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Lettere

La sinistra che va in tilt. E il generale Vannacci che va (poco) in ufficio

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Diciamo che alla fine è uscito con più savoir-faire Mourinho che Sinibaldi.
Maurizio Crippa


Al direttore - Le chiedo ospitalità per dare un consiglio non richiesto a Giorgia Meloni. Nella sua qualità di presidente del Consiglio chieda ai capigruppo della maggioranza di presentare un disegno di legge per la costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sul caso ex Ilva. Così la premier si toglierà lo sfizio di scoprire e denunciare una vera e proprio congiura – tra associazioni ambientaliste radicali, politici e magistrati opportunisti e privi di scrupoli – ai danni di una grande acciaieria produttiva, in regola con le norme europee di salvaguardia dell’ambiente. Anzi per l’ex Ilva si potrebbe persino trovare un neologismo per una nuova fattispecie di reato: l’opificidio.
Giuliano Cazzola


Più che una commissione parlamentare di inchiesta, caro Cazzola, sarebbe sufficiente fare un’inchiesta, anche non parlamentare, su una questione: per quale motivo l’ex premier Giuseppe Conte ha avallato un accordo con ArcelorMittal in base al quale ArcelorMittal avrebbe la guida della ex Ilva anche nel caso in cui lo stato dovesse avere la maggioranza di Acciaierie d’Italia, cosa che da contratto è prevista accadere giusto il prossimo 31 maggio? 


Al direttore - A proposito delle polemiche avvenute in occasione della ricorrenza dell’uccisione di militanti missini ad Acca Larentia, ritengo che una posizione autenticamente liberale sull’argomento può essere la seguente: in primo luogo la condanna netta e inequivocabile di tutte le simbologie che evocano il fascismo, dal grido “Presente”, al saluto romano; in secondo luogo l’esclusione di ogni provvedimento giudiziario, in assenza di atti di violenza, perché è bene che ogni posizione, anche la più negativa e sbagliata, venga espressa liberamente. A questo proposito va aggiunto che è bene per lo stesso ordine pubblico avere la mappa di tutti gli orientamenti in campo. Una volta che le istituzioni  e la stragrande maggioranza delle forze politiche esprimono in modo inequivocabile la loro valutazione il fatto che vengano espresse posizioni estremiste non costituisce un pericolo per la democrazia.
Fabrizio Cicchitto



Al direttore - Caro Cerasa, condivido il suo editoriale sul Pd che va in tilt sulle armi all’Ucraina, sull’abuso d’ufficio, sull’energia, sul Patto di stabilità. Sospetto, a questo punto, che la giocatrice che schiaccia i pulsanti del flipper non abbia ancora capito che la biglia va tenuta in alto per fare il massimo numero di punti possibile e guadagnarsi così un’altra partita, e non mandarla regolarmente in buca per la gioia del suo concorrente che aspetta di prendere il suo posto.
Michele Magno

A proposito di tilt a sinistra. Vale la pena segnalarne un altro, clamoroso, che riguarda l’Anpi. Ieri la Comunità ebraica di Firenze ha giustamente espresso “sconcerto” dopo aver avuto notizia di un evento organizzato dall’Anpi, sezione di Bagno a Ripoli, presso il C. R. C. Antella per il prossimo 27 gennaio in collaborazione con l’AssoPace Palestina. Scrive la comunità ebraica: “Dispiace  ricordare a chi dovrebbe, per proprio statuto, avere a cuore la memoria della barbarie fascista, che il 27 gennaio è una legge dello stato istituita proprio per riflettere sui crimini del fascismo italiano e la complicità con il nazismo. Il tentativo di creare inesistenti paralleli fra lo sterminio che il nostro paese ha contribuito a compiere, ottant’anni fa, di ebrei, rom e sinti, disabili, omosessuali e oppositori politici, e il conflitto che oggi insanguina dolorosamente il medio oriente ha un unico scopo e un unico risultato: annacquare la memoria delle responsabilità fasciste, creare alibi alla già fragile memoria italiana, allontanare la responsabilità della nostra società, che invece vanno ribadite e comprese, studiate per evitarne il ripetersi. Troppo comodo oggi gettare lo sguardo altrove, trincerarsi dietro nuovi ‘benaltrismi’, chiudere un occhio nei confronti dei colpevoli di allora, di cui come paese siamo eredi, per gridare alle colpe altrui, e in particolare degli eredi di quelle vittime. Da vent’anni partecipiamo con convinzione alle celebrazioni che le articolazioni della società italiana svolgono il 27 gennaio, ripetendo a gran voce che il nostro sguardo, il 27 gennaio, non va rivolto solo alle vittime della persecuzione nazifascista, ma ai carnefici: che siamo noi, italiani ed europei. Oggi chi organizza e partecipa a questa iniziativa svilisce il lavoro di ventidue anni di Giorni della memoria in Italia”. Più memoria, meno Anpi. 



Al direttore - Leggo che “in attesa della candidatura con la Lega, che Matteo Salvini dà quasi per fatta, il generale Roberto Vannacci si iscrive al sindacato”. Non a un sindacato qualsiasi ma “per la precisione, al Siamo, un sindacato autonomo dell’esercito; il quale subito si adopera in sua difesa con un appello al ministro della Difesa Guido Crosetto, affinché ci siano ‘ponderazione e dialogo’ nell’esaminare il procedimento aperto che riguarda il generale”. Ricordo che un tempo Salvini difendeva i simboli positivi della difesa dello stato. Come si è arrivati a Vannacci?
Andrea Ripani

Una fonte bene informata, che conosce alcuni dossier alla Difesa, segnala qualche numero interessante. “Vannacci il 4 dicembre è stato assegnato al Confoter come capo di stato maggiore. Lui definì l’incarico molto prestigioso e ringraziò. Il 4 stesso chiede licenza per motivi familiari fino al 26 dicembre. Rientra in ufficio il 27, fa le vacanze di fine anno e il 4 gennaio richiede una nuova licenza per motivi famigliari. Il 16, ieri, torna al lavoro e finalmente assume l’incarico ‘prestigioso’. Su 42 giorni ne ha lavorati 6. O meglio è stato formalmente in ufficio per 6 giorni. Fulgido esempio di servitore indefesso dello stato”.
 

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