Pedofilia e genesi della caccia alle streghe: lati interessanti di Reggio

Al direttore - In Europa minoranza di blocco, in Italia maggioranza di blocco.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - La vicenda di Reggio Emilia e la sua diramazione piemontese verso il centro studi “In difesa dei bambini Hansel e Gretel” diretto da Claudio Foti non è il segnale di una crisi del modello sociale emiliano come descritto nel giornale di sabato. Più semplicemente è l’ennesima espressione di quella cultura così diffusa a sinistra e in un cattolicesimo estremista che vuole il “sospetto come anticamera della verità”. Ritengo probabile che Foti e i suoi seguaci applicassero quei metodi di inaudita violenza sui bambini sottratti alle famiglie nella serena e settaria convinzione di fare il loro bene e di essere nel giusto nella loro guerra contro la pedofilia dilagante. Per capirlo basta leggere l’intervista di Repubblica allo psichiatra Luigi Cancrini, studioso notissimo dei disturbi dell’infanzia, direttore del Centro del bambino maltrattato, già parlamentare del Pdci e punto di riferimento del network Cismai cui aderiva tra gli altri il centro torinese di Foti. Il professor Cancrini difende Foti “che ha grandi meriti” e a cui secondo lui può semmai essere addebitato “un entusiasmo da lavoro” e un eccesso di sensibilità agli “accenni del bambino”. Dopo di che, l’illustre studioso rivela serenamente come funziona una tecnica di stimolazione elettrica mediante l’uso di elettrodi (Emdr) che “si usa nel tentativo di recuperare ricordi traumatici chiedendo ai bambini di seguire movimenti con gli occhi e inducendo così una leggera (sic) trance”. Per la cronaca parliamo di bambini che possono avere tre o quattro anni anche se, bontà sua, il professore non le userebbe “per questioni così delicate”. A Reggio Emilia, secondo la procura, lo facevano e la cosa provoca orrore: ma ciò non sarà sufficiente se non si comprende che gli autori di tali efferatezze non sono mostri alieni ma i “carnefici volontari” di metodiche e teorie cognitive spacciate per scienza a livello ben più autorevole. Le linee guida del Cismai, network, cui aderisce Hansel & Gretel, il centro studi diretto da Foti, prevedono espressamente che la rivelazione del presunto abuso da parte del minore “è la conseguenza della presa di contatto consapevole con la propria esperienza traumatica” (punto 5 della Dichiarazione di Consenso Cismai 2015). Più che una ipotesi è un dogma cui segue l’obbligo per l’adepto fedele “di ricorrere alle più opportune tecniche di stimolazione del ricordo sul minore in modo di arrivare alla confessione dell’abuso”. Queste teorie, respinte dalla comunità scientifica che si riconosce nelle linee guida della Carta di Noto e della Consensus conference di Roma del 2010, hanno inopinatamente trovato ascolto anche negli uffici giudiziari, come provato da diverse sentenze che non esitano a manifestare aperta ostilità verso l’indirizzo maggioritario. Dunque non è la crisi di un modello locale ma semplicemente un’onda lunga di teorie giudiziarie e para-scientifiche di matrice “complottista”. Non dissimilmente da ciò che vediamo nella storia giudiziaria di questo paese a ogni livello. L’augurio è che la magistratura sappia risalire “per li rami” prima che vi siano altre vittime innocenti.

Cataldo Intrieri

 

Non c’entra nulla, ovviamente, è solo un caso, una semplice coincidenza, e quando c’è un’indagine aperta bisogna stare molto attenti a non fare confusione, a non spacciare gli indizi per prove, a non trasformare un’accusa in una condanna. Ma c’è un però. Nel momento in cui si era qui a leggere dell’indagine su Reggio mi chiedevo dove avevo già sentito alcuni dei nomi protagonisti di questa inchiesta. La risposta è in due parole: Rignano Flaminio. Era il 2007 e in quell’inchiesta, che questo giornale ha raccontato a lungo, il dottor Marco Mansi, pm di Tivoli, a quale perito affidò le indagini? A Claudio Foti, affiliato al Cismai. E a chi vennero affidate alcune perizie fatte al Bambin Gesù di Roma sui bambini di Rignano? A un professore affiliato al Cismai. E a chi vennero affidate alcune perizie fatte ancora ai bambini di Rignano? Ancora al Cismai. L’indagine su Reggio si è in qualche aspetto ridimensionata. Si è scoperto, lo hanno raccontato i giornali di ieri, che in realtà non ci sono stati casi di elettroshock, per fortuna, e che il sindaco di Bibbiano, accusato dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio di avere fatto “affari con i bimbi tolti ai genitori”, in realtà non aveva avuto niente a che fare con i presunti abusi. Quello che non è cambiato però è il succo dell’inchiesta: dimostrare se a Reggio Emilia alcuni psicologi e alcuni assistenti sociali hanno manipolato i bambini in modo da convincerli di avere subìto abusi che non avevano subìto. Gli inquirenti, abbiamo letto sempre sui giornali, hanno raccontato di come si sia tentato di dimostrare falsamente che una bambina aveva subìto una violenza sessuale mai avvenuta manipolando alcuni suoi disegni. Quando si parla di pedofilia, le cacce alle streghe, come successe anche a Rignano Flaminio, possono nascere anche così. E l’inchiesta, anche per questo, con tutta la prudenza possibile, merita di essere seguita con molta attenzione.

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