al direttore - Ho letto con grande interesse l’articolo pubblicato a pagina 3 del Foglio del 13 marzo dal titolo “La sanità aggredita”. Credo che affrontare pubblicamente questi temi contribuisca all’educazione della comunità. Le aggressioni (di qualunque tipo) contro il personale sanitario hanno conseguenze che travalicano i confini del danno al singolo: contribuiscono alla disaffezione degli operatori per la professione, aumentando le difficoltà a coprire gli organici della sanità pubblica. Di più: aggredire il personale sanitario equivale a minacciare (e minare) il principio stesso dell’accoglienza e dell’accudimento di chi si trova in stato di necessità, indebolendo la sanità come servizio e risorsa della comunità. L’attribuzione di qualifiche e ruoli nuovi che funzionino da deterrente (per quanto i dirigenti medici apicali siano già pubblici ufficiali e i medici di reparto e gli infermieri lo diventino nell’esercizio delle proprie funzioni) è certamente un’iniziativa sensata, ma a mio avviso dovrebbero esserle affiancate strategie di ordine pratico. Mi chiedo se, per esempio, non si possa pensare di dotare i Pronto Soccorso di un meccanismo di allarme collegato alla centrale operativa delle forze dell’ordine, simile a quello utilizzato nel sistema bancario. O, anche, una App che consenta all’operatore sanitario di informare tempestivamente le forze dell’ordine di una situazione di emergenza. Sono idee, nulla più, che da membro della comunità, prima ancora che da medico, sento di voler condividere.
Francesco Facciolo, chirurgo


  
Al direttore - Un profluvio di analisi sulle regionali in Abruzzo (e su quelle in Sardegna) ha inondato le redazioni dei giornali, com’è naturale che sia. Su un dato, però, vorrei soffermarmi, ed è quello che richiama il Foglio (Cerasa 12/03) nel pezzo “Estremisti vade retro”, con cui concordo: i dati numerici delle regionali abruzzesi dimostrano che “… l’estremismo non paga […] lo spazio al centro è più vivace del previsto e il dato curioso e finale che emerge […] è che ad alzare bandiera bianca, alle urne, sono stati gli stessi partiti che a livello nazionale hanno provato a guadagnare consensi anche provando a portare avanti la stessa strategia della bandiera bianca suggerita da Papa Francesco sull’Ucraina”. Ecco il punto politico – a mio parere – dal quale dovrebbero partire tutte le forze di opposizione che aspirino a essere una possibile alternativa al governo Meloni, non per l’immediato e neppure per le europee del 9 giugno prossimo, ma certo per una meta di lunga lena: le politiche del 2027. A una condizione, però, di cui non vedo ancora diffusa contezza discriminante nel confronto tra le forze di opposizione: il primato della politica estera su quella interna, quale criterio distintivo di uno schieramento articolato che – dal centro e da sinistra – faccia politica ricollegandosi alle grandi famiglie europee del popolarismo, liberalismo e socialismo. Quale può essere il terreno – oggi – di tale primato, discrimine e ricongiungimento? La guerra, il posto che deve ritornare ad avere nella concezione nostra della politica e dello stato, quando libertà e democrazia sono militarmente minacciate o aggredite da regimi autocratici. Si dice: ma ci sono anche le questioni sociali ed economiche che incalzano. Certo, ma come non vedere che queste dipendono ora, in termini di risorse e soluzioni, da come l’Ue affronti e fermi militarmente l’aggressione Russa all’Ucraina e a noi stessi? 
Alberto Bianchi