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Un foglio internazionale

Grandi manovre russe. Il mar Baltico è il nuovo fronte caldo della Nato

Mosca possiede accessi a questo mare attraverso San Pietroburgo e Kaliningrad, ma i tempi della Guerra fredda sono lontani. L'articolo del Monde

Il Museo Vasa, a Stoccolma, merita di essere visitato per diverse ragioni. Il relitto completo e perfettamente conservato della nave ammiraglia della flotta svedese è una di queste. Il galeone Vasa è affondato nel 1628, pochi minuti dopo l’inizio del suo viaggio inaugurale, nel cuore della giovane capitale di una delle grandi potenze europee dell’epoca. Episodio doloroso per l’orgoglio nazionale. Ma il museo racconta anche il contesto geopolitico che aveva portato alla costruzione di questo gigante dei mari, la cui missione principale, con i suoi 64 cannoni, doveva essere quella di garantire la sicurezza delle linee logistiche nel mar Baltico per le truppe svedesi che combattevano in Polonia, in un’epoca dove la maggior parte del mar Baltico era delimitata da territori conquistati dagli svedesi.

Oggi, dopo che la Finlandia ha aderito alla Nato lo scorso aprile e la Svezia è alla sua porta, in attesa della ratifica del Parlamento turco e ungherese che potrebbe arrivare questo autunno, il mar Baltico si trova nuovamente all’alba di un importante stravolgimento geopolitico. Mercoledì 2 agosto, la Russia, che vuole dimostrare di non essere impressionata da questo allargamento della Nato alle sue frontiere, ha annunciato per voce del ministero della Difesa il lancio di nuove manovre nel mar Baltico. L’esercizio navale “Scudo oceanico 2023” dovrebbe coinvolgere 30 navi da guerra e barche, 20 navi di sostegno, 30 aerei dell’aviazione navale e delle forze aeree e spaziali russi, e circa 6mila militari. Obiettivi dichiarati dell’esercizio: proteggere le comunicazioni marittime, il trasporto delle truppe e dei carichi militari, e la difesa del litorale. Queste manovre, come sempre, saranno monitorate da vicino dai paesi limitrofi. E in prima fila c’è la Svezia. A pochi chilometri dal luogo del naufragio del Vasa, un’altra nave da guerra svedese, ancorata nel suo porto d’attracco dell’arcipelago di Stoccolma, attende la sua ora. La corvetta Hms Härnosand ricopre la stessa missione del Vasa. I suoi 64 cannoni sono stati sostituiti da otto lanciamissili Robot 15 con una gittata di cento chilometri, e il suo scafo è fatto di plastica rafforzata da fibre di carbonio, una tecnologia furtiva che rende la nave difficilmente rintracciabile: l’esatto opposto del galeone del Diciassettesimo secolo con la sua moltitudine di sculture colorate destinate al contrario a impressionare il nemico.

Le attuali missioni della 4° flottiglia di combattimento sono la difesa costiera – la principale, incentrata sulla rimozione delle mine e la lotta anti-sottomarini –, la protezione delle vie di navigazione e l’intelligence. A fine luglio, prima dell’inizio delle manovre russe, si contavano circa 3,800 tracce nel mar Baltico, da navi cargo a barche a vela. “Ma possono essere raggiunte le 10 mila tracce”, nota il capitano della nave Anders Bäckstrom, comandante della 4a flottiglia di combattimento, a bordo dell’Hms Härnosand, fatto che rende questo mare quasi chiuso uno spazio dove la navigazione è estremamente densa, senza contare i parchi eolici e i cavi sottomarini. Inoltre, man mano che i paesi baltici e la Finlandia si separano dai sistemi elettrici e dalle fonti di approvvigionamento di gas russi, questi hanno bisogno di nuove fonti di energia, che necessitano di nuove connessioni, di nuovi gasdotti. “Tutto ciò deve passare attraverso i porti baltici e nordici”, sottolinea Eoin McNamara, ricercatore presso l’Institut finlandais de politique étrangère, “e deve anche essere difeso”. Un bisogno che Anders Bäckstrom dice di essere pronto a soddisfare con la sua dozzina di imbarcazioni: “È da trent’anni che la Svezia si addestra con la Nato. Utilizziamo le procedure Nato, la nostra lingua di comando è l’inglese”, spiega. “La nostra dottrina è quella di difendere la Svezia in profondità, il più lontano possibile dal territorio svedese. Ed è con l’aviazione e con la marina che viene portata avanti questa missione”. Tale missione si sposa perfettamente con la nuova situazione nel mar Baltico, dove la Russia, attraverso i suoi accessi di San Pietroburgo e di Kaliningrad, si ritroverà circondata da otto paesi della Nato. Già a inizio giugno, la flotta russa del Baltico, basata a Kaliningrad, aveva mobilitato 3.500 uomini e quaranta navi in un esercizio al largo dell’enclave russa per addestrarsi alla protezione delle vie marittime e delle basi navali della flotta. Siamo lontani dall’epoca della Guerra fredda, quando Mosca, che poteva contare sull’appoggio delle tre repubbliche baltiche, la Germania dell’est e la Pologna, così come sulla neutralità della Finlandia e della Svezia, considerava il mar Baltico un mare sovietico.

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