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Lettere

Taxi e licenze, è ora di sfidare lo status quo. Coraggio, cari sindaci

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Noi utenti per necessità dei taxi a Roma a leggere le dichiarazioni dell’amministrazione non possiamo che farci una gran risata per evitare di piangere sulla serie di proposte fasulle che si susseguono senza ritegno: “Doppia guida”, “pronti per il Giubileo”, “stiamo studiando”… e intanto Roma brucia. Sembra esserci una sola soluzione per una categoria di primario “interesse pubblico” che si comporta con stile ricattatorio a fronte di autorità che accettano di subire: “Militarizzare”. L’emergenza c’è: l’Italia è ridicolizzata sui giornali internazionali, l’Europa guarda stupita, gli strati deboli, gli invalidi, sono immobilizzati, sì a corse che si prospettano lunghe, no a quelle limitate, posteggi importanti (stazione) deserti per una studiata decisione dimostrativa, convergenza delle auto bianche nelle zone dove si accalappiano i turisti (Colosseo) magari con qualche retropensiero, centralini che non rispondono, redditi denunziati per cifre ridicole (vedi Gabanelli). A emergenza si risponde con provvedimenti d’emergenza: un “sincero democratico” di lunga storia suggerisce “evviva i colonnelli”. Altrimenti prima o poi arriverà davvero chi farà arrivare i treni in orario e prenderà il posto degli attuali palladi clan democraticisti di destra e di sinistra soggetti a ogni genere di condizionamento. 
Massimo Teodori

Imbattersi in uno sciopero può capitare: ci sono salari da migliorare, contratti da perfezionare, nuove tutele da negoziare. Imbattersi in una fila di persone in attesa di un taxi è però qualcosa che per un comune dovrebbe essere umiliante perché è lo specchio di quello che potrebbe fare ma che ha scelto di non fare: scommettere sulla concorrenza per offrire ai cittadini servizi migliori a prezzi più competitivi. Ogni volta che un sindaco osserva file di persone che attendono un taxi, o che girano disperatamente per le strade di una città cercando un’app che gli offra un taxi, quel sindaco dovrebbe sapere che il fallimento non è dei tassisti: è solo suo. Aumentare le licenze si può. Per aumentare le licenze occorre sfidare lo status quo. E mai come oggi sfidare lo status quo oltre che giusto potrebbe essere persino molto popolare. Forza Gualtieri. Forza Sala. Forza sindaci. 


Al direttore - Non sarebbe quanto mai opportuno che, anziché rimpallarsi vere o presunte responsabilità, sulla questione dell’allungamento della durata dei mutui a tasso fisso e sulle surroghe in particolare dei mutui a tasso variabile e su altre connesse clausole contrattuali, un problema che potrebbe riguardare, come sostiene la Fabi, sempre precisa nelle sue indagini, quasi un milione di famiglie in difficoltà, per un aspetto o per l’altro, ci si confrontasse da parte di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti: governo, banche, notai, parti sociali? L’Abi ha dato la disponibilità del sistema, ma ha puntualizzato che per i mutuatari non in regola con i rimborsi la decisione dell’allungamento o di altre misure è impedita da una disposizione dell’Eba, l’Autorità bancaria europea, che fa scattare, decorso un certo tempo, una condizione di default per i mancati pagamenti del solo uno per cento del costo complessivo dell’operazione. Del confronto anzidetto, non dovrebbero essere parte anche le istituzioni comunitarie competenti? Certo, gli alti tassi e l’aumento del costo dei mutui a tasso variabile sono conseguenza della politica monetaria rigoristica anti inflazione. Ma non si può considerare ineluttabile questo dato, come ha sostenuto giustamente il governatore Ignazio Visco. Non è, allora, doveroso l’accennato confronto e, in ogni caso, che si avverta, con i fatti, la concorrenza degli istituti nel proporre operazioni di facilitazione riguardanti i mutui, considerato il livello degli utili che stanno conseguendo per gli alti tassi di riferimento? E che si affronti il tema della remunerazione dei depositi? L’Abi ha fatto la propria parte, ora tocca alle singole banche. 
Angelo De Mattia

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