Meno parlamentari non per risparmiare, ma per un Parlamento più efficiente

Al direttore - Non c’è dubbio che il vero tema del prossimo referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari sia quello della maggiore o minore efficienza che questo “taglio” comporterebbe sull’attività parlamentare. Ebbene, le posso tranquillamente rispondere che con un numero così ridotto di senatori, il Senato semplicemente non sarebbe in condizioni di lavorare e anche la Camera sarebbe in seria difficoltà. Occorrerebbero ampie modifiche regolamentari (e per la verità anche qualche modifica costituzionale), che peraltro si sarebbero dovute fare da tempo, anche a prescindere dal numero dei parlamentari, per assicurare un buon funzionamento dell’attività legislativa, di indirizzo e di controllo esercitata dalle Camere. E non abbiamo nessuna certezza che queste necessarie riforme, che si sarebbero già dovute fare, si faranno ora o dopo il referendum costituzionale. E’ giusto, come dice, non consegnare ai populisti una questione, quella del funzionamento delle Camere, che populista non è. Ma il referendum costituzionale, effettuato solo sul “taglio lineare” di deputati e senatori, senza altre riforme, con la risibile motivazione di un limitato risparmio di costi, è puro populismo e pura demagogia. E come tale va trattato.

Elio Vito

  

L’argomento del risparmio è ovviamente un non-argomento ed è anzi un argomento piuttosto osceno. Ma nella stagione in cui siamo entrati – ovvero la stagione del riformismo a metà – per sperare di poter cambiare il modello istituzionale italiano bisogna sperimentarle tutte. E la vera battaglia riformista oggi dovrebbe essere questa: non regalare ai populisti una campagna che populista non è (e non lo è) e affilare le armi per evitare che il taglio del numero dei parlamentari sia solo un fine (sarebbe triste) e non invece un mezzo per provare a semplificare il sistema istituzionale e renderlo più efficiente. Piccola considerazione ulteriore. Ho controllato ieri quanti sono i deputati nella Camera alta in Germania in rapporto agli abitanti e ho scoperto che in Germania il rapporto è 0,1 ogni 100 mila, in Italia passerebbero a essere da 0,5 a 0,3. Le battaglie in difesa della democrazia rappresentativa sono giuste ma forse vale la pena riservarle al momento in cui la democrazia rappresentativa è davvero aggredita. E grazie della lettera. Grazie a lei e grazie a tutti coloro che oggi ci hanno scritto, sia quelli d’accordo con noi sia quelli in disaccordo. Anche nei prossimi giorni il Foglio offrirà elementi per ragionare, discutere, riflettere e litigare.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, cadono davvero le braccia nel leggere articoli, editoriali e “pianti” vari sulla riduzione dei parlamentari. Che noi italiani siamo senza memoria è una costante, ma sono quasi cinquant’anni che si parla e si scrive della riduzione dei parlamentari, idem per l’abolizione del bicameralismo. A dimostrarlo la collezione di quotidiani e settimanali politici e le varie bicamerali, a partire da quella presieduta dall’onorevole Aldo Bozzi. Adesso scopriamo i lamenti di partiti e personaggi politici che si dichiarano per il No in nome della democrazia e della rappresentanza territoriale. Prese di posizione che, sinceramente, sconcertano. Infatti essere d’accordo sulla riduzione dei parlamentari non significa essere populisti o anticasta. Personalmente sono per la Repubblica presidenziale, anche se non sono per niente populista e magari per quella semi presidenziale, alla francese, e non simpatizzo per partiti populisti.

Giovanni Attinà

 

Al direttore - Il taglio dei parlamentari non corrisponde alla “logica dello spezzatino” da lei evocata, per la quale “l’unico modo possibile di portare a termine alcune riforme istituzionali” sia quello di farle a pezzetti. Il taglio secco corrisponde alla “logica del grillino”, tutta pancia, antipolitica e disprezzo della democrazia parlamentare. Più che uno spezzatino, qui si tratta di fare a pezzettini la democrazia rappresentativa. La invito a essere realista per davvero, non chieda l’impossibile: come può credere che questa maggioranza divisa su tutto e questo premier (attento solo al proprio destino personale) possano varare una sola delle idee indicate dal professor Ceccanti? Come si può ritenere sensato che sia una legge ordinaria (la legge elettorale, modificabile a seconda della maggioranza pro tempore) a rendere democratica e funzionante una riforma costituzionale? Il taglio secco del numero dei parlamentari è solamente un misero bonus da furbetti dell’antipolitica, che non rende più efficiente la nostra democrazia, non avvicina di più i cittadini alle istituzioni né migliora la qualità della rappresentanza, proprio perché è privo di tutto il resto, cioè della riforma costituzionale delle istituzioni. Come lei sa bene, il taglio dei parlamentari da un lato è la scadente eredità del precedente governo e dall’altro è la prova d’amore chiesta dai Cinque stelle e concessa dal Pd e dal resto della sinistra per far nascere il governo Conte bis. E’ la tassa pagata al populismo gastrico pentastellato e al populismo elettorale anticasta del resto del centrodestra. Lo so cosa sta pensando: e Forza Italia? Forza Italia ha votato a favore (io no, controllate i tabulati dei voti finali, a differenza di quelli Inps sono facilmente accessibili) del taglio “in omaggio” alla riforma del governo Berlusconi del 2005 (bocciata dal referendum 2006) che prevedeva il taglio di 175 parlamentari, ma sempre all’interno di una costruzione istituzionale funzionale al miglioramento delle istituzioni. Tuttavia, con l’astensione al Senato al terzo passaggio, proprio Forza Italia ha consentito di mettere in moto il meccanismo che ha portato al referendum popolare. Un grande merito, altrimenti lo spezzatino sarebbe già stato cotto e mangiato, assieme al buon senso, alla buona politica, al funzionamento delle istituzioni, al rispetto dei tanti che cercano di servire con dignità e onore il proprio paese. Lei, io, ogni persona di normale raziocinio sa che non si costruisce una casa partendo dal tetto. Il taglio dei parlamentari è il tetto di ogni riforma costituzionale delle istituzioni. Per questo non può essere la cosa da cui partire e per questo dobbiamo fare campagna per il No. Cordialmente

Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia

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