Papa Francesco (foto LaPresse)

Cosa manca al manifesto antisovranista del Papa. Una domanda a D'Alema, diciamo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Vittoria 5 stelle: a Roma vanno a fuoco anche i bus privati.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - Ho letto le dichiarazioni di Papa Francesco contenute nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace e per una volta, caro Cerasa, le ho trovate perfette. Primo punto: “Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”. Secondo punto: “Viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”. Niente male, no?

Luca Meffi

 

Contro i professionisti della paura. Contro i nazionalismi manigoldi. Manca solo un passaggio nel perfetto messaggio del Papa: contro il populismo becero esiste un antidoto che si chiama Europa e in questo momento storico un discorso di Francesco su quanto sia preziosa l’Europa cristiana contro gli estremismi di ogni genere sarebbe più che mai prezioso e persino opportuno.

 

Al direttore - D’Alema dice che non ha alcuna intenzione di sostenere un candidato del Pd alle prossime primarie. Ma possiamo realisticamente sostenere che nessun candidato del Pd voglia sostenere le posizioni di D’Alema?

Marco Marini

 

Lasciamo da parte il dibattito sull’ombra di D’Alema sul Pd del futuro e concentriamoci su un punto più interessante. Nel discorso fatto sabato scorso alla festa di Italiani Europei per giustificare l’alleanza che il Pd dovrebbe costruire a poco a poco con il Movimento 5 stelle, D’Alema dice che, di fronte a partiti che riescono a intercettare il popolo, un partito come il Pd se vuole tornare un giorno al governo non può in nessun modo permettersi di non dialogare. D’Alema ha detto anche che fu lui tra il 1995 e il 1996 a promuovere la stessa operazione con la Lega. E allora cogliamo lo spunto per porre al Pd una domanda provocatoria che prima o poi varrà la pena mettere a tema: siamo proprio sicuri che un domani dovendo scegliere di essere la stampella di un partito pericoloso per la democrazia, come il M5s, e di un altro pericoloso per l’economia, come la Lega, sia necessario fare la prima scelta piuttosto che la seconda?

 

Al direttore - Condivido totalmente il Suo articolo/lettera a Sala… anch’egli come molti esponenti del Pd, sotto sotto auspicano un matrimonio col M5s con delle inconfessabili speranze, non volendo vedere la realtà.. la sua sfilata con Maiorino ecc. era indicativa del suo sbandamento…

Severino Fabbri

 

Al direttore - Ho seguito la vicenda del Weekly Standard, anche perché seguo Kristol su Twitter. Ecco, la storia del Weekly Standard è l’altra faccia della medaglia del National Enquirer, che in pratica ha fatto campagna elettorale per Trump, cosa legittima in sé naturalmente, ma pubblicando ogni giorno scandali inventati e cospiracy theories sulla Clinton e comprando storie su Trump per non pubblicarle. False equivalenze devono essere smascherate. Un conto è che un giornale abbia una linea editoriale e pubblichi articoli critici contro una parte politica basati su opinabili interpetazioni di fatti appurati. Il ruolo del National Enquirer nella campagna presidenziale americana si pone al di fuori delle regole democratiche. Purtroppo la democrazia, lo sapevano bene in greci, ha un limite ben preciso, funziona se c’è autocensura, ovvero appunto se i singoli cittadini pongono la difesa sostanziale, non formale, della democrazia sopra i propri interessi personali. Quello appunto che cercava di fare il Weekly Standard.

Stefano Armandi

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