Viva gli esperti! Piero Angela al Foglio Tech festival

L'intervento integrale del più famoso divulgatore italiano: tecnologia, informazione, educazione, il mondo che cambia. "La macchina della ricchezza deriva dalla scienza più che dalla politica"

Redazione

"Bisognerebbe insegnare che non viviamo in un mondo naturale, ma in un mondo artificiale, un mondo che l'uomo ha sistemato e reso efficiente", dice Piero Angela, ospite al Foglio Tech festival. Il suo intervento si intitola "Viva gli esperti" e la lezione più importante, tra le tante suggestioni che il celebre divulgatore ha regalato, è forse proprio questa: "In un mondo così complicato bisogna capire come vanno le cose altrimenti non si possono gestire".

 

Ma il primo tema che Angela affronta, stuzzicato dal vicedirettore Maurizio Crippa, parte dal terreno della politica, che secondo lui "non ha mai prodotto ricchezza nella storia dell'umanità e, al contrario della scienza, ha spesso lasciato la gente povera, analfabeta e malata, con una vita grama e breve. Perché mancavano le 'macchine per realizzare i sogni'. La ruota è stata una grande invenzione, ma farla girare è la vera scoperta: l'energia è strategica". Nel momento in cui una nuova rivoluzione tecnologica è in corso, la scienza conta di più e possiamo utilizzarla per progredire ancora. "Non vorrei dare un'impressione sbagliata: la politica è molto importante", sottolinea Angela "intanto perché distribuisce la ricchezza, ma distribuisce una ricchezza distribuita dalla 'macchina' che la produce. La rivoluzione tecnologica ha comportato il fatto che, ad esempio, i contadini che nell'Ottocento lavoravano a mano, improvvisamente, si sono trovati a vivere stravolgimenti eccezionali e a vedere migliorare in maniera estrema produzione e produttività", spiega Angela. "Oggi dal 70 per cento della popolazione occupata nell'agricoltura, come ai tempi di mio padre, gli addetti all'agricoltura sono il quattro per cento, l'un per cento negli Stati Uniti. Mio padre è nato nel 1875: era contemporaneo di Garibaldi, che avrebbe potuto correggergli i compiti", scherza il giornalista. "Nato nell'Ottocento, mio padre ha visto la bomba atomica. Pensate a che cambiamento c'è stato: abbiamo visto gli astronauti arrivare sulla luna. Queste cose sono dirompenti per la struttura economica e anche per l'educazione di un paese. Si è passati dall'analfabetismo di massa all'educazione di massa, è cambiata in modo straordinario la condizione della donna. Si tratta di cambiamenti epocali, di una 'moltiplicazione dei pani e degli oggetti', con i prezzi dei prodotti crollati verticalmente, finalmente accessibili, così come accessibile e per tutti è diventata la possibilità di leggere e aggregarsi. Tutto questo cambiamento, la macchina della ricchezza, deriva dalla scienza più che dalla politica". La scienza, madre della tecnologia, ha portato a cascata a livelli di educazione, valori, democrazia, che non esistevano in passato: "In un paese democratico la gente è istruita, sa aggregarsi, organizzarsi, opporsi, informarsi", dice il divulgatore piemontese.

 


Piero Angela al Foglio Tech festival (foto Enrico Cicchetti)


  

Noi però viviamo in un momento in cui la democrazia sembra fare fatica a gestire queste cose, anche a partite da un'educazione e dei media che non sanno dominare queste trasformazioni e la trasformano in allarmismi. "Negli anni Cinquanta, da giornalista radiofonico, ogni mattina chiamavamo la redazione centrale a Roma. Un giorno c'era il varo di una grande nave e la risposta del capo redattore fu: 'Il varo ci interessa solo se va male". Questo è significativo di come i media giochino troppo sullo spavento, mentre dovrebbero uscire dall'incapacità di essere all'altezza della complessità del mondo. "Tutto ciò che emoziona funziona ma purtroppo la scienza non ha questa capacità di emozionare quanto lo hanno le notizie di disastri, delitti eccetera. Non possiamo uccidere il regista in diretta per fare ascolti! E dobbiamo basarci su nobili emozioni. Se per vivere devi vendere i giornali o fare ascolti, devi ricorrere a un tipo di informazione che vada a prendere un largo pubblico. Quark sopravvive da 37 anni in prima serata su RaiUno, quella più difficile e con la pubblicità più pagata. Restiamo a galla e 'vinciamo la serata' combinando capacità di raccontare e cultura, così si può fare un prodotto commerciabile".

 


Piero Angela e Marino Golinelli, al Foglio Tech festival (foto Enrico Cicchetti)

  

Angela ha notato che nelle scuole italiane, spesso "si insegnano le materie scientifiche, matematica, biologia, fisica. Ma non la scienza: non la sua etica e la sua filosofia. Servirebbe insegnare il metodo della scienza e servirebbe insegnare anche l'etica e la filosofia della tecnologia, cioè la capacità di capire il ruolo dirompente della tecnologia in ogni campo. L'intelligenza artificiale ha conseguenze a largo spettro ovunque. La tecnologia è come l'acqua che entra dappertutto". L'insegnamento della scienza, secondo Angela, serve a evitare il pericolo della propagazione delle pseudoscienze o dell'antiscienza. "Lo vediamo nel campo della medicina. Il Cicap, comitato che ho fondato insieme a grandi scienziati, sui vaccini ha avuto la soddisfazione di essere asscoiata nell'attività dell'Iss e nell'Ordine dei medici, ma anche nel ministero dell'Istruzione per andare nelle scuole a tenere cicli di lezioni su questi temi, esterni alla loro attività studentesca".

 

Ed ecco il punto da cui siamo partiti: "Bisogna insegnare che non viviamo in un mondo naturale ma artificiale, un mondo che l'uomo ha sistemato e reso efficiente. I giardini non sono main esistiti in natura, sono un insieme di piante fatte crescere in modo artificiale. Un campo di grano non esiste in natura, così come un allevamento di polli. Ma queste tecnologie, per quanto primitive, sono ciò che ci consente di dare da mangiare a tutti. Con l'evoluzione siamo arrivati a tecnologie ben più complesse: servono persone con la competenze e sistemi politici capaci di organizzare il tutto. Dopo tanti anni che faccio questo mestiere osso dirlo: in Italia abbiamo persino una specie di vocazione naturale ad essere bravi scienziati, siamo creativi anche nella scienza. Lo si vede anche nell'assegnazione delle borse di studi europee o nel Cern di Ginevra dove gli italiani sono il gruppo più numeroso. Non mancano le intelligenze, insomma, ma la capacità di gestirle, altrimenti le intelligenze non gestite vanno sbriciolate, perse in mille rivoli, si scontrano contro litigi, contraddizioni, burocrazie. Manca insomma, un'intelligenza di sistema. E questo richiede una visione di prospettiva, da parte della politica".

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