lettere al direttore

L'unica domanda che conta è se un indagato possa sfilare incatenato

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Sono Alessandro, un agricoltore di Padova. Concordo con lei sullo scarso spessore del ministro dell’Agricoltura, anche se il mio settore ha avuto sempre questo tipo di personaggi a guidarlo in quanto considerato come contentino per equilibri politici. Non concordo però sul suo giudizio sulla protesta. Per fare uscire dal cortile gli agricoltori, quelli veri non i pensionati dopolavoristi delle associazioni di categoria, ci vuole la disperazione e trattarli come degli ignoranti bifolchi in malafede è ingiusto oltre che pericoloso. L’agricoltura è stata usata sempre come merce di scambio: quote latte/quote acciaio, auto in Marocco/pomodori marocchini in Italia. Tutto con il placet delle associazioni di categoria che in cambio ricevevano finanziamenti e nuove pratiche obbligatorie da fare a carico degli agricoltori. Temo che ora la misura sia colma e i portafogli vuoti. Intanto Prandini va a Bruxelles perché il figlio di cotanto ministro non si confronta con quei bifolchi ignoranti anche se tesserati Coldiretti, lui pensa agli industriali  mica ai bifolchi che puzzano di stalla e di sudore.
Cordiali saluti.

Alessandro Soranzo



Al direttore - Il nome Trump deriva dall’italiano “Trionfo”, un gioco di carte antenato della briscola, popolare in Emilia già all’inizio del Cinquecento. Infatti, in inglese come sostantivo significa briscola, mentre come verbo significa (in senso figurato) battere qualcuno. Per fortuna, in Gran Bretagna significa anche “aria intestinale”, e viene spesso usato in frasi irripetibili.
Michele Magno


Al direttore - Partendo dal presupposto che è giusto indignarsi per la recente esposizione incatenata della Salis e quindi è legittimo protestare, dobbiamo anche considerare che la Salis non è estranea a controversie borderline. Quando si tratta di un’insegnante che forma le nuove generazioni, sorge il legittimo dubbio su come e cosa stia insegnando: sta promuovendo una forma di protesta infantile. Questa volta, mi trovo d’accordo con il pensiero espresso dal ministro Salvini, meno con quello della Schlein che equipara la situazione (se la Salis non è in grado di adempiere al suo ruolo di maestra, allora Salvini non dovrebbe essere ministro). Tuttavia, tale confronto è azzardato poiché il ministro è stato eletto e ha ricevuto un mandato chiaro, mentre la responsabilità della Salis è quella di dare il buon esempio alle nuove generazioni e ai suoi studenti. Lo sta facendo? Spero che questa riscrittura esprima in modo più chiaro le posizioni e le preoccupazioni sollevate riguardo al comportamento della Salis e alla sua idoneità come insegnante.
Renzo Tenarmi

La sua lettera coglie un punto, così come lo coglie Salvini, ma il guaio di questa storia è che dovremmo disinteressarci del soggetto, interessarci unicamente all’oggetto e rispondere a un’unica domanda: è accettabile o no che in un tribunale un indagato venga fatto sfilare incatenato o quelle immagini sono la spia di una ennesima violazione dello stato di diritto di un paese che lo stato di diritto lo calpesta con una certa continuità? Occuparsi dell’oggetto, non del soggetto. Per chi ama lo stato di diritto, è l’unica domanda da porsi.
 

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