Le rimozioni su Davigo. L'agenda Bonomi antitetica a quella Draghi

Le lettere del 27 maggio al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - Non ho capito… o forse ho capito… ma in relazione al caso Ungheria… Davigo è stato già insabbiato archiviato amnistiato o proposto per una medaglia al valore civile? Ditemi qualcosa…
Frank Cimini

I magistrati, come è noto, al contrario dei comuni mortali, hanno diritto anche alla prescrizione delle polemiche. D’altronde, quanto può essere importante che un presidente dell’Antimafia, di nome di Nicola Morra, ti accusi semplicemente di aver violato un segreto istruttorio? 



Al direttore - “La justice est une espèce de marthyre” (Jacques Bénigne Bossuet, teologo e predicatore francese del Seicento).
Michele Magno

A proposito di giustizia. Ieri Repubblica ha anticipato un passaggio del nuovo libro di Enrico Letta, quello in cui il segretario del Pd accusa la sinistra di avere abdicato, negli ultimi anni, al suo ruolo di difensore ultimo della giustizia sociale. Concetto interessante, che meriterebbe però di essere declinato non solo in una chiave meno pauperistica, come da storico suggerimento di Piero Calamandrei. Ricorda? “La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale”. Chissà se è quello a cui pensa il segretario del Pd. 


 

Al direttore - Ho l’impressione che si continui a confondere l’agenda Draghi con un’astratta dogmatica, sedicente liberal-liberista, depositata da qualche parte e interpretata da alcuni autoimposti sacerdoti. L’agenda Draghi è quella riformista e modernizzatrice delineata, anzitutto, nelle condizioni e negli obiettivi del Recovery Plan. Non è affatto, invece, la vulgata che ne fanno il dottor Bonomi e alcuni zelanti ripetitori. Di tale vulgata, il minimo che si possa dire, è che si tratta di un’agenda datata. Chi pensa che si possa uscire dalla più grande recessione della storia con la deregulation (su appalti, lavori e opere) thatcheriana, con la libertà di licenziamenti, con la flat tax senza progressività, con lo “stato minimo”, senza misure di equità verso il problema dei problemi (i giovani), con relazioni industriali deteriorate, senza dialogo e patti tra i produttori, ripete un mantra ormai ammuffito e d’antan. E caricaturizza l’agenda Draghi. Che, semmai, ha esordito nel suo nuovo mestiere sorprendendo per l’opposto della vulgata liberista pre-crisi: sul debito, sul ruolo della spesa pubblica, sulla fiscalità. E’ questa agenda, sociale ed espansiva, coniugata virtuosamente con le riforme del Pnrr, che consente di reggere il fragile tessuto connettivo di questo governo. Non è bersagliando il Pd e le sue iniziative o condotte di governo che si rafforza l’agenda Draghi. Al contrario: è sostituendo questa con quella di Bonomi che si trancia il cavo traente su cui cammina la cabina di questo governo.
Umberto Minopoli

Consiglio, caro Minopoli, la lettura del formidabile Ferrara di oggi. 

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