Lettere

Una nuova legge elettorale? Il problema è ora tutto nel Pd

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Noto con piacere che finalmente qualche posizione di dubbio sull’equazione antropizzazione uguale riscaldamento globale inizia a far capolino perlomeno sul vostro giornale. Un metodo che si possa dire “scientifico”, quando ha a che fare con innumerevoli e spesso incontrollabili variabili, dovrebbe perlomeno lasciare uno spazio al “dubbio”. Avviene così in tutti i sistemi complessi in cui non è possibile controllare tutti i fattori. Eppure ovunque, dalle trasmissioni radiofoniche, anche le più intelligenti e pacate, ai giornali e tv, si parla del riscaldamento globale come una verità assodata senza se e senza ma, quasi fosse una equazione matematica. Nessuno fa mai menzione del fatto che il clima è sempre cambiato quindi dire “cambiamenti climatici” ha poco senso visto che il periodo di misurazione è più o meno di duecento anni (Franco Prodi) e che per la geologia duecento anni sono come un battito di ciglia. Un dibattito serio sarebbe utile anche per le scelte future in materia di ambiente. Alcune volte, dalle parolone di glaciologi, meteorologi e compagnia cantante, sembra che solo spegnendo il mio diesel euro 6 la temperatura della terra possa cambiare. Grazie.
Marta Fanciullo

 


 

Al direttore - Qualche giorno fa Luciano Violante ha scritto un articolo invocando una legge elettorale proporzionale per uscire dalle secche in cui si è cacciata l’Italia della Seconda repubblica. Violante ha elencato le ragioni per avere un sistema proporzionale e ha elencato il fallimento del sistema maggioritario sulla preannunciata stabilità politica. Nei 28 anni della Seconda repubblica, in effetti, i governi sono stati ben sedici e quel che è più grave è che la maggioranza parlamentare è cambiata ben sette volte riversando così nel sistema politico incertezze sconosciute nella Prima repubblica. Ciò che sfugge a Violante nel suo apprezzabile articolo è il fatto che in questi 28 anni le maggioranze parlamentari che sostenevano i sedici governi erano tutti minoranze nel paese, contrariamente a quel che accadeva con le maggioranze parlamentari della Prima repubblica. Noi sappiamo bene che l’adozione del sistema maggioritario non fu fatta per dare stabilità politica a un paese che era da quarant’anni stabile per via della presenza “eterna” della Democrazia cristiana, sempre al governo e non certo per volontà propria ma solo perché il Partito comunista prese le distanze dal comunismo solo dopo la caduta del Muro di Berlino e gli italiani non volevano essere governati dai comunisti. Il maggioritario nacque invece perché, nel disegno più volte da noi citato di cambiare gli assetti democratici che l’Italia si era dato, l’unico modo per cancellare la Dc era spaccarla e criminalizzare una parte di essa. La scelta del maggioritario fu dunque dolosa e non, come fa capire Violante, colposa perché i dirigenti comunisti sapevano bene gli effetti che il nuovo sistema elettorale avrebbe prodotto sulla Democrazia cristiana, il perno del sistema democratico preso di mira anche dalle Brigate rosse. E di questo più volte ne parlammo con D’Alema che con onestà intellettuale confermava questo obiettivo. Oggi, dinanzi al disastro si dice “abbiamo sbagliato”. Se veramente avessero sbagliato in buona fede, errori di questa gravità che hanno danneggiato il paese forse irrimediabilmente impongono il ritiro dalla politica di tutti quelli che l’hanno sostenuta. Per finire, Violante parla giustamente anche di identità smarrite. Musica per le nostre orecchie. L’identità però non è figlia di una legge elettorale ma di una scelta consapevole di ciascun partito, se non vuole diventare un comitato elettorale subendo quella trasformazione che quasi tutti i presunti partiti hanno subìto in questi lunghi anni. Veltroni e D’Alema chiesero a Craxi di potersi iscrivere al Partito socialista europeo e lo ottennero. Anche se sono passati 30 anni, gli ex comunisti facciano questa scelta ma non solo in Europa, perché in quasi tutto il mondo c’è un Partito socialista tranne che nell’Italia di oggi. Gli ex democristiani seguiranno perché colpiti, come abbiamo già detto, dai frutti della provvidenza e non vorrebbero correre alcun rischio offendendola. Se questo accadrà, potremmo tutti lasciare agli storici il passato e impegnarci coralmente a ricostruire un paese distrutto dal velenoso frutto del tradimento e da un dilettantismo politicamente analfabeta. 
Paolo Cirino Pomicino

Difficile pensare oggi a una nuova legge elettorale. Ma in verità le possibilità che i partiti si mettano d’accordo per costruirne una esistono. Per la Lega, notizia gustosa, non è più un tabù pensare a una legge proporzionale (tema: non vogliamo essere i portatori d’acqua di Giorgia Meloni). Il problema vero riguarda il Pd. Un pezzo di Pd vorrebbe un proporzionale per emanciparsi dal M5s, un altro pezzo di Pd, quello con trazione meridionalista, non vuole. Letta avrà il coraggio di osare? Chissà.

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