Enrico Letta (foto Ansa)

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Letta sbaglia sulla Nazionale. Fare i conti con ciò che resta del M5s

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Scranno assai periglioso quello del segretario del Pd. Auguri sinceri, quindi, a Enrico Letta. Ne ha bisogno. Il compito che lo attende è infatti assai impegnativo. Deve confortare gli orfani di Giuseppe Conte e convincerli che Mario Draghi è un insperato colpo di fortuna per il paese, non il frutto di un complotto dei salotti buoni della borghesia italiana e dei ceti industriali del nord insofferenti verso il Mezzogiorno. Deve, inoltre, restituire alla principale forza della sinistra un ruolo attivo e autonomo nel governo di unità nazionale voluto dal presidente Mattarella. Infine, deve mettere ordine in una comunità confusa e frastornata prima dalle dimissioni pirotecniche di Nicola Zingaretti e, ora, dalle picconate di un Beppe Grillo un po’ Tafazzi e un po’ Kronos. Per esperienza personale e da qualche lettura ho imparato che non esiste un partito degno di questo nome senza un’organizzazione radicata nella società, una cultura politica condivisa e un leader riconosciuto e accettato dal gruppo dirigente e dagli iscritti. Quando queste risorse latitano troppo a lungo, lo spettacolo non edificante delle logomachie e dei giochi di potere di capicorrente litigiosi e narcisi è assicurato. Se neanche Letta riuscirà a suscitare uno scatto di orgoglio collettivo, come da lei giustamente auspicato, che metta in soffitta personalismi e risse intestine, ho ragione di credere che il Pd sia destinato a un declino che potrebbe perfino essere inarrestabile, a uscire di scena come quei personaggi secondari che scompaiono al primo atto, quando il dramma è appena cominciato.
Michele Magno 

Fino a oggi, il Pd ha inteso il suo rapporto con il M5s in un modo non sempre sano, spesso subalterno. Oggi, di fronte al possibile collasso grillino, il Pd dovrebbe capire che per essere competitivo, non deve fare solo concorrenza alla destra, ma deve iniziare a farla anche a ciò che nascerà dal M5s. Giuseppe Conte, fino a ieri, è stato descritto dal Pd come “il punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste” (Nicola Zingaretti dixit), è stato descritto come il nuovo Bearzot del centrosinistra (Francesco Boccia dixit), ed è stato descritto come se fosse il federatore naturale della maggioranza rossogialla (“il nuovo Romano Prodi”). Oggi lo scenario è cambiato e se il Pd avesse una classe dirigente con la testa sulle spalle di fronte al nuovo scenario dovrebbe cambiare anche idea sulla legge elettorale: è il momento della competizione, è il momento del proporzionale. 



Al direttore - A proposito del suo articolo di mercoledì. Il segretario del Pd Enrico Letta ha perso purtroppo l’occasione di tacere. Lo dico con sincero dispiacere. Non ho mai votato una formazione di centrodestra e mi sento molto ben rappresentato dall’attuale presidente del Consiglio.  Il nostro pare che abbia pesantemente biasimato la Nazionale italiana per non essersi all’unisono inginocchiata nel pre -partita di Italia-Galles in segno di solidarietà con la causa antirazzista. Io al contrario sono stato orgoglioso dei nostri ragazzi. Diversamente da molti loro colleghi di altre squadre un minuto prima di diventare una squadra si sono ricordati di essere individui, ciascuno con le proprie sensibilità, i propri orientamenti politici e culturali. Chi era in piedi era razzista? Non scherziamo, il prezioso regista Jorginho razzista? Quel gesto, che personalmente non avrei troppo timore a fare, è controverso, per alcuni appartiene ormai a un’organizzazione estremista che auspica la dissoluzione della polizia. I nostri calciatori hanno deciso in autonomia. Sono stati autentici. Ciascuno diverso dall’altro e insieme davanti a una palla una squadra. Ciascuno libero dalla paura della riprovazione degli altri. Lo so, purtroppo non durerà. Letta li rimprovera di non comportarsi tutti, falsamente, allo stesso modo. Beh, sì, insomma, come quelli che lo hanno votato segretario del Pd. 
Francesco Zucchini

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