Foto Ansa

LETTERE

Cortei contro Israele? Non preoccupano gli studenti, ma i cattivi maestri

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - E’ impossibile sfuggire a una considerazione devastante: le università sono diventate i ricettacoli della cultura antidemocratica e antioccidentale. Nessuna vera protesta si è levata da alcuna università italiana, europea, statunitense a favore delle donne afghane ghettizzate, tagliate fuori dalla vita sociale e professionale, subordinate e schiavizzate dal maschilismo più ottuso. Nessuna vera manifestazione c’è stata in qualche università italiana, europea, statunitense per appoggiare la lotta delle donne iraniane contro il sanguinario regime islamista che le uccide e incarcera e perseguita se solo non stanno al loro posto, se solo azzardano forme di resistenza anche meramente passiva per il diritto alla libertà e all’emancipazione. Non una vera voce è salita da quelle università contro la guerra di Putin all’Ucraina, per fermare l’invasione, i bombardamenti indiscriminati, il sacrificio di decine di migliaia di giovani vite. Niente. Silenzio. La migliore gioventù studiosa è riuscita nell’impresa di farsi sentire al grido di “free Palestine” dopo l’infame strage di bambini e giovani e donne perpetrata da Hamas, senza che non un moto, un sussulto di umana pietà salisse da uno dei tanti cortei per quelle povere vittime macellate come neppure dai nazisti. Stiamo dunque formando nelle università del mondo occidentale una gioventù torpida, smarrita, ignorante, illiberale? Domanda lecita. A cosa serve oggi, per rifarsi all’Italia, questa università che sforna a getto continuo lauree di centodieci e centodieci e lode?  A bloccare l’ascensore sociale, sembra di poter arguire dai risultati. 
Roberto Volpi

Non mi colpiscono gli studenti, caro Volpi: manifestare contro Israele, oggi, è come manifestare contro il globalismo, il capitalismo, l’America. Ciò che mi colpisce, invece, è vedere il numero di rettori, di professori, di docenti, di associati che in questi giorni, nelle nostre università, hanno scelto di non far sentire la propria voce in difesa di Israele. Non mi preoccupano gli studenti, caro Volpi, mi preoccupano i cattivi maestri. 


 

Al direttore - La pressante richiesta a Israele di non “eccedere” nella reazione a Hamas equivale al medico che al paziente malato di polmonite prescrive un antipiretico per abbassare la febbre e curare i sintomi ma sconsiglia gli antibiotici che potrebbero farlo guarire.
Tino Giannini



Al direttore - Complimenti per il coraggio la chiarezza e l’obiettività con cui esponete la situazione mediorientale.
Mauro Boccuzzi


 

Al direttore - Avrei tante cose da dire, ma oggi mi limiterò a scriverle che sono orgoglioso di essermi appena abbonato al quotidiano da lei diretto. In mezzo ai mostri generati dal silenzio della ragione e dal fragore della disinformazione prezzolata, la battaglia di civiltà che il Foglio sta combattendo in questi giorni rende giustizia alle radici illuministe della nostra Europa e salva un po’ dell’onore del nostro popolo, diviso e confuso al punto da vacillare imperdonabilmente sui propri stessi valori e doveri collettivi.
Con gratitudine,

Giuseppe Tinello

Di più su questi argomenti: