Le notizie buone a pagina venti, le cattive a pagina uno. Qui due chicche, che troverete a pagina venti

Al direttore - Carissimo Ferrara, a proposito del suo pezzo sul mondo immobile. Qualche anno addietro ho ascoltato una lezione magistrale dell’ex grande ministro degli Esteri e mio carissimo amico Gianni De Michelis agli studenti del corso di laurea in Scienze diplomatiche dell’università goriziana avente per tema la politica estera della Russia. Ai ragazzi che lo contestarono urlando contro l’ingiustizia e iniquità di molti trattati internazionali, Gianni replicò dicendo più o meno: “Mi meraviglio che i vostri professori non vi abbiano insegnato che ciò che conta e pesa sul tavolo delle trattative diplomatiche internazionali è in primo luogo quanti soldi hai in cassa e quali e quanti armamenti ha il tuo esercito. Equità e iniquità che c’entrano?”. Mi scuso con Gianni se ho semplificato un po’ troppo le conclusioni della sua magnifica lezione ai nostri futuri diplomatici. E gli auguro di cuore ogni bene nella dura vitale battaglia che è purtroppo costretto a combattere. Delle sue lezioni in tanti hanno ancora bisogno.

Gianfranco Trombetta


     

Al direttore - Luigi “congiuntivo” Di Maio sogna di diventare papà. Tanti auguri a lui e soprattutto a quelli che dovranno spiegargli che i bambini non li porta la piattaforma.

Valerio Gironi


   

Al direttore - Ma no, non è Nerone che ammira i suoi incendi. Guardate meglio: è una bella e romantica foto, quella della Raggi. Raggi al tramonto.

Giuseppe Facchetti


   

Al direttore - Virginia Raggi? Sarebbe necessario spazzar via l’intreccio d’interessi, consolidati e contingenti: le fondamenta dello schifo. Nessuno ha la forza politica di poterlo fare. Sono tante, troppe le persone complici e conniventi. Sono ovunque. anche nella giunta della Regina delle ceneri.

Moreno Lupi


   

Al direttore - Fornero for President! C’è poco da ribattere, questa Donna è sempre stata la più lucida, seria, onesta, responsabile, coraggiosa e impavida amministratrice politica che abbiamo in Italia. Dalla nostra Bassa, la propongo come “Gran Rezdora d’Italia”.

Luca Lanfranchi


  

Al direttore - A proposito dell’intervista a Elsa Fornero. La mossa di mettere i tecnici fu buona e lodevole solo che dopo la riforma sacrosanta delle pensioni i tecnici si sono messi a fare i politici. I compiti a casa di Monti erano tanti e suo dovere era prepararli e dire che cosa andava fatto. Doveva essere un Cottarelli, uno che faceva le cose da fare e che doveva fare, cioè prepararle e se non venivano votate in Parlamento era la cartina di tornasole del politico dei casi suoi. Questo dovevate fare e non solo pensioni che furono un baluardo allo sfascio economico del paese. Poi Renzi ci ha messo del suo con gli ottanta euro a vanificare lo sforzo pensionistico. Tornando a voi tecnici Monti mai doveva scivolare nel politico e farsi il partito civico, una disgrazia più che una pena. Se foste rimasti nei ranghi oggi avremmo le cose da fare vostre, invece abbiamo solo il rammarico di un altro mezzo fallimento. E’ mancata la decisione del compito più che la giusta posizione del momento e oggi ne paghiamo le ennesime conseguenze. Peccato.

Carlo Trinchi


   

Al direttore – Caro Cerasa, leggo ogni giorno molti quotidiani ma faccio davvero fatica a capire perché i maggiori editorialisti d’Italia non riescono a non rendersi conto che il piagnisteo continuo, che il dire che tutto va male mentre qualcosa va bene, non solo rappresenta il falso ma rappresenta qualcosa che non si vede più nel quotidiano. Lei lo chiama ottimismo, io mi limiterei a chiamarlo realismo.

Marco Martini

   

Le notizie buone finiscono a pagina venti, le notizie cattive finiscono a pagina uno. Ieri sono arrivate altre due notizie interessanti. La prima, che arriva dall’Istat, ci dice che le imprese tornano a cercare lavoratori e che nell’ultimo trimestre è salito il numero di posti in attesa di candidati. “La quota di posti vacanti, ovvero quelli per i quali le aziende sono a caccia di personale, ha toccato lo 0,9 per cento nel secondo trimestre dell’anno, il massimo da quando è iniziata la serie, ovvero dal 2010”. Notizia gustosa, che indica che accanto alla ripresa economica è in atto una seria ripresa dell’occupazione, e che ci dice che il modo migliore per sbloccare un paese è quello di investire sulla ricchezza, sulle nostre imprese, e non di combattere la ricchezza. Notizia che va però messa insieme a un altro dato niente male. Il dato arriva da Coldiretti. E’ un dato storico per il made in Italy. Nei primi sei mesi del 2017 la crescita del nostro made in Italy alimentare è aumentata del 10,9 per cento rispetto allo scorso anno. Ve lo scriviamo qui, in evidenza, perché sospettiamo che anche oggi le notizie buone, su molti giornali, finiranno a pagina venti.


   

Al direttore - Lontano da situazioni di pericolo, al riparo da quartieri “difficili”, al di fuori delle rotte degli immigrati clandestini che attraversano i confini ho notato qualcosa per noi “stranieri” molto raro. I controlli frequenti e persistenti delle forze dell’ordine. Ogni giorno trascorso in Italia, in diverse regioni e città, immancabile il posto di blocco o semplicemente vedere auto della polizia che vanno avanti e indietro nelle strade principali colme di turisti. Polizia e carabinieri. In Belgio, paese tristemente noto per la presenza di tanti terroristi islamisti, non vediamo mai, salvo in qualche quartiere malfamato delle grandi città, o in occasione di controlli preannunciati, tante forze dell’ordine come ne vedo in qualche settimana trascorsa in Italia. Stato di polizia in Italia? O paese abbandonato a se stesso in Belgio? O nessuna delle due ipotesi?

Lucia Marinovich


 

Al direttore - Se anche un premio Nobel ha fatto predizioni rivelatesi prive di fondamento o stupidaggini, consentiamo anche a Salvini e ai suoi economisti di imitarlo, tolleriamo che i fautori della democrazia diretta sostengano cause che non conoscono, avversino la scienza matrigna. I fatti dimostrano che l’Italia sta lentamente risalendo dal fondo e questo accade in un periodo pre-elettorale. E’ doveroso credere che si sgonfino i sovranismi di ogni tipo. Che non ci tocchino ulteriori concioni contro l’euro e l’Europa, che ci si mantenga saldi sulla strada dell’apertura, lontani da chiusure demagogiche e irrazionali.

Lorenzo Lodigiani


 

Al direttore - Caro Cerasa, mi pare sia stato Gervaso a dire che la Merlin dimenticò di chiudere il bordello principale: l’intero “paese”. Che nonostante il bordello cronico dentro il quale navighiamo a vista possano aversi aumento della produzione industriale e investimenti esteri è certo confortante (e ci fa pensare con rabbia come sarebbe se non ci fosse il suddetto bordello); che il sovranismo sindacale si sia attenuato e che la questione dell’euro (a me sembra che ancora non sia chiaro nemmeno a color che sanno se, specie nei termini in cui ci fu imposto, l’euro sia stato per noi un disastro o un favoloso vantaggio) sia stata affrontata da alcuni partiti e movimenti con una certa superficialità, è indubbio. Tuttavia, caro direttore, deve ammettere che di una ragionevole quantità di sovranismo nazionale duro e puro noi avremmo bisogno come il pane.

Mario Mauro

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