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LETTERE AL DIRETTORE

Aldo Grasso e i tic di Moratti. E come riconoscere un intellettuale

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ho letto con estremo interesse l’intervista che Carmelo Caruso ha fatto a Letizia Moratti sulla Rai. E’ originale il nuovo volto democrat della signora sull’idea di lottizzazione. C’era una volta la “Rai dei professori” (1993), quella voluta dai presidenti di Senato e Camera (Spadolini e Napolitano) senza l’intervento dei partiti. Moratti dice che l’epurazione le sembra un tic. Probabilmente ha ragione. Con la vittoria di Berlusconi, tra le varie scelte, la presidente Moratti nominò alla guida delle tre reti radiofoniche Paolo Francia, che aveva avuto il merito di scrivere una biografia su Gianfranco Fini. Prese il mio posto. Senza fare il martire, tornai al mio lavoro in università. Come suggerisce Giuliano Ferrara, non rivendico la “condizione originaria e doc di epurato vero”, ma volevo solo evitarmi un tic nervoso.
Aldo Grasso


Al direttore - Con buona approssimazione, gli intellettuali nemici dell’Ucraina si possono suddividere in due categorie: i nostalgici della destra reazionaria à la René Guenon e gli ex servitori del popolo, maoisti o stalinisti. Entrambi non amano i valori della democrazia liberale, e al cuore non si comanda. Non deve quindi stupire la loro antipatia per un paese che vuole appartenere all’occidente. Né deve stupire che attribuiscano l’origine lontana della guerra agli “amerikani” o ai “gringos”, come vengono chiamati a seconda delle latitudini. Con ciò intendo dire che è difficile, se non inutile, discutere con chi nega l’evidenza dei fatti. E la nega a prescindere, come direbbe Totò, perché per la sua mentalità complottista l’occidente è il regno della menzogna, è l’arte di truccare la comunicazione, è la fabbrica di una verità di facciata. Una posizione da cui nasce quel paradosso logico secondo il quale non dare le armi a Zelensky per difendersi da un’aggressione spianerebbe la strada al negoziato, e non alla vittoria di Putin. Ovviamente, in questo delirante ragionamento c’è posto anche per i semplici propagandisti di Mosca, prezzolati o meno poco importa. Tuttavia, essi sono meno insidiosi di quelli che “l’Europa e gli Stati Uniti non vogliono la pace”. Una tesi – bisogna ammetterlo – che ha una certa presa sull’opinione pubblica italiana, grazie anche alle quotidiane lezioni di realpolitik impartite sulla carta stampata e sul piccolo schermo da sedicenti intellettuali progressisti. Ma l’intellettuale, si sa, è sempre stata una bestia strana. Secondo Luciano Bianciardi, insofferente a ogni establishment culturale, il suo mestiere era indefinibile. Per l’autore della “Vita agra” il vero intellettuale, in fondo, doveva essere schiavo di tutti e servo di nessuno, ma non un acrobata del circo equestre nazionale.
Michele Magno

Il vero intellettuale, caro Magno, lo si riconosce ormai dai dettagli e dalla sua insistenza a considerare l’occidente il vero responsabile di ogni nefandezza. Era responsabile prima della guerra, quando aveva “provocato Putin”. E’ responsabile durante la guerra, quando continua a provocare Putin offrendo all’Ucraina strumenti per difendersi. Prima o poi qualcuno dovrà raccontare i danni fatti dall’anti americanismo sul terreno della difesa della libertà. Viva Bianciardi.


Al direttore - Ho sempre pensato, sicuramente sbagliando ingenuamente, che il Parlamento eletto dagli italiani detentori della sovranità fosse preposto a fare le leggi e che i giudici, anche contabili, che sono tali per aver superato un concorso e non perché eletti dagli italiani, avessero l’esclusivo compito di applicare le leggi fatte dal nostro Parlamento. Sembra invece che i giudici, contabili in questo caso, non solo vogliano applicare la legge ma vogliono altresì che le leggi siano fatte come vogliono loro, pronti a reagire se i loro desiderata non vengono accolti. Evidentemente quando, studiando Diritto costituzionale mi veniva spiegato che il Parlamento faceva le leggi e l’ordine giudiziario aveva il compito di applicarle (la famosa “divisione dei poteri”), mi venivano raccontate delle grandi stupidaggini.
Pietro Volpi

I veri poteri da combattere, oggi, sono quelli della magistratura ideologica.

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