L'Italia è solo un paese di transito per jihadisti? Dubbi e numeri

Cristina Giudici
In Italia sono stati arrestati diversi islamisti che progettavano attentati, anche nel nostro paese. Per esempio gli attacchi al Duomo di Cremona e quello alla metropolitana di Milano, sventati nel 2002.

Milano. Secondo un dossier degli uomini dell’Antiterrorismo italiano, consultato da SkyTg24, Khalid El Bakraoui, l’attentatore che si è fatto esplodere all’interno della stazione della metropolitana di Maelbeek di Bruxelles, sarebbe passato dall’Italia il 23 luglio del 2015 per recarsi ad Atene. Non è ancora chiaro se il nostro paese sia tra gli obiettivi del terrorismo oppure se continui a essere solo una terra di transito per jihadisti che vanno e vengono dalle terre del Califfato per colpire il cuore dell’Europa. Alcune fonti d’intelligence del Foglio, senza escludere i rischi a cui siamo esposti, optano per questa seconda ipotesi. Perché se è vero che Khalid El Bakraoui è atterrato all’aeroporto di Treviso con un volo Ryanair proveniente da Bruxelles per poi ripartire per Atene il giorno dopo, non bisogna dimenticare che dal giorno dell’attacco alle Torri Gemelle a oggi, in Italia sono stati arrestati 299 jihadisti. E se è vero che pochi giorni dopo il passaggio di Khalid Bakraoui, Salah Abdeslam – il terrorista protetto dalla sua comunità per quattro mesi prima del suo arresto a Molenbeek – è passato dal porto di Bari diretto a Patrasso, è anche vero che nel nostro paese sono stati arrestati diversi islamisti che progettavano attentati, anche nel nostro paese. Per esempio gli attacchi al Duomo di Cremona e quello alla metropolitana di Milano, sventati nel 2002 grazie alle rivelazioni di un pentito di una cellula tunisina.

 

Tre giorni fa a Salerno è stato arrestato un algerino che avrebbe falsificato documenti per le cellule jihadiste che hanno commesso le stragi a Parigi e a Bruxelles. Ma Djamal Eddine Ouali non era di passaggio, anzi. Era entrato in Italia a gennaio e viveva nella provincia di Salerno. Ricercato con un ordine di arresto internazionale dell’autorità giudiziaria belga, Ouali avrebbe fornito documenti falsi a tre dei terroristi, fra cui uno utilizzato proprio da Salah Abdeslam. Djamal Eddine Ouali per ora nega le sue responsabilità, ma gli inquirenti stanno cercando di capire quanti siano i terroristi aiutati a transitare per il nostro paese con documenti falsi. Ci sono stati altri casi di islamisti arrestati con documenti contraffatti che provenivano dal Califfato, ma questo non significa che l’Italia sia un paese utilizzato dai mujaheddin solo per fornire supporto logistico al terrorismo. Qui sono stati arrestati, condannati e poi espulsi alcuni membri di Ansar al Sharia, poi finiti a dirigere le cellule dell’Is in Libia. Da alcuni centri culturali islamici in Italia, usati come centri di culto e di indottrinamento, sono passati predicatori integralisti wahabiti provenienti dal Qatar, dall’Arabia Saudita, dal Pakistan, dalla Bosnia e dal Kosovo. Possiamo credere, perché finora così è stato, che il lavoro di contrasto e prevenzione del terrorismo sia stato efficace. Ma non si può più sostenere che la nostra sia solo una terra di passaggio, come lo è stata in passato. La Lombardia continua a essere una fabbrica di jihadisti sin dagli anni Novanta.

 

Lungo l’asse che va da Mantova fino a Belluno esiste un circuito ben tracciato della pista jihadista balcanica. Diversi kosovari e alcuni albanesi, andati ad addestrarsi in Siria, hanno vissuto per molti anni in Italia, conoscono la lingua, qui hanno gestito i centri islamici che costituiscono un ponte verso i Balcani, soprattutto in Kosovo e in Bosnia. In Italia ci sono circa 350 islamisti sorvegliati per la loro attività di propaganda e radicalizzazione rivolta soprattutto alle seconde generazioni di immigrati. Dal 2001 a oggi gli arresti riconducibili al terrorismo islamico in Italia sono stati 299, mentre le espulsioni sono state 228, di cui 75 dall’inizio del 2015. L’anno scorso, secondo i dati del Viminale, sono state controllate 74.177 persone, più di ventimila dopo gli attentati a Parigi. Siamo una terra di passaggio da secoli, per ragioni storiche e geografiche, ma nella nostra penisola ci sono molte isole sparse (e tutte collegate) di cellule di jihadisti che hanno smesso di essere in sonno.